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SCIOTTI: «CHARISCO LA MIA POSIZIONE». STAGI: «IO LA MIA»
di Pier Augusto Stagi | 31/03/2021 | 17:15

Valentino Sciotti scrive un lungo commento all'intervista che ho realizzato con lui ieri sera. Ve lo propongo per intero.

«Con il dovuto rispetto, chiarisco la mia posizione. Capisco che gli interessi in ballo siano grandi e che il mio amico direttore provava simpatia per avere al Giro un altro Team al posto di questo ma,mettere su certe campagne disinformative, a sostegno del proprio partito, non fa bene al ciclismo. Lo spirito della chiacchierata era un altro, così come lo era il senso delle mie risposte, solo in parte riportate. Io non ho mai detto di pensare che noi non correremo il Giro per colpa di De Bonis, anzi penso tutto il contrario. Vorrei ricordare che oggi sono un semplice sponsor che nulla ha a che vedere con la gestione del team dove mi limito a dare raramente opinioni, solo se e quando richieste. Per 5 anni però, assieme ad altri amici che condividevano il mio stesso modo di vedere il ciclismo, abbiamo messo su un team che in fatto di etica ha fatto storia, non solo per il fatto che nessun atleta è mai stato trovato positivo oppure dubitato di pratiche scorrette ma, dove l'etica era il comportamento, in gara e fuori, di ogni atleta.

Nella storia del ciclismo, siamo stati gli unici a rendere accessibile a chiunque i dati del Passaporto Biologico di ogni atleta, così come nei Giri d'Italia corsi siamo stati sempre in vetta al premio fair Play, con zero penalità. Lo abbiamo fatto perché abbiamo ritenuto che questo modo di agire dovesse essere la regola e non l'eccezione. Ha idea di quanti atleti abbiamo scartato erroneamente solo per il dubbio che poteva aleggiare su prestazioni troppo positive? Ha idea di quanti atleti hanno invece evitato di venire da noi, solo perché non volevano dare il vantaggio ai propri avversari di poter conoscere il loro stato di forma, dalla lettura dei dati analitici del passaporto biologico? Eppure noi il Giro d'Italia l'abbiamo dovuto vedere ben due volte in TV, pur con organici di qualità, con atleti che il Giro lo avevano anche vinto. Tanta solidarietà a parole ma nulla di quello che lei oggi mostra a sostegno di scelte diverse.

So bene che la memoria è il difetto principale di noi italiani ma il suo entusiasmo nel non voler vedere la Vini Zabù al Giro mal si sposa con casi analoghi che sono avvenuti in passato e che hanno coinvolto TUTTI gli altri team Professional, anche con più di una positività nella stessa stagione. Io, nella certezza che la totale estraneità del team alla pratica dopante sarà ampiamente dimostrata (diversamente, dopo l'atleta denuncerò chiunque altro abbia barato), mi permetto di ribadire un concetto che vorrei venisse sposato da tutti: al Giro non ci si va a spese di qualcun altro, occorre andarci tutti per un cambio dell'assurdo regolamento che penalizza la possibilità per gli organizzatori di invitare chi quella gara la vuole correre davvero e vuole portarci la passione che ogni Team italiano ha per la Corsa Rosa. Se vogliamo fare un’analisi realista di questo mondo, non dobbiamo scandalizzarci del fatto che in tanti sono negli organici dei team, per ragioni apparentemente non del tutto comprensibili, ci sta possano accettare e tesserare ciclisti, direttori sportivi ed altri membri dello staff che portano in dote uno sponsor!

Quello che deve scandalizzarci è che in Italia, anche per questa politica di sopravvivenza, non ci sono grandi sponsor che si avvicinano al ciclismo e non permettono di far nascere World Tour italiane. Se ognuno di noi cambia la mentalità ed evita di speculare sull'idiozia del De Bonis di turno amplificando la notizia a seconda delle convenienze del momento, forse riusciamo a presentare il ciclismo ai grandi sponsor come uno sport serio e pulito, dove i piccoli idioti possono passare via senza tutto il clamore immeritato che gli viene dato. Come vede, i concetti sono gli stessi che le ho espresso ieri sera ma questa volta li ho riportati in modo più coerente allo spirito costruttivo con il quale sono stati tirati fuori nella nostra telefonata. Spero di averle chiarito il concetto. Valentino Sciotti».

Bene, non faccio a tempo a ricevere un bravo dall’amico e sodale Cristiano Gatti, che mi becco del coglione dall’amico Valentino Sciotti, ed essendo uno che guarda più alle critiche che ai complimenti, non nascondo che un po’ mi girano, anche perché non mi piace affatto quando mi si cogliona. Ieri sera, caro Valentino, ci siamo sentiti per oltre quaranta minuti. Una telefonata franca come nel nostro stile, come nostra abitudine, ma non ci sto quando scrivi che quanto riportato da me non è coerente con quanto detto. E non accetto nemmeno che mi si dica che io faccia il tifo per una squadra o per l’altra: è vero, te l’ho detto e te lo ripeto, guardo i roster, i risultati e la storia recente e chi si occupa di ciclismo credo che non abbiamo dubbi alcuno sulla scelta che andava fatta. Dici: chi è senza peccato scagli la prima pietra? Giustissimo. Ma qui si parla di ultime stagioni e nell’arco di sei-mesi-sei il tuo team ha avuto due positività. Le altre, grazie a Dio, no. Alla domanda: crede ancora al Giro d’Italia? Tu mi hai risposto: «Credo che questo ragazzo ci ha messo in gravi difficoltà. È giusto che l’Uci faccia quello che deve fare, ma la speranza è che capiscano che la colpa non è solo nostra. Anzi, siamo chiaramente la parte lesa».

Poi fai riferimento ai tuoi cinque anni con la Nippo Vini Fantini, operazione più che buona, più che valida e più che apprezzabile, peccato che ad un Francesco Pelosi che ha lavorato non bene, ma benissimo, hai preferito Angelo Citracca, con il quale forse in passato qualche problema l’avevi già avuto. Quindi sai cosa ti dico? Viva Citracca!

Dimenticavo: dici che io ho riportato non coerentemente i tuoi concetti: volevi forse che riportassi proprio tutto tutto?...

con immutata amicizia

Pier

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