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GLENN MAGNUSSON, IL VICHINGO CHE BATTEVA CIPOLLINI
di Valter Nieri | 10/08/2021 | 07:48

Inseguiva le sue emozioni ed è riuscito ad arricchire il suo percorso da ciclista ma anche la sua vita venendo a correre in Italia. Si tratta dello svedese Glenn Magnusson, professionista dal 1996 al 2001, portato nella massima categoria da Ivano Fanini, uno dei talent scout più famosi quando si parla di ciclismo.

«Inviai il mio curriculum a diverse squadre italiane, francesi e belghe - dice l'ex velocista - perchè in quei Paesi c'erano le squadre più forti e se volevi sfondare a livello internazionale lo dovevi fare tesserandoti dove il ciclismo ha grandi tradizioni. In Svezia vincevo tanto da dilettante ma la concorrenza non era molto qualificata. Mi risposero soltanto due squadre: una belga ed Amore e Vita. Scelsi quest'ultima per fare uno stage perchè l'Italia aveva un clima migliore per vivere ed allenarsi. Lo stage andò benissimo: ero sempre dilettante e con la maglia di Amore e Vita-Galatron nel 95 vinsi il campionato nazionale svedese conquistandomi la fiducia di Ivano Fanini passando, sempre con lui, professionista l'anno successivo»
Ivano Fanini e Glenn Magnusson intrapresero un percorso di crescita parallelo, accomunati dalla passione e dall'ambizione di vincere superando tutti gli ostacoli.

ESORDIO AL GIRO D'ITALIA COL BOTTO. Nel suo primo anno da prof. con Amore e Vita-Forzarcore, Magnusso, visse la sua prima partecipazione al Giro d'Italia, era il ’96. In quella edizione la partenza era fissata ad Atene e la conclusione a Milano. Nella seconda tappa, tutta greca da Eleusi a Lepanto, il biondone svedese fece l'impresa. Stava bene ed il caldo lo aiutava a dare il massimo: risultato, primo Glenn e secondo Mario Cipollini, che proprio al Giro d'Italia vanta il primato assoluto di vittorie di tappa avendone vinte 42, una in più di Alfredo Binda.

«Avvertivo a distanza il grande cuore di Ivano Fanini - dice Magnusson - il suo incitamento era molto caloroso. Sentivo la sua forte voglia di vincere e ivolevo accontentarlo per ripagarlo della fiducia che mi ha aveva concesso. Mi tirò la volata il danese Nicolaj Bo Larsen: noi due da soli riuscimmo ad avere la meglio sul treno fenomenale della Saeco, pronto a far uscire Mario Cipollini. Innestai il rapporto 53x11 e vinsi perché l'arrivo era in leggerissima salita. Soltanto così avevamo qualche chance di superare un campione eccezionale come Mario, che su un rettilineo pianeggiante era quasi imbattibile. Il mio entusiasmo salì alle stelle. Avevo vinto una tappa al Giro d'Italia superando allo sprint il più grande velocista di tutti i tempi e per di più al mio debutto da professionista. Cosa avrei potuto chiedere di più? Dovevo soltanto ringraziare colui che aveva più di ogni altro creduto in me: Ivano Fanini».

Un atleta di Fanini che batte un atleta "nato e cresciuto" con Fanini: per l'atleta svedese un Giro da ricordare. «Non potrei mai dimenticare il mio primo e insperato successo al Giro d'Italia, il sogno di ogni neoprof. Nella prima tappa ad Atene vinta da Silvio Martinello, ero arrivato sesto e avevo capito di potercela fare. Cipollini in quella edizione rosa vinse quattro tappe, ma in una occasione posso dire di averlo superato».

Un 1996 chiuso dallo svedese con una seconda vittoria conquistata nella seconda tappa al Tour de l'Ain in Francia. Nel '97 riesce a fare il bis al Giro vincendo la 13a tappa da Varazze a Cuneo e fra gli sconfitti quel giorno c'è ancora Re Leone. Magnusson conferma le sue qualità di velocista imponendosi anche nella 5a tappa al Tour de Normandie e nella 1a semitappa della 4a frazione al Giro della Svezia. Un interessamento alle sue prestazioni da parte della Polti fa anche lievitare notevolmente il suo stipendio.

IL PIU' PAGATO. Dai 25 milioni di lire a stagione che prendeva, il suo stipendio viene portato ad una cifra vicina ai 250 milioni. Fanini fu costretto a cedere alle richieste dello svedese per trattenerlo ancora una stagione.

«Tutto vero - risponde il velocista scandinavo - anche se manifestai l'intenzione di rimanere alla corte di Fanini però con lo stesso stipendio che mi era stato offerto. Ripagai la fiducia vincendo nel '98 ancora una tappa al Giro, la nona da Foggia a Vasto. Fui agevolato dal percorso che presentava gli ultimi tre chilometri in salita. Così ebbi la meglio per la terza ed ultima volta su Mario Cipollini. Per me è stato un grande onore riuscire a batterlo per tre volte in tre edizioni diverse del Giro d'Italia. Vinsi anche tappa e classifica finale al Giro di Puglia e la seconda tappa dell’Internazionale Niedersachsen - Rundfahrt Tour du Lac Léman».

I suoi D.S. nel triennio con Amore e Vita-Forzarcore furono Lanzoni, Barsottelli, Bartalini e Pelliconi (quest'ultimo si è aggiunto agli altri nel '97). Nel '99 Glenn voleva partecipare al Tour de France e così si trasferì alla US Postal, squadra americana capitanata da Lance Armstrong, ma il suo desiderio fu esaudito l'anno successivo quando si trasferì alla Farm Frites del Team Manager Lefevere che oggi dirige la Deceuninck - Quick Step.

QUEGLI INCONTRI SPECIALI. Nel triennio con Amore e Vita - Forzarcore quali le sue più grandi emozioni? «Oltre alle tre vittorie di tappa al Giro d'Italia, aver incontrato Papa Karol Wojtyla alle presentazioni della squadra, il presidente Silvio Berlusconi e l'Onorevole Roberto Formigoni, presidente onorario della squadra ed allora anche della Regione Lombardia. Tre persone molto carismatiche».

Dopo questo triennio Glenn Magnusson non ha più ottenuto risultati di rilievo e ha chiuso la carriera nel 2001 all'età di 31 anni. «Avevo ottenuto quello che volevo - conclude il velocista - cioè di partecipare alle corse a tappe più importanti: Giro, Tour e Vuelta. Sono riuscito a farmi apprezzare nel ciclismo professionistico e tutto questo mi basta. Con Amore e Vita - Forzarcore sono giunto nono al mondiale di San Sebastian nel '97 in più ho partecipato tre volte ai Giochi Olimpici. Così ho accettato la proposta di fare il c.t. della nazionale svedese, incarico che ho ricoperto per otto anni.

UN'AGENZIA DI VIAGGI. Suo figlio Kim ha seguito le sue orme e corre professionista nella danese Riwal Cycling Team. Lo scorso anno ha vinto il campionato svedese su strada, ha caratteristiche di scalatore. Glenn è sposato con Lena e ha anche una figlia, Nina. A Falkoping, nella contea di Vastra Gotaland, gestisce un'agenzia di viaggi soddisfacendo il desiderio di tanti suoi connazionali di visitare l'Italia in bicicletta. Anche così si provano emozioni e Glenn ne ha provate tante in Italia riscuotendo la fiducia di Fanini, senza la quale non avrebbe potuto vincere tre volte al Giro d'Italia.Magnusson è anche rimasto nel ciclismo agonistico com preparatore atletico di una decina di ciclisti svedesi che si affidano a lui per accrescere performance ed esperienza.

da La Gazzetta di Lucca a firma di Valter Nieri

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