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DAVYD ANDRIYESH. «IL PARACICLISMO E' FANTASTICO, MERITIAMO PIU' ATTENZIONE»
di Luca Galimberti | 04/02/2021 | 08:00

Davyd Andryiesh è un grande appassionato di ciclismo ed anche un giovane atleta paralimpico. Nato in Ucraina nel 2002, alla età di tre anni si è trasferito a Villasanta, in Brianza, assieme a papà Oleh, mamma Chiara e Paolo, suo fratello minore.

«Ho sempre seguito il ciclismo - racconta Davyd conversando al telefono con tuttobiciweb - mi piace guardare le tappe del Giro d’Italia, il Tour de France e le grandi corse alla televisione sin da quando sono piccolo: Vincenzo Nibali è uno dei miei atleti preferiti».

Nel 2012, complici anche le paraolimpiadi di Londra comincia a seguire il paraciclismo e quattro anni più tardi, con la maglia della Società Fly Handbike di Cremona, fa il suo debutto in gara su una handbike: «Si correva a Cesano Maderno in una tappa del Giro d’Italia di handbike ho provato una emozione unica, indescrivibile».

A quella prima gara ne sono seguite molte e per Davyd, che da alcune stagioni è un atleta del CUS Propatria Milano Triathlon, le soddisfazioni non sono certo mancate: «Ricordo con molto piacere la gara di Visano del 2019 dove ho conquistato il titolo di campione regionale lombardo della mia categoria ed anche la corsa di Lugano che ho chiuso al terzo posto». Nel ruolino 2019 del giovane brianzolo figurano, tra gli altri, anche la vittoria ottenuta nella gara di Muggiò, la “medaglia d’argento” conquistata nel Trofeo Lampre di Bernareggio e il terzo posto nel GP Parabiago organizzato da G.S. Rancilio.

Così come è successo per tutti gli sport, il coronavirus ha condizionato anche la stagione agonistica del paraciclismo: «Lo scorso anno c’è stata una sola manifestazione per l’handbike - afferma con dispiacere e disappunto Andryiesh -: si è svolta a Marina di Massa e ho concluso al secondo posto». 

Chiediamo a Davyd cosa rappresenta per lui l’handbike e la risposta arriva immediata e precisa: «Libertà. Adoro spingere sui pedali, far fatica e sentire l’aria sul volto». 

Abbiamo parlato dei tuoi risultati più importanti. Come prepari le tue gare?

«Mi alleno frequentemente al Velodromo Parco Nord di Bresso dagli amici della associazione Dateci Pista, oppure, quando è consentito l’accesso, sulla pista dell’Autodromo di Monza».

Ti capita di allenarti anche su strada?

«Sì, certo. Ovviamente mi piacerebbe poter viaggiare sempre su piste ciclabili e in spazi adeguati ma sfortunatamente non sono molti. A volte scelgo zone con poco traffico sempre stando molto attento».

Continuiamo sul tema della sicurezza. Sulle handbike spesso sono montate delle bandierine, vuoi ricordare a cosa servono?

«La bandierina che montiamo sul nostro mezzo in allenamento è importantissima, io non uscirei mai senza. Serve per segnalare agli altri utenti della strada la nostra presenza. Per aumentare la visibilità le nostre bici sono equipaggiate con luci a led, senza questi accorgimenti individuarci per gli automobilisti sarebbe più difficile». 

Il brianzolo, studente al Liceo Carlo Porta di Monza, è uno dei più giovani paraciclisti in Italia e con la freschezza dei suoi 19 anni ci invita a riflettere su diversi temi. Ci racconta come vede il movimento del ciclismo paralimpico in Italia: «Penso che il nostro movimento sia in espansione, abbiamo tanti campioni che lavorando con passione e tanti sacrifici lottano per titoli e medaglie - ci dice - ma mi piacerebbe fosse ancora più valorizzato. Sarebbe bello che ragazzi giovani venissero coinvolti in questo sport. Io, ad esempio, sono sempre alla ricerca di nuovi compagni di squadra che vogliano inforcare la bici».

Parliamo dei tuoi obiettivi per questa annata sportiva.

«Spero che il 2021 sia un buon anno, mi auguro di poter correre di più. Per me sarà sicuramente una stagione particolare anche perché sarò impegnato con la maturità (indirizzo Scienze Umane con opzione economico sociale, ndr). L’obiettivo principale è migliorarmi sempre, in ogni gara. Se riuscissi a vincere nuovamente il titolo regionale, come è successo nel 2019, sarebbe fantastico».

Sogni nel cassetto?

«La partecipazione alle paralimpiadi è un sogno ed un obiettivo. A Tokio però non penso, devo essere realista: davanti a me ci sono grandi atleti, il tempo per prepararle è poco e, come già detto, la scuola mi impegna. Sono giovane, punto al 2024 o al 2028».  

Lasciamo per un attimo il paraciclismo. Quali sono i tuoi hobbies oltre alla bicicletta?

«Oltre al ciclismo pratico nuoto, lo sport è il mio hobby».

Iniziando la nostra chiacchierata mi hai detto che Nibali è uno dei tuoi ciclisti preferiti. Quali sono le imprese dello Squalo che ti hanno maggiormente emozionato?

«Ci sono due momenti molto belli che mi hanno fatto emozionare: Il Giro del 2016, in particolare l’attacco nella tappa di Risoul ed anche la sua Milano - Sanremo. C’è un momento in cui ho sofferto con Vincenzo: la caduta alle Olimpiadi, mi è dispiaciuto tantissimo».

Davyd, ha le idee chiare e tanta passione. Lo ringraziamo per essersi raccontato a tuttobiciweb e siamo sicuri che con la sua bici andrà lontano. Spingendo sui pedali e con l’aria sul volto. 

Credit Foto: Fotogliso 

 

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