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I VOTI DI STAGI. BERNAL DOMA LA TEMPESTA, ALAPHILIPPE CI FINISCE, URAN CHE CAPISCE?
di Pier Augusto Stagi | 26/07/2019 | 20:08

Egan BERNAL. 10 e lode. Ieri tutti, proprio tutti, a gridare allo scandalo, a vedere le falle nella condotta folle degli Ineos. Neanche le parole di Bernal e Thomas sono servite. Nemmeno le parole con le quali i due hanno motivato la loro azione per rosolare a fuoco lento il povero Julian Alaphilippe. Tutti hanno guardato a quello che è stato fatto ieri, senza pensare al risultato di oggi e a quello che succederà domani. La tattica Ineos è stata lucida come poche, spietata come nessuna: due punte gestite alla grandissima, consentitemi la libertà di dire che io ero schieratissimo con la Ineos. Poi la grandine, mista a neve, scombussola i piani del colombiano, che avrebbe chiaramente aumentato il proprio bottino. Ma per il ragazzo lanciato dall’Androni, va bene anche così.

Julian ALAPHILIPPE. 9. Cosa gli vuoi dire? Cosa gli puoi dire? Tutto. Che è stato bravo, incredibile, superlativo, tenace, spettacolare. Se questo Tour disegnato bene e corso meglio è stato divertente e appassionante gran parte del merito va a questo ragazzo che ci ha creduto, anche quando ormai nessuno più ci credeva o ci ha mai creduto. Per dirla con i francesi: monumental.

Simon YATES. 8. Tiene duro, e la cosa non è semplice con quel ragazzino che sgambetta in salita. Però lui medica in discesa, prima della tempesta. Verso Tignes avrebbe provato a tenere la ruota di Bernal, ma parliamo di ipotesi, di quello che sarebbe potuto succedere e non è successo. Avrebbe inseguito una vittoria di tappa, ma difficilmente Bernal si sarebbe portato Simon fin sul traguardo.

Steven KRUIJSWIJK. 6. Fa un accenno di attacco, più di testa che di gambe. Prova a dare una scossa, ma è probabile che la scossa la senta lui nelle gambe. Fa il minimo, per un corridore che in questo Tour scoppiettante e bello, è l’immagine della regolarità e della prevedibilità.

Geraint THOMAS. 7. Ci prova lui, dopo un lavoro Ineos strepitoso. Ci prova e poi lascia spazio al pupo colombiano. Tutto va come deve andare, anche se restiamo con un senso d’incompiuto e di irrisolto.

Rigoberto URAN. 4. Forse avrebbe voluto andare giù a rotta di collo anche con le strade impraticabili. Lo capisco benissimo, quando si è in corsa si è in corsa, ma si parla tanto di sicurezza e poi per lui vale più la classifica della sua testa. Manda a quel paese tutti, dagli organizzatori a Nibali, che lo invita a rallentare perché tanto la tappa è stata interrotta. Ma lui niente, non ne vuole sentire ragioni: ha il sacro fuoco nelle vene. Se proprio voleva fare qualcosa e rendersi utile per scaricare la rabbia, poteva prendere la pala per spalare.

Emanuel BUCHMANN. 7. Fa il suo, con grande lucidità. Resta con i migliori, anche se non è brillantissimo.

Vincenzo NIBALI. 7,5. Ad un certo punto si trova con Bernal, Simon Yates, Barguil e Uran. Poi il ritmo della maglia bianca è forte e lui deve calare un po’. Aspetta il treno di Thomas e scollina con l’immediato gruppo degli inseguitori sull’Iseran. Prima si prodiga per spalleggiare Damiano Caruso in piena lotta per la maglia a pois.  

Laurens DE PLUS. 9. Ha solo 23 anni il corridore belga, ma fa un lavoro da veterano. Da corridore di gran classe. Tira per capitan Kruijswijk come un ossesso. Il ritmo sull’Iseran è il suo, per provare a tamponare l’azione di Bernal. Ma Laurens ne ha de plus.

Nairo QUINTANA. 5. Paga le fatiche di ieri. Paga una condizione che è quella che è, perché nel ciclismo e soprattutto al Tour nulla s’inventa. Fa quello che può, e dalla tappa accorciata, è chiaramente uno di quei corridori che ne trae beneficio. Oggi con l’arrivo su a Tignes, avrebbe pagato tantissimo.

Thibaut PINOT. 6. Niente Tour niente podio, nemmeno Parigi. Il suo Tour finisce, sportivamente parlando, in modo drammatico. A casa con una lacerazione muscolare al vasto mediale, anche se la lacerazione più ampia è certamente nel suo cuore. Ci aveva puntato forte Thibaut su questo Tour, ma gli è andata male. Gigante sui Pirenei, piccino e fragile sulle Alpi, prima di scomparire verso casa. In questi casi due sono i “sentiment”: non ha le tre settimane, quindi non è campione. È sfortunato, ma ha tutto per riprovarci. Forse entrambe le cose sono giuste: starà a lui capire cosa fare in futuro.

 

 

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