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WOLFANGO POGGI. IL "LUPO" CHE AVEVA PAURA DELL'ACQUA E CHE OGGI FA DEL BENE IN BICICLETTA. GALLERY
di Pier Augusto Stagi | 04/12/2021 | 10:19

Non è uno che ama galleggiare, anche perché Wolfango Poggi non ha mai avuto un buon rapporto con l’acqua, diciamo pure che fino a poco tempo fa non sapeva nemmeno nuotare. “Wolf” non è tipo da prendere le cose alla leggera, anche perché è tipo riflessivo, sulle cose ci ragiona, prima con la testa e poi con il cuore.

Ed è il cuore che gli ha fatto fare un salto verso l’ignoto fatto di paure da sconfiggere e obiettivi da raggiungere. E allora ecco che comincia a nuotare, a correre a piedi e in bicicletta, a fare corse di Triathlon mica cosine così tanto per fare. Tutto per sua sorella Valentina, colpita da sclerosi multipla: lei rallenta, lui accelera. «Ho sempre fatto sport, ma di altro genere – ci dice “Wolf” -. In questo caso, in un momento così brutto e duro, decido di mettermi in gioco e di fare qualcosa per superare le mie paure e già che ci sono faccio anche qualcosa di utile per lei».

E allora sotto, con la testa che finalmente riesce a scendere sotto il livello dell’acqua e poi su, che si galleggia. E se si galleggia, si può anche correre a piedi, e se si galleggia e si può correre a piedi si può anche inforcare una bicicletta e mettersi un numero sulla schiena per partecipare a qualche corsa di triathlon. «Inizialmente è un mezzo “Ironman” a Pescara, in favore dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism). Poi segue una maratona a Firenze, per raccogliere fondi per l’ospedale Mayer, mentre nel 2019 un altro Ironman a Cervia, per l’Istituto oncologico romagnolo».

Wolfango Poggi, fiorentino, classe’76 lo incontriamo a Milano in occasione dei “Garmin Beat Yesterday Awards 2021”. È lì perché è tra i premiati, per la sua corsa, per la sua rincorsa, per il suo aver battuto il proprio ieri guardando al domani. Si è migliorato, come fanno i campioni, esattamente come quelli che il 2 dicembre scorso hanno raggiunto lo Spazio Gessi di Milano per premiare i protagonisti di questa bellissima iniziativa voluta dall’amministratore delegato del gruppo americano Stefano Viganò: da Alessandro Ballan a Omar Di Felice, da Stefano Baldini a Herve Barmasse.

Wolfango è un fiorentino cittadino del mondo, che al mondo guarda e insegna a parlare: l’italiano. Lo fa con la moglie Sanda, serba conosciuta a Viareggio nel lontano 1994: lei 14 anni, lui 18. Lei all’Hotel Luana della zia di Wolfango, e lui lì in albergo a fare un po’ di tutto per guadagnare due soldi. Lei qui nel nostro Paese per imparare la lingua, lui alla fine imparerà il serbo, guardandola negli occhi nella lingua più universale che ci sia sul globo terraqueo: si guardano e si piacciono. Subito.

Subito però c’è da aspettare. Si perdono un po’ di vista, ma non del tutto: l’amore è amore, anche a distanza. Poi nel ’99, quando Belgrado è sotto i bombardamenti, Sanda torna a Viareggio, all’albergo della zia Luana, anche se “Lupo”, così chiamano dalle sue parti Wolfango è a Granada, in Spagna, per l’Erasmus. Ma è solo questione di tempo…

A giugno “Lupo” rientra e la storia si riaccende: ci vuole davvero poco. Lei 19 anni, lui 23: vanno a vivere assieme a Firenze. Si sposeranno a Belgrado, solo nel 2011. Oggi la coppia ha due figli: Yannick di 14 anni e Claire, di 6. Nel 2004 aprono a Milano, dove hanno vissuto per sette anni, una scuola per stranieri, la “Leonardo da Vinci”. La scuola decolla: più di mille sono gli studenti che passano da quelle aule in un anno. “Lupo” e Sanda decidono così di trasferirsi per tre anni a Belgrado, tanto la scuola la si può mandare avanti anche da remoto.

Nel 2014, tornano in Italia, a Firenze. «Ora facciamo i pendolari, Firenze-Milano, un paio di giorni alla settimana – ci spiega “Lupo” -. Siamo una famiglia cittadina del mondo, che parla quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e serbo), ma Sanda un paio di più».

Questo per dire che cosa? Che la malattia di Valentina è il propellente che “lupo” cercava e lo induce a mettersi in gioco, a superare le proprie paure per fare del bene. Poi viene a mancare a soli 39 anni la migliore amica di Sanda, nonché testimone di nozze, Aleksandra. «Decido quindi di accelerare: di motivi ne ho più d’uno. Ecco l’idea di pedalare da Firenze a Belgrado, sulle strade del cuore, per otto giorni da solo, con al seguito un camper assistenza guidato da mio fratello Nicola e da Niccolò, mio cugino. Mille 200 chilometri in otto giorni, una media di 150 km al giorno, con un solo giorno di riposo. Al mio fianco, per questo progetto che ho ribattezzato “Biking in the Wolf”, anche due persone preziose per non dire fondamentali: Gaetano Di Stefano della Performance Builder e Luca Zaina della Rolling Dreamers, ai quali devo solo dire grazie per le tabelle e il supporto psicologico che mi hanno dato».

Da Firenze a Belgrado, per raccogliere fondi in favore dei bambini serbi della Novak Djokovic Foundation. Il progetto? Ampliare un asilo in un villaggio della Serbia. «Il mio obiettivo era di 5 mila euro. La Fondazione di Djokovic sul tavolo decide di metterne 50 mila. Alla fine io da solo arrivo a 11 mila e per la Fondazione sono stato a tutti gli effetti un “fans fundraiser”. Una soddisfazione immensa, un’esperienza bellissima, condivisa tra due Paesi che io amo: l’Italia e la Serbia».

Ma in tutto questo come arriva Wolfango al “Beat Yesterday” di Garmin? «Per puro caso – ci confida -: leggo sulla loro pagina facebook di questo contest e invio la mia esperienza, così tanto per provarci. A ottobre mi fanno sapere che sono tra le 30 storie selezionate. Penso: sono già contento così. Poi mi comunicano che sono tra i premiati finali, per una storia che io per primo tendo a minimizzare, anche perché sono solito dirmi - sbagliando – “se sei riuscito a fare questa cosa è perché non era poi così difficile”».

Ha imparato a nuotare. Si è messo a correre a piedi. Ha nuovamente inforcato la sua bicicletta: ma il ciclismo ti piace? «Molto, mi è sempre piaciuto. I campioni del cuore? Da Bugno a Cipollini, fino a Chiappucci. Oggi? Peter Sagan, per il suo carattere, per il suo carisma, per come affronta la vita: sempre con il sorriso». Hai ancora paura della paura? «Certo che sì, ma io amo sconfiggerla. Paura per il vaccino? Ho fatto anche la terza dose…».

Questa è la storia di Wolfango Poggi, 45 anni, fiorentino, uno che aveva paura dell’acqua, ma alla fine ha imparato a nuotare, e oggi non si accontenta semplicemente di galleggiare.

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