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CARLO GIORGI E IL RAPPORTO SPECIALE COI VACEK: «OSPITAI KAREL COME UN FIGLIO E ANDRÒ A TROVARE MATHIAS AL GIRO»
di Nicolò Vallone | 16/05/2025 | 08:20

Della storia e della caratura del Team Giorgi, orgoglio orobico e italiano nel mondo del ciclismo Juniores, vi abbiamo parlato con dovizia di particolari sia l'estate scorsa che all'inizio di quest'anno. Un pedigree messo ben in evidenza anche sul profilo Instagram della squadra, dove campeggia un palmarès fatto di 3 Mondiali di categoria, 8 Europei, 28 campionati nazionali (di diversi Paesi) e in generale oltre 550 vittorie. Tra gli artefici di tali successi si annoverano pure due fratelli della Repubblica Ceca: dal più "anziano" (classe 2000) al più giovane (2002) Karel e Mathias Vacek. Il primo corse nel Team Giorgi nel 2017 e nel 2018, il secondo nel 2019 e nel 2020: un quadriennio firmato Vacek, o meglio due bienni senza soluzione di continuità.
Per Karel 13 vittorie: all'epoca battagliava con Evenepoel (battendolo in un paio d'occasioni) ma non si è poi riuscito a confermare (complice la chiusura della Qhubeka e successive difficoltà a trovare squadra) e si è ritirato al termine della scorsa stagione per diventare brand manager di Alé nei mercati centro ed est europei; il suo "posto al sole" da professionista resta il 2° posto dietro a Davide Bais nella tappa al Giro di Campo Imperatore nel 2023.
Di vittorie ne totalizzò invece 17 Mathias: una di esse fu il titolo europeo nella prova a cronometro di Plouay, in un 2020 segnato dal Covid, precedendo Brenner e Milesi. Dopodiché il passaggio diretto al professionismo, la chiusura dei battenti della Gazprom RusVelo (la cui ultima vittoria in assoluto è stata la prima da "pro" per questo corridore: la sesta tappa dello UAE Tour del 2022) e l'ingaggio da parte dell'allora Trek Segafredo, poi Lidl Trek. Successivamente, il titolo nazionale ceco sia in linea (2023) sia crono (2024) e pregevole lavoro sia per i capitani che per la ribalta personale, con un secondo posto di tappa alla Vuelta e alla Parigi Tours... fino a ritrovarcelo in testa alla cronosquadre della Volta Valenciana al suo debutto in questa stagione, e soprattutto in testa al treno di Pedersen con la maglia bianca in avvio di Giro d'Italia.

Curiosi di assistere al futuro di questo ragazzo, abbiamo fatto un piccolo tuffo nel passato grazie alla testimonianza di Carlo Giorgi. Costruttore con la sua ditta Fratelli Giorgi a Torre de' Roveri, sempre in viaggio per lavoro, un po' come i ciclisti, che lui sponsorizza (rigorosamente in categorie giovanili) da quarant'anni: dai tempi della Polisportiva Albano Sant'Alessandro, nella decade degli Ottanta, fino al Team Giorgi, fondato nel 1997, di cui lui è presidente e nel quale si sono formati, tra gli altri, i fratelli Vacek.

In principio fu Karel: signor Giorgi, dove siete andati a pescarlo?

«Me lo segnalò Leone Malaga, che oggi è il nostro team manager e all'epoca era al primo anno da noi come tecnico: lo vide in una gara Allievi in Veneto nella quale ci rifilò 5 minuti, e mi disse che quel ragazzo voleva venire a correre in Italia e dovevamo incontrarlo subito, senza lasciar trascorrere le settimane. Parlammo col padre, che si chiama pure lui Karel e corse da dilettante in Repubblica Ceca, e ci accordammo. Accolsi Karel "junior" come un figlio, lo ospitai a casa mia. A fine anno ingaggiammo il fratellino Mathias, ancora in stampelle per un incidente d'auto, per fargli disputare la stagione 2018 tra i nostri Allievi e successivamente il biennio Juniores, e i due fratelli abitarono insieme in un appartamento che mettiamo a disposizione degli atleti.»

Che tipi erano?

«Quello che si dice brava gente. E naturalmente due talenti: Mathias ha fatto la differenza perché magari ha qualcosa in più come "numeri" (Karel scalatore puro, lui va forte su ogni terreno) e come testa, ma entrambi ragazzi serissimi. Non mi stupisco di ciò che sta mettendo in mostra Mathias e mi è dispiaciuto tanto vedere Karel terminare anzitempo la carriera.»

Ha qualche ricordo particolare che la lega a loro?

«Tutti i loro successi col Team Giorgi (vedi foto sopra, con la medaglia europea crono di Mathias) ma soprattutto la loro persona, l'umiltà. Come può sentire dalla mia voce (ve lo possiamo confermare, ndr) mi emoziono a parlare di loro. È qualcosa che mi succede per quei corridori che mi sono rimasti nel cuore: da Alessandro Covi ad Alessio Martinelli, da Luca Giaimi a Edoardo Gavazzi (nipote di Pierino) e altri. Mi ripagano dei sacrifici che ho compiuto e compio per mantenere solida questa realtà ciclistica.»

Una realtà che fra un anno e mezzo compirà trent'anni!

«Sì, ma non ci penso. Sono un tipo concreto, che bada al sodo e a quel che c'è da fare: seguire le gare ogni weekend che posso; e quando non posso, tenermi continuamente aggiornato con Malaga; organizzare a giugno il Trofeo Giorgi; contribuire a un movimento sempre più soffocato dalla burocrazia e dall'insicurezza delle nostre strade. Io stesso ho un nipote che ha dovuto smettere di andare in bici dopo lo scontro con un'auto!»

Tornando al presente, allora, chi sono i talenti da segnarci del vostro organico attuale?

«Matteo Mengarelli e Giacomo Rosato, che hanno già un paio di vittorie a testa quest'anno, hanno un futuro assicurato. Così come nutro grandi aspettative sul polacco di 1° anno Igor Mitoraj, che va forte sia su strada che su pista.»

Restiamo al presente ma concludiamo con l'argomento cardine di questa telefonata: sente ancora i fratelli Vacek?

«Altroché! Ogni volta che passa da Bergamo, Karel mi chiama e se riusciamo c'incontriamo: quest'anno mi ha portato la maglia di suo fratello dal ritiro della Lidl Trek in Spagna, non immagina la soddisfazione. A proposito di Mathias, invece, quando ho visto il lavoro mostruoso nel finale di Matera per Pedersen sono impazzito, gli ho mandato un messaggio per complimentarmi e promettergli che lo andrò a trovare a una tappa. Ho già deciso a quale andare, ma non ve la dico perché voglio fargli una sorpresa...»

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