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ARU. «E' STATA DURA, MA NEL FANGO SONO TORNATO FELICE»
di Pier Augusto Stagi | 01/01/2021 | 10:32

Dalla polvere di una gloria per il momento evaporata, al fango di una ritrovata felicità fanciulla. Fabio Aru incomincerà l’anno nel modo in cui l’ha finito: correndo nel fango del ciclocross. Lui che nel fango si è rivelato al mondo del ciclismo, lì dove tutto ebbe inizio, è tornato per ritrovarsi e ritrovare antichi stimoli fatti di gioco e leggerezza.

«È così, avevo bisogno di ricominciare dalle cose più semplici e familiari – ci dice Fabio, che telefonicamente ci risponde dal suo “buen retiro” di Lugano, dove da qualche anno vive con la compagna Valentina e la piccola Ginevra -. Era da un po’ che ci pensavo, e questa cosa di tornare al cross mi frullava per la testa già da un anno, ma questa volta l’ho messa in pratica e di questo non posso che esserne felice e ringraziare Mauro Gianetti e Matxin Joxean Fernandez, i mei due dirigenti alla Uae Emirates  che mi hanno messo nelle condizioni di poterlo fare e lo stesso devo dire della Qhubeka Assos, la formazione per la quale correrò quest’anno».

Ancona e San Fior, domenica Cremona: e poi?

«Poi spero di fare ancora qualche corsa, perché non hai idea di quanto mi stia divertendo. Te lo posso dire: sono felice di correre, con la testa libera e il cuore leggero. Sono tornato in un ambiente che considero la mia famiglia.  Dopo anni ho ritrovato tanti amici, da Fausto Scotti, con il quale ho un rapporto bellissimo, alla famiglia Guerciotti».

Ti sei ripreso la vita in mano…

«Ho cercato di ricominciare con le persone che mi hanno consentito di cominciare. Quindi da Andrea Cevenini, caro amico di Bologna, con il quale io ho davvero mosso le prime pedalate nel cross quando venivo dalla Sardegna. Lui mi ha accolto a casa sua, mi ha fatto da tecnico alla Ccv, da manager e anche un po’ da secondo padre. Vicino a me, in questo periodo molto duro, c’è stato anche Olivano Locatelli, il mio tecnico alla Palazzago di Ezio Tironi. Ho cercato di tornare un po’ indietro per riprendere ad andare avanti».

Locatelli ti seguirà anche nella tua nuova avventura con la maglia della Qhubeka Assos?

«No, lì troverò una struttura ben consolidata e attrezzata. Il mio preparatore sarà Mattia Michelusi, poi avrò anche un direttore sportivo di riferimento italiano, una new-entry, che dovrebbe essere annunciato a giorni. Ci ho già parlato, mi ha fatto una grandissima impressione. Viene da un team di World Tour, ma è bene che certi annunci li faccia la squadra».

E Paolo Tiralongo?

«Con Paolo ci siamo lasciati benissimo, per me resta davvero come un fratello, ma era giusto che ognuno prendesse la propria strada. Paolo torna a casa, aiuterà a crescere i ragazzi di Ezio Tironi, alla Palazzago».

Dicevi che un rapporto speciale ce l’hai anche con Fausto Scotti: lui vorrebbe portati ai mondiali…

«Ho letto di questa cosa, ma con lui non ne ho ancora parlato. Vediamo, è chiaramente suggestiva, ma ne devo anche parlare con la mia nuova squadra».

Quando il primo raduno?

«La data non è stata ancora definita, anche se è a fine mese, probabilmente in Spagna».

Tre anni difficili, complicati e complessi, che però si traducono in una data: 7 settembre 2020, Tour de France…

«Il giorno più basso della mia vita di sportivo, sono finito davvero in un buco nero. Francamente non ne vorrei parlare, anche perché ti terrei al telefono due giorni e forse faremmo prima a scrivere un libro, che però mi costerebbe molta, troppa fatica. Preferisco guardare oltre, ricominciare pian piano, con lo spirito che ho in questi giorni».

Cosa hai imparato in questi tre anni così difficili?

«… bella domanda… (sospira)… (pensa…)… potrei dire tante cose, ma ti dico che ho imparato che il mondo non è tutto rosa e fiori. Quando vai bene, tutti sono pronti a darti una mano, quando le cose vanno male, quella stessa mano te la trovi sulla testa e la testa sottacqua… Penso che da questa storia ne esco maturato».

Chi ti segue nelle tue trasferte ciclocrossistiche?

«Maurizio Anzalone, ex corridore e compagno di squadra alla Palazzago, che ha un negozio a Lugano e poi Andrea, chiaramente Cevenini».

Cosa ti piace di questa nuova esperienza fuoristrada…

«La gente che mi ha accolto: tutti davvero carini. È come se fossi davvero tornato a casa dopo tanto tempo. Che affetto: balsamo per il mio cuore. È quello che mi ci voleva».

Quante volte hai pensato: mannaggia ai giornalisti…

«Tante. Però so che dovete fare il vostro lavoro, che è fatto di domande. Ma se io una risposta non ce l’ho, diventa dura…».

È stata dura?

«Moltissimo, non puoi capire».

Ora qualche risposta ce l’hai?

«Sì, e sono più sereno».

Dicono che tu ti flagelli oltremodo quando le cose non vanno…

«Me la prendo troppo? Sì, sono fatto così».

Cosa chiedi al 2021?

«Non chiedo più nulla, voglio divertirmi per tornare a divertire. Voglio fare le cose con più leggerezza, che non significa fare le cose meno bene».

Siamo al telefono, ma sento la tua voglia di raccontarti e, soprattutto, ti sento ridere…

«Mi è tornato il sorriso. Sono tornato a fare quello che mi piace e te lo posso dire in tutta tranquillità: in questi giorni sono andato a correre con la gioia di correre».

Sei felice?

«Sì, lo sono».

Buon Anno Fabio.

«Buon Anno a tutti, nessuno escluso».

Nessuno?...

«Nessuno».

  

 

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