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JACOPO MOSCA E UNA STORIA DI ORDINARIA STRAORDINARIETA'
di tuttobiciweb | 21/07/2021 | 10:24

Un terribile incidente ad alta velocità ai Campionati Italiani lo ha messo al tappeto ma non lo metterà KO. Se l'ambizione della tua vita è diventare un corridore professionista, la capacità di far fronte a eventi traumatici è una prerogativa indispensabile. Trasformare questi eventi in opportunità di crescita, però, è una qualità speciale che non tutti possono vantare. Queste persone sono definite resilienti. Gente come Jacopo Mosca.

L'INCIDENTE. Un mese fa Jacopo è stato vittima di una brutta caduta durante il Campionato Italiano crono a Imola. In un tratto in discesa, a oltre 70 km/h, Jacopo è entrato in curva con una traiettoria sbagliata: per non perdere il controllo e sbattere contro il muro, ha provato a correggere. «Ho capito subito l'errore e ho cercato di rimediare con una manovra innaturale. La ruota anteriore si è bloccata e sono volato in aria, cadendo a terra come un sacco».

Dall’ammiraglia, il diesse Paolo Slongo e il direttore generale Luca Guercilena hanno assistito all'incidente. La loro preoccupazione era evidente: Jacopo era vigile e cosciente, ma aveva preso un colpo durissimo. È stato subito trasportato al vicino ospedale, ma il suo trauma ha richiesto il trasferimento in un centro specializzato a Cesena. Esito impietoso dagli esami: pneumotorace bilaterale, frattura della clavicola e della scapola destra, frattura di otto costole, trauma cranico, frattura dei processi spinali di tre vertebre e dei processi trasversi di altre due. Come dire, l’inizio di un'altra lunga salita.

«Le prime ventiquattr'ore sono state quelle che sono trascorse velocemente. Ero immobile a letto, dolore ovunque, ma c'era molto movimento intorno a me. Medici e infermieri, cure e test. Non potevo fare altro che assecondarli», ricorda Jacopo.
«Il bollettino medico è stato terribile -, ha riconosciuto il dottor Emilio Magni, il medico Trek-Segafredo responsabile di Jacopo -. Ogni esame che faceva, emergeva un nuovo problema. Ma Jacopo era indifferente; si è concentrato solo sui tempi di recupero. È semplicemente incredibile».

LA RIPARTENZA. Mosca riusciva a malapena a muovere le gambe a letto ma con una sana incoscienza che accomuna molti corridori, pensava solo a risalire in sella. «La crono tricolore avrebbe segnato la fine della prima parte della mia stagione. Ho terminato il Giro d'Italia in buone condizioni e la Route d'Occitanie con due podi. Il piano era fare una pausa e poi mi aspettavano una serie di gare importanti. Avevo parlato anche con Cassani per l'Europeo. Ero molto contento della mia stagione, pensavo potesse essere la mia migliore da professionista. Quindi, anche se ero immobile a letto, non volevo rinunciare a quel pensiero. Poi, con il passare dei giorni, ho dovuto affrontare la cruda realtà. L'unica ambizione che potevo coltivare era quella di appuntare il numero almeno una volta entro la fine dell'anno. Altrimenti dovevo pensare alla prossima stagione».

Il dottor Magni ha spiegato: «La questione più delicata era il pneumotorace, che era funzionale al recupero dell'apparato respiratorio. Le fratture della spalla sono state ridotte con un intervento chirurgico. Per costole e vertebre, l'unico trattamento è il tempo necessario per il consolidamento. Con questo quadro, il nostro obiettivo è di averlo al 100% delle sue prestazioni entro il 2022. Non escludo che possa riprendere a correre in questa stagione, ma dobbiamo essere realisti e considerarla solo come un'opportunità per sentire di nuovo il gusto di pedalare in gruppo».

Per Jacopo la notizia è stata una doccia fredda. «Sono tornato a casa portando con me tanti dolori e tanti pensieri. Per molte notti non sono riuscita a dormire. È stato un periodo molto difficile. Non è certamente il mio primo incidente in bicicletta. Nel 2017 mi sono rotto il gomito ma dopo due giorni pedalavo già sul mio trainer fisso. Questo è senza dubbio l'incidente più brutto subito finora. I primi giorni a casa ho guardato la bici pensando a quando sarei tornato? E non posso negare che la prospettiva che stavo affrontando mi ha un po' spaventato. Avevo alcune persone speciali intorno a me che mi hanno aiutato molto, ma dovevo anche trovare la forza per reagire dentro di me. Non so se è giusto dire che sono stato fortunato, ma non era la prima volta che dovevo rialzarmi».

LA CARRIERA. Nel 2016, dopo una bella carriera nella categoria U23, Jacopo ha avuto il suo primo approccio al ciclismo professionistico proprio con Trek-Segafredo. «A causa di alcuni infortuni abbiamo dovuto aggiungere uno stagiaire e lui si è distinto con Viris Vigevano, una delle nostre squadre di riferimento per i giovani piloti in quel momento - ha spiegato Luca Guercilena -. Ha mostrato ottime doti da uomo squadra, ma per l'anno successivo il nostro roster era già completo e quindi lo abbiamo aiutato a trovare una soluzione diversa con un'altra squadra: la Wilier Triestina».

Con la squadra italiana Mosca ha corso le stagioni 2017 e 2018. Due anni fruttuosi, con tre vittorie al Tour of Hainan e al Tour of China. Ma alla fine di settembre 2018, la squadra lo ha sorprendentemente informato che non avrebbero rinnovato il suo contratto. «Quando ci ripenso, sono ancora perplesso. Mi è stato detto che non avevo le capacità per essere un corridore professionista» ricorda Mosca.

Senza contratto a 26 anni. Per molti, sarebbe stata una decisione facile riagganciare la bici al chiodo. Ma Jacopo ha resettato tutto, è ripartito dal gradino più basso con la D'Amico-UM Tools, un team Continental, che gli ha offerto la possibilità di correre nel 2019.
Ad agosto arriva una telefonata inaspettata da Guercilena. «Irizar si era appena ritirato ed eravamo un po' a corto di corridori per la Vuelta a Espana. Avevamo bisogno di un uomo solido e affidabile, abbiamo pensato subito a Jacopo. Gli abbiamo offerto un contratto di sei mesi con l'impegno di riservare un posto per lui nel 2020 se avesse fatto bene. E lui se l’è guadagnato» ha detto Guercilena.
«Nel 2020 ho finalmente un anno di contratto e arriva la pandemia di Covid. Non certo la situazione ideale per dimostrare di meritare il rinnovo, ma dopo tanti anni in lotta per un posto non potevo lasciarmi scoraggiare. Mi metto a completa disposizione della squadra e dei dirigenti. Mi sono ritagliato il mio ruolo e sono stato in grado di dimostrare a me stesso e agli altri che meritavo di essere dove ero».

RINNOVO E PROLUNGAMENTO. L'impegno di Mosca è stato premiato a settembre 2020 con un rinnovo contrattuale per il 2021 e il 2022. E, appena terminato il Giro 2021, Guercilena lo ha informato dell'intenzione di prolungare ulteriormente.
«Abbiamo deciso di prolungare il contratto fino al 2023 durante la Corsa Rosa, e ora lo abbiamo firmato. Lo abbiamo fatto perché se lo merita. Ci sono solo pochi corridori affidabili e di valore come lui in giro, quindi ce lo teniamo stretto» spiega Guercilena.
«Il primo rinnovo biennale è arrivato quasi inaspettato - spiega Mosca -. E' stata la migliore prova di fiducia che potessi ricevere dalla squadra. Il rinnovo fino al 2023 ha dissipato ogni insicurezza che avevo sull'essere un professionista. Nel mio cuore, mi sono detto: 'Io valgo qualcosa!'».

«Tutto considerato, sta andando bene - ha confermato il dottor Magni -. C'è stato un leggero rallentamento del programma dovuto a un'infiammazione della pleura (due sottili strati di tessuto che proteggono e attutiscono i polmoni) e una modesta infezione della ferita chirurgica, ma nulla di preoccupante. La priorità era il pneumotorace e siamo felici che, tra tutto, sia l'aspetto che fin dall'inizio ha dato i migliori risultati. Guardando gli esami è praticamente risolto. Dopo il consolidamento delle fratture vertebrali e costali, si guarderà alla fase di fisioterapia, prima passiva e poi attiva, per ritrovare la funzionalità dell'articolazione scapolo-omerale. Quindi sarà in grado di pedalare su un trainer fisso. Servono sempre pazienza e prudenza, ma nel complesso va tutto bene. Incidenti come quello capitato a Jacopo raccontano molto di quanto siano duri i corridori: sono sempre concentrati sul recupero, senza mai lamentarsi. Negli innumerevoli anni della mia carriera ne ho visti tanti di casi, ma non do mai per scontato questo atteggiamento e poi scopro che ci sono persone speciali come Jacopo. La sua forza d'animo è incredibile; un'invidiabile capacità mentale e fisica di reagire».

«Nella durezza di questo momento, c'è ancora qualcosa di positivo - ha aggiunto Jacopo -: ogni esperienza è un tassello che aggiungo al mio bagaglio perché non dimentico mai che arrivare in cima è stata dura ma restarci è una sfida quotidiana».

foto da www.trek-segafredo.com

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