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PASSIONE E METODO, DA DIECI ANNI LEONE MALAGA E' IL "GURU" DEL TEAM F.LLI GIORGI
di Valerio Zeccato | 18/02/2025 | 08:10

Da dieci anni è il grande stratega del Team F.lli Giorgi Brasilia ISI Service, lo squadrone bergamasco di Torre dé Roveri che è una delle più accertate e conclamate fucine di talenti e potenziali campioncini. Leone Malaga da Palosco, nato il 24 marzo del 1975, forma con patron Carlo Giorgi una magica accoppiata. Gente di ciclismo. Gente di rispetto. Gente con la passione che gli scorre nelle vene. Gente che, purtroppo, è in via di estinzione. Gli abbiamo, tempo fa, appiccicato l’etichetta di «sagace» per l’acume nel muovere, nel gestire, ma soprattutto nell’approcciarsi e convivere con la squadra. Tanti i corridori «venuti alla luce» nel Team F.lli Giorgi e attualmente professionisti di indubbio valore, snoccioliamo alcuni nomi: Alessandro Covi, Luca Vergallito, Alessio Martinelli, Karel Vacek, Mathias Vacek, Luca Giaimi. All’indomani della stagione che è alle porte (prima corsa il 16 marzo) con Leone Malaga abbiamo, nella lunga chiacchierata, toccato tanti temi importanti legati alla categoria juniores che, anno dopo anno, sta mutando la sua pelle e sempre più accarezza il ciclismo professionistico.

Dieci anni col Team Giorgi. E chi se lo aspettava?
«Quando sono arrivato al Team Giorgi è stato quasi per caso perché allenavo gli Allievi della Bike Tre Team di Villongo. A fine stagione il presidente aveva deciso di cessare l’attività: avevamo la squadra già fatta, le biciclette già comprate e Carlo Giorgi ha aperto i suoi orizzonti alla categoria Allievi che a quei tempi non aveva in quanto il Team Giorgi era sempre stato solo categoria Juniores. Ho fatto tre stagioni con gli Allievi per poi passare agli Juniores ed è stata una lunga ed emozionante cavalcata. E ogni anno devo dire che mettiamo sempre qualcosa in  più, qualcosa di meglio della stagione precedente, e i risultati ci danno ragione».

Ti saresti mai aspettato un decennio così?
«Negli ultimi anni abbiamo dovuto cambiare metodo di approccio con gli atleti perché il ciclismo è cambiato completamente, e lo fa a ritmi vertiginosi. In Lombardia diventa sempre più difficile pescare gli atleti, molte squadre hanno anche il vivaio, e noi da persone corrette non cerchiamo i corridori che hanno già una squadra per il futuro, e quindi giocoforza abbiamo dovuto iniziare ad espandere i nostri orizzonti alle regioni limitrofe. Siam partiti dalla Liguria per poi passare al Veneto, al Trentino, all’Emilia Romagna».

I corridori del Team F.lli Giorgi continuano a vincere e dominare…
«C’è un qualcosa di buono all’interno del team che fa in modo che tutti gli atleti si trovino bene. E quando un atleta si trova bene, se ha naturalmente delle potenzialità, riesce quasi sempre ad esprimerle. L’ambiente è importante e noi qui cerchiamo di far stare i ragazzi come a casa loro, e devo dire che ci riusciamo. Merito di tutto lo staff che gira attorno a me».

L’ondata di giovani campioni come Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel, Mathieu Van der Poel e via dicendo, con le loro impressionanti imprese stanno cambiando il mondo del ciclismo e soprattutto dei giovani. Anche nella testa dei “tuoi” juniores stanno cambiando le cose?
«Purtroppo, ma anche per fortuna, direi di sì. Negli ultimi quattro/cinque anni la categoria Juniores è diventa quella che una volta era la categoria dilettanti, l’anticamera del professionismo. Ogni anno le velocità sono sempre più alte, I corridori sono sempre più seguiti in tutti i livelli, dalla preparazione al nutrizionista e così via. Sulla scia di questi nuovi campioni che hanno un’età “ridicola” rispetto a quella dei campioni di una volta, gli juniores di oggi si sentono quasi spinti a volerli emulare. Non so se sia giusto del tutto, ma sicuramente è la nuova direzione del ciclismo giovanile».

L’idea che circola tra i direttori sportivi professionisti è di allungare da due a tre le stagioni di permanenza nella categoria Juniores, anche per via della maturità a scuola. Tu che da anni gestisci i ragazzi di questa età saresti favorevole al cambiamento?
«Assolutamente sì! Secondo me sarebbe una scelta migliore. E’ ovvio che in questo caso andrebbe a sparire la categoria Under 23, e si andrebbe poi tutto ad unificare in una sola categoria dilettantistica, e forse neanche quella. Penso proprio che potrebbe essere la soluzione giusta».

Dieci anni di Team Giorgi, e prima tanti altri anni sempre in ammiraglia per il ciclismo, hai anche una famiglia e un lavoro. Dove trovi ancora gli stimoli per andare avanti col la bicicletta?
«Ho la fortuna di avere mia moglie Elena che ama il ciclismo perché viene da una famiglia di ciclisti, ho avuto il figlio Giacomo che ha corso quindici anni, quindi siamo sempre stati nel ciclismo. Lo stimolo maggiore me lo danno gli occhi dei miei ragazzi. Negli ultimi anni veramente ho avuto sempre atleti con il “fuoco negli occhi” e questa è una cosa importante. Quando poi vengono da noi ragazzi provenienti da altri team, dove non si sono trovati bene magari semplicemente per il fatto che non sono stati accuditi come figli, cosa che noi invece facciamo e riusciamo ad ottenere risultati importanti, questo è ancora più motivante per me».

Quindi guardando negli occhi i ragazzi della squadra ricarichi le tue batterie?
«Sì. E’ veramente così. Non sono solo le vittorie, sono le loro facce, che mi danno lo stimolo e la voglia di fare quello che faccio».

dal Giornale di Treviglio

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