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GIRO D'ITALIA 2023. ALLA SCOPERTA DELLA NOVITA' DI LUSSARI, L'ULTIMA SALITA
di Antonio Simeoli | 27/07/2022 | 08:15

I lavori vanno avanti. Rapidissimi. «Anche di sabato lavorano, vanno forte», spiega Loris Macor che ci accompagna sulla salita che sale al Lussari dalla Valsaisera. Questa sarà, a meno di improvvisi, quanto improbabili, cambi di rotta, l’ultima fatica del Giro d’Italia 2023. Pazzesco, inimmaginabile fino a pochi anni fa, di più quando, all’indomani della vittoria alle Olimpiadi di Gabriella Paruzzi, cuore a metà e forse più sul Lussari, correva l’anno 2001, il patron Enzo Cainero cominciò a sognare di portare lassù il Giro d’Italia. Al Santuario nel cuore dell’Europa, a un passo dall’Austria e dalla Slovenia, guarda caso la nuova Mecca del ciclismo.

Prima dell’uragano Covid, nel 2019, il piano aveva già preso forma: cronoscalata Tarvisio-Monte Lussari previa sistemazione della strada forestale che porta in quota. Il virus ha rallentato tutto, ma le braci sono rimaste accese ed ora sono partiti i lavori finanziati dalla Regione prima con un miione di euro, poi con altri denari pescati dal tesoretto post-Vaia. L’obiettivo è chiaro: cementare la prima parte della strada, piazzare asfalto “ecologico” nell’ultimo tratto dell’ascesa.

E che ascesa. Accompagnati da Loris Macor, un’istituzione sportiva in Valcanale, e che vinse la cronoscalata organizzata a Tarvisio nel 2001, ci siamo avventurati su quella salita, ora un cantiere. Avvertenza: abbiamo utilizzzato una bici elettrica. E per fortuna. I numeri infatti sono da capogiro: dal ponte sul rio Saisera, quota 871 metri, 7,8 km fino ai 1.729 del santuario, dislivello di 858 metri, pendenza media dell’11,8%, con punte quasi al 20. Attenzione: dopo 5 km per quello successivo la strada spiana, insomma è una specie di Zoncolan più breve questa salita che nei pianti degli organizzatori friulani, della Regione e di Rcs, che darà il definitivo disco verde entro un paio di settimane, sarà la cronoscalata Tarvisio-Monte Lussari, penultima e forse decisiva tappa del Giro 2023 che avrà il suo epilogo a Trieste.

Dodici tornanti, tratti nel bosco, terrificanti. Prima faggio misto ad abete rosso, poi da quota 1.400 spunta anche il larice. Il panorama con Jof Fuart e Montasio è extralusso, la strada non concede tregua.

Dopo 5 km la vista del Santuario è spettacolare e apre scenari meravigliosi per quel giorno di fine maggio, o inizio giugno, in cui si correrà la tappa. Grazie alla telecabina (che può trasportare 1.800 persone all’ora), e i diversi sentieri di accesso (su tutti quello del Pellegrino) in quota si attende un vero e proprio assalto dei tifosi.

Ed Rcs sta trattando da mesi per avere alla partenza uno dei due big sloveni, Primoz Roglic, uscito scornato dal Tour e forse desideroso di vincere in proprio (probabile) o addirittura Tadej Pogacar, che alla Grande Boucle è appena arrivato secondo e magari, chisssà, per dimostrare d’essere il più forte, nella prossima stagione potrebbe puntare alla doppietta Giro-Tour (improbabile, secondo noi). «È passato tre anni fa nel nostro negozio di bici a Camporosso - racconta Macor - aveva bisogno di una camera d’aria, si allena spesso da queste parti, non pensavo sarebbe diventato così famoso»...Già.

Ve la immaginate la carica dei tifosi sloveni? Cinquecentomila persone o giù di lì garantite, specie se a giocarsi la maglia rosa fosse un connazionale.

Eccolo il Santuario, gli operai lavorano alacremente, dopo un tratto pianeggiante il finale è tosto. Il bypass sotto il santuario, che consentirà anche il passaggio agevole dello spazzaneve d’inverno, è pronto. I turisti, tantissimi, ci vedono parlare di Giro e fare video e chiedono lumi. «Qui arriverà il Giro? Davvero?».

Sì. Il piano di Cainero è di far partire dalla piazza di Tarvisio la cronoscalata di 20 km, poi l’idea è quella di far passare i corridori sulla ciclabile fino al bivio per Valbruna. Poi, dopo 12 km, bam, la salita.

Roberto Rosenwirth, l’unico residente al borgo, tra una comanda e l’altra sospira. «Finalmente stanno mettendo a posto questa strada che per noi è vitale. Il Lussari deve poter vivere tutto l’anno». E una legge regionale di fatto renderà inaccessibile la nuova strada se non per i mezzi di soccorso e per chi risiede o lavora in quota.

«Perché il piano è di portare la corsa rosa in un luogo incantevole nel cuore dell’Europa da far conoscere in tutto il mondo grazie al grande ciclismo», spiega Enzo Cainero. Non fa percentuali, che sono molto alte, ma su una cosa è chiaro: chiamare l’eventuale il piano B un ripiego è vietato. E ha ragione. Perchè siamo arrivati a questo punto della story Giro-Friuli: saltasse il Lussari, causa lavori a rilento o difficoltà logistiche – pensate, per accompagnare i ciclisti in quota non potranno salire le ammiraglie se non per i più forti e serviranno almeno 300 motociclette – , esiste un piano B: la cronoscalata Ovaro-Zoncolan.

Cioè, la penultima tappa del Giro d’Italia sulla salità più dura d’Europa, nel penultimo giorno. Una cosa inimmaginabile. Insomma, altro che ripiego. Ma la sensazione è che si vada “all-inn” sul progetto Lussari. Troppo importante per il Giro d’Italia recuperare appeal, specie dopo il Tour de France fotonico appena andato agli annali, con qualcosa di super. E il panorama del Lussari, ieri, mentre la pianura era nella morsa del caldo, era incantevole.

da Il Messaggero Veneto

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