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CONSONNI. «BUON COMPLEANNO JONNY! IL REGALO? PRIMA ALLA VUELTA E POI AD ABU DHABI...»
di Antonio Simeoli | 01/10/2025 | 18:43

«Caro Jonny, buon compleanno. Ti auguro di non cambiare e di non far spegnere mai quel fuoco che hai dentro e che ti consente di inanellare trionfi e progettarne sempre altri».

Jonathan Milan, simbolo dello sport friulano, oggi compie 25 anni. Il campione bujese della Lidl Trek si appresta a mandare agli annali un’altra stagione da ricordare, che ha avuto come punta dell’iceberg le due vittorie di tappa al Tour de France con tanto di conquista della classifica a punti.

Abbiamo deciso di fargli gli auguri attraverso il suo scudiero più fidato, che poi è a sua volta un campione, capace peraltro, e i due sulla cosa si punzecchiamo e non poco, di vincere rispetto al capitano alla Lidl Trek una medaglia in più alle Olimpiadi, l’argento nella Madison con Elia Viviani un anno fa a Parigi.

Con Milan invece Simone Consonni, 31 anni bergamasco, ha vinto tutto col quartetto in pista, Mondiali, Europei, un bronzo olimpico e, soprattutto, l’oro leggendario ai Giochi di Tokyo 2021. Ora è l’apripista principe delle volatone del friulano, uno dei tre velocisti più forti al mondo, ma anche il compagno di camera e l’amico.

E poi?
«Beh, per me è come un fratello. E poi quando si fa un’impresa come quella di Tokyo il legame resta per sempre no?».

La prima volta che l’hai incontrato?
«Velodromo di Novo Mesto, fine 2019. Il ct Marco Villa ci presenta un ragazzino lungagnone e ci dice che ha un gran motore nel km da fermo. Il quartetto per noi era una famiglia da prima delle Olimpiadi di Rio 2016, sognavamo un giorno di vincere qualcosa. Chiaramente il gruppo l’ha guardato con un po’ di diffidenza».

Lui?
«Giovane, timido, stava sulle sue. Un gigante buono. L’abbiamo svezzato subito: andava fortissimo, ma doveva imparare i meccanismi delicatissimi del quartetto, dove basta un attimo per far andare il trenino fuori giri. E poi sa, noi lavoravamo duro in pista e fuori scherzava molto. Lui invece stava sulle sue...».

Quando avete capito che col suo motore il podio olimpico sarebbe stato possibile?
«Nel periodo di preparazione a Tokyo 2021: aveva una potenza impressionante ma abbinata al controllo. E fuori dalla pista ha cominciato a sciogliersi, tanto che ora è uno dei più burloni sia in azzurro sia alla Lidl Trek».

Milan ci ha sempre detto che gli ultimi giri dietro a Ganna sono stati una specie di esperienza mistica, l’obiettivo era non perdere la sua ruota. Per lei invece?
«Immaginate, Jonny era l’ultimo dei tre, perché Lamon come previsto si era staccato, io stavo dietro a Ganna: se Milan ha visto la Madonna negli ultimi giri, per me è stato un Calvario prima alla sua ruota poi a quella di Ganna. Di quei quattro minuti ricordo la partenza e poi l’arrivo: in mezzo nulla...».

Ora a Milan fa da apripista da due anni alla Lidl Trek. Che capitano è?
«Ha una personalità fortissima, non si accontenta mai, il secondo posto non viene pre- so in considerazione. Sprona sempre tutti a dare di più: dai compagni al personale, di tutti ha un rispetto grandissimo. Mette nel gruppo una pressione positiva, quella di dover vincere. In Nazionale e nella Lidl Trek. È un leader molto riconoscente. Poi ammiro di lui un’altra cosa».

Quale?
«Il grande legame e rispetto che ha per la famiglia e le sue radici».

Avete mai litigato?
«Certo, come in tutte le famiglie. A Parigi 2024, quando ci siamo accorti che Australia e Gran Bretagna andavano più forte di noi, sono volati gli stracci. Il risultato è stato un grande bronzo».

Dopo la prima vittoria al Tour de France nella volata di Laval cosa vi siete detti la sera in camera?
«Al Tour è una rumba continua, premiazioni, interviste, massaggi, osteopata, cena. Credo che in camera quella sera ci siamo messi a dormire, dopo un abbraccione e qualche risata. Ma di corse in camera si parla poco».

Da velocisti condividete anche la faticaccia delle tappe di montagna.
«E dei ritiri in altura, dei viaggi, delle corse. Delle vittorie e delle sconfitte. Insomma, ecco perchè per me Jonny è come un fratello».

Un difetto di Jonathan?
«A volte è troppo impulsivo in corsa, anche se, proprio la sua voglia di puntare al massimo e spingere tutti oltre i propri limiti, è anche un grande pregio. Secondo me può migliorare comunque la gestione di corsa: a volte per vincere devi rischiare anche di perdere».

Quale volata vorrebbe ancora tiragli?
«L’ho aiutato a vincere al Giro tappe e la maglia ciclamino 2024, al Tour tappe e la maglia verde 2025, vorrei fare lo stesso alla Vuelta. Ma la volata da sogno è quella al Mondiale di Abu Dhabi nel 2028, il primo finalmente adatto al- le ruote veloci».

Farebbe il Petacchi per Cipollini a Zolder 2002.
«Proprio così».

Possibile la reunion del quartetto con Ganna e Lamon per Los Angeles 2028 ?
«Mai dire mai. Anche l’altro giorno ho gareggiato in pista ad Aigle, c’è un fuoco che cova sotto la cenere. Basterà una scintilla per farlo ardere. Intanto tanti auguri Jonny».

Anche dal tuo Friuli. 

dal Messaggero Veneto

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