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TRIESTE O ROMA, IL GIRO D'ITALIA PUO' CAMBIARE GIRO
di Antonio Simeoli | 18/09/2022 | 13:02

Vi proponiamo l'articolo apparso questa mattina su “Il Messaggero Veneto“ e sul “Piccolo”: per Trieste tappa finale del prossimo Giro d'italia sambrava cosa ormai fatta, ma così non è. Antonio Simeoli, firma di riferimento dei quotidiani del nord-est, fa il punto della situazione.

L’ultimo sopralluogo al Santuario c’è stato venerdì. La strada del Lussari è pronta e sabato 27 maggio 2023 ospiterà la cronoscalata fiore all’occhiello del Giro d’Italia numero 106. Non ci sono più dubbi, la complessa macchina organizzativa messa in piedi dal Comitato tappa guidato da Enzo Cainero, in costante contatto con Rcs Sport, dovrà essere oliata nei prossimi mesi, ma l’alta probabilità di vedere duellare su quella salita per l’ultima maglia rosa il giovane asso belga Remco Evenepoel, recente vincitore della Vuelta, e lo sloveno Primoz Roglic, per cui arriverebbero dalla vicina repubblica migliaia di tifosi, fa già sognare gli appassionati di ciclismo.

Finale in giallo

Fin qui quello che è certo, l’incerto arriva dopo. Ed è una vera e propria polveriera. Perché sull’ultima tappa, la passerella finale a Trieste, che sarebbe dovuta partire da Udine anziché Buja, scartata da Rcs, e di cui erano già pronte le altimetrie griffate Rcs, aleggia da qualche giorno l’ombra ingombrante del Cupolone.

Sì, Roma. Nella capitale alla fine gli organizzatori del Giro d’Italia vorrebbero far finire la corsa. Più volte l’amministratore delegato di Rcs Sport, Paolo Bellino, ha espresso la volontà di concludere la corsa nella capitale, sognando così un finale stile Campi Elisi al Tour de France. Va detto, le ultime volte in cui questo è accaduto le cose non sono poi andate così bene. Correva l’anno 2009, Giro del Centenario, ultima crono: Menchov vince ma scivola sui sampietrini bagnati e cade rischiando di perdere il Giro. Evvai con le polemiche.

Edizione 2018, quella partita da Israele: l’ultima tappa passerella a Roma viene accorciata causa groviera di buche sul circuito finale. Figuraccia epocale nel Giro vinto in rimonta da Chris Froome.

Ecco, proprio al 2018 l’organizzazione della corsa rosa si ispira. In quell’anno, dopo l’impresa del keniano bianco sul Colle delle Finestre, il sabato si corse un’altra frazione di montagna con arrivo a Cervinia. La sera stessa i corridori con voli charter dall’aeroporto torinese di Caselle furono trasferiti a Roma per la frazione conclusiva.

Tutto facile? No, tutt’altro. Perché, a parte le complicate questioni logistiche – l’organizzazione sta pensando a due-tre voli charter per spostare i corridori poche ore dopo la crono tarvisiana dall’aeroporto di Ronchi alla capitale – la questione diventa politica ed economica.

Eh sì, perché, ormai la Regione Friuli Venezia Giulia, con il presidente Massimiliano Fedriga coinvolto in prima persona nel progetto, aveva dato per fatta l’accoppiata Lussari-Udine-Trieste.

Fatta e...pagata. Tra una cosa e l’altra il Friuli Venezia Giulia per il gran finale ha stanziato un milione di euro e gli accordi presi con il direttore del Giro Mauro Vegni, con tanto di sopralluoghi effettuati anche nel capoluogo giuliano, parlavano chiaro.

E quindi? Semplice: Rcs ha trattato su due tavoli. Mentre la direzione di corsa disegnava le tappe a Nord Est, l’anima “commerciale” trattava l’arrivo nella capitale. Due “fazioni” contrapposte da tempo, nell’ambiente del ciclismo è cosa nota, ma ora la questione è delicata e di difficile soluzione. 

L’irritazione della Regione è notevole. Il telefono tra il management milanese e l’entourage di Fedriga è bollente. Fino alle elezioni politiche della prossima settimana non si deciderà nulla. L’esito delle urne potrebbe cambiare le carte in tavola. Insomma, Fedriga, in caso di vittoria del centrodestra avrebbe più carte da giocare. E non è pure escluso che nei prossimi giorni ci sia un contatto diretto tra il presidente della Regione e l’editore Urbano Cairo, tra i due si dice il rapporto è ottimo.

Se Rcs sceglierà Roma (tutte da verificare le questioni logistiche e i costi dell’operazione) Trieste sborserà al massimo 300 mila euro, ma chiederà garanzie affinché in futuro “lo scippo”, anche tenendo conto del rapporto privilegiato instaurato grazie a Cainero dal Giro con il Fvg negli ultimi vent’anni venga in qualche modo risarcito con un importante evento internazionale.

Il colpo del patron

A proposito, e Cainero? «Posso dire che sulla crono del Lussari ormai ci siamo, l’organizzazione sarà complicatissima, ma la tappa sarà epocale. Un mio sogno che si avvera». Sul resto? No, il manager, tradendo una certa amarezza, non dice altro: «Vedremo».

Il successo della crono del Lussari è grosso. Il passaggio sulla ciclabile, frequentatissima dai cicloamatori, è una grande trovata, le immagini del Lussari faranno il giro del mondo. Polemiche a parte sulla sistemazione della strada (i lavori sono stati completati, lasciamo al lettore il giudizio) il ritorno d’immagine su quell’angolo della montagna friulana è garantito. 

Montagne da brividi

La cronoscalata del Lussari sarà la tappa regina del Giro. Senza discussioni. E sarà anticipata da un’ultima settimana di fuoco. Si sa, la corsa partirà il 6 maggio dall’Abruzzo con una cronometro, altro indizio del corteggiamento in atto a due specialisti come Evenepolel e Roglic. 

Ma sentite l’ultima settimana. Domenica: tappa di Bergamo, roba impegnativa da grande classica. Lunedì riposo, martedì arrivo sul Bondone sopra Trento, la montagna di Charlie Gaul. Mercoledì ultima probabile volatona a Caorle. Giovedì la Oderzo-Passo Cibiana, dura salita di 10 km tra la valle di Cortina e la Val Zoldana. Poi, come solo il Giro sa da sempre magnificamente fare, l’omaggio alle vittime del Vajont a 60 anni dalla tragedia nella Longarone (salta così l’ipotizzata partenza da Erto e Casso)-Tre Cime di Lavaredo, in qualsiasi Giro senza Lussari la tappa regina. Dieci anni dopo l’impresa di Vincenzo Nibali sotto la neve. Insomma, scippo o non scippo di Roma a Trieste, per il Friuli sarà un gran finale da ricordare.

 

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