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I VOTI DI STAGI. POGACAR È UN GIGANTE, MA VINGEGAARD NON È UN NANO. L'ITALIA VA A 100, MA I FRANCESI NON RIDONO
di Pier Augusto Stagi | 14/07/2024 | 18:55

Tadej POGACAR. 11. Undici, come il suo dorsale, come il numero che porta sulla schiena e per il numero che consegna alla storia oggi. Un numero carico di numeri e di record: quasi quattro minuti meno di Pantani sulla salita di Plateau de Beille, numeri da capogiro. Nel giorno della presa della Bastiglia, Taddeo si prende il Tour. Nel giorno della festa dei francesi festeggiano gli sloveni e tutti quelli che amano il nostro sport. 1864 è la VAM del campione sloveno, 39’42” il tempo di scalata: sbriciolato il record di Marco Pantani, che nel 1998 fece segnare 43’12”, migliorato anche da Vingegaard e da Evenepoel. «Saliva come un libellula, che bello vederlo vincere alla Merckx, proprio come Eddy», mi dice Ernesto Colnago, che di cose e di corse ne ha viste, e anche questa va nello scrigno delle cose preziose. Quattordicesima vittoria di tappa al Tour de France per Taddeo, 17° in stagione, la numero 80 in carriera. Numeri da numero uno al mondo. 

Jonas VINGEGAARD. 7. Ci prova ai meno 11 dal traguardo ma Tadej non molla e lo insegue senza nemmeno alzarsi di sella e con apparente facilità. Spinge a fondo il danese, prima di sferrare la progressione che sa di disperazione. Accelera a tutta, ma Taddeo non fa un plissé, anzi, appena il danese cessa la sua disperata accelerazione è lo sloveno ad aprire il gas ai – 5,2 dalla vetta e su Jonas cala la notte. Cede Jonas, ma è l’unico a restare a galla e nei pressi del gigante sloveno. Anche lui, dopo quello che ha dovuto passare, non è certo da considerare un corridore normale, anche il danese è un gigante. 

Remco EVENEPOEL. 8. Se consideriamo che è al primo Tour, che ha a che fare con due prodigi della natura, anche Remco ne esce più che bene. Si difende, con gambe e testa, mettendo in campo tanto cuore.

Mikel LANDA. 7. Alleggerito del peso di capitano, come luogotenente di Remco disputa un Tour di assoluto livello. Oggi 4° di tappa, 5° nella generale. Non male per il bravo Mikel.

Joao ALMEIDA. 7,5. Lavora per la causa di squadra e per la sua. Quinto di tappa, quarto in classifica generale. Non male nemmeno lui. 

Adam YATES. 7,5. Lavorare per Taddeo è un dono, in tutti i sensi: loro si danno da fare per lui, ma grazie a lui loro restano lì, nelle zone di avanguardia.

Santiago BUITRAGO. 7. Per il 24enne colombiano del Team Bahrain una giornata di assoluto livello: 7° posto finale e decimo posto conquistato.

Carlos RODRIGUEZ. 6. Corsa di sacrificio e di assoluta concretezza. Gioca a difendersi e lo fa bene. 

Richard CARAPAZ. 7. Non vince, ma fa di tutto per arrivarci vicino. Rischia grosso quando resta con quei due mostri, ma capisce ben presto che è meglio lasciarli andare: va bene essere il più combattivo di giornata, ma non il più tonto e la “locomotora del Carchi” tonto non lo è assolutamente. 

Matteo SOBRERO. 7. Tappa di grande lavoro e sacrificio. Via nella fuga di giornata con i compagni di squadra Red Bull Bora Hansgrohe Bob Jungels e Jai Hindley. In una giornata nella quale è consigliabile stare all’ombra, lui resta a lungo al sole.

Felix GALL. 6,5. Il 26enne austriaco della Decathlon resta nella top ten di giornata, e non è come dirlo. È a pochi secondi dal decimo posto: sarà una grande battaglia fino alla fine.

Giulio CICCONE. 6,5. Oggi è una tappa di fatica e lui fatica tantissimo. Mette in strada grinta e determinazione, mette tutto quello che ha e ha molto. Difende il suo 8° posto nella generale. Per oggi va bene così.

Simon YATES. 6. È chiaro che non è il miglior Simon, gli manca qualcosa, forse anche più di qualcosa, ma anche oggi si mette in gioco, più di testa che di gambe. Più con la volontà che con la ragione. Anche oggi guadagna tre posizioni nella generale. E nell’ultima settimana ha il terreno per provare ad inventarsi qualcosa. Lui sa come si fa.

Ben HEALY. 6,5. Il folletto irlandese fa di tutto e di più, alla fine resta lì, nelle zone alte della generale: 13°.

Jay HINDLEY. 5,5. Prova a dare un senso al proprio Tour, ma alla fine arriva sfinito e sconsolato. 

Vittorie d’ITALIA. 100. Un digiuno lungo 100 tappe. È il record che non avremmo voluto, il traguardo che non avremmo voluto tagliare, un digiuno che ci sta sullo stomaco, manco fosse un abbacchio cotto a fuoco lento. Da mille notti di me e di te, a 100 tappe senza nessuno. Quasi cinque anni di astinenza assoluta: correva l’anno 2019 e soprattutto correva Vincenzo Nibali, l’ultimo dei grandi, che il 27 luglio di quell’anno andò a cogliere sul traguardo di Val Thorens la sua sesta vittoria sulle strade di Francia. Ultimo sigillo tricolore, ultimo hurrà di un italiano sulle strade della Grande Boucle. Sono trascorse 100 tappe e non vediamo il traguardo. 

Ciclismo di FRANCIA. 4. Nel giorno della presa della Bastiglia non prendono niente, sono solo ripresi. L’unico che cerca di uscire dal coro è il “filosofo” Guillaume Martin, che arriva 20° a quasi 14’ da Pogacar. Per la cronaca il corridore della Cofidis è anche il meglio piazzato dei transalpini: 16° a 38’28” dalla maglia gialla. Maglia gialla, che è bene ricordare, non vincono dal 1985, anno di Bernard Hinault. Poi dicono degli italiani…

 

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