Non lo dico perché continuiamo a perdere (qualcuno forse mi riconoscerà di averlo detto molto prima di perdere): ma la nazionale azzurra è decisamente cambiata. Dal mio punto di vista, neppure questo lo dico solo adesso, totalmente in peggio. E forse è questo, a bocce ferme, lontani dai prossimi impegni, il momento migliore per affrontare l’argomento: anche se so benissimo che ormai il cittì Antonio Fusi è blindatissimo e detiene tutti i poteri per decreto presidenziale (Ceruti l’ha fatto, guai a chi glielo tocca).
Eppure anche nei periodi più bui delle più feroci dittature non bisogna mai smettere di sollevare rilievi, anche se flebili e inascoltati. Dai e dai, qualcosa resterà. E allora avanti, serenamente e cocciutamente. Anche solo per dimostrare che il ragionamento, almeno quello, non può impedirlo nessuno. Nemmeno un capo col cento per cento dei poteri. E purtroppo è proprio questo il primo cambiamento - in peggio, molto in peggio - registrato nell’ambiente della nazionale: nessuno è più libero di pensarla come vuole. Meglio: sono tutti liberissimi di pensarla come vuole il cittì. Fosse solo per noi giornalisti, pazienza: siamo razza fetentona, non è una novità. Tranne pochi esponenti accuratamente selezionati dallo stesso cittì (casualmente quelli che lui ritiene più potenti), non ci meritiamo il rispetto e la tolleranza. E comunque abbiamo le spalle larghe, abituati ormai ad essere un luogo comune sul tipo di quelli che «una volta qui era tutta campagna»: per noi vale che «raccontano un sacco di balle, sono tutti mangioni e tutti venduti». Non sarà un detrattore in più a cambiare i nostri destini: anche perché, sia detto solo per inciso, è quando cala la sera, davanti ad uno specchio, che tutti noi siamo chiamati a rendere conto, non certo a un Fusi qualunque.
Il problema è che il divieto di opinione è esteso a tutti: dal primo capitano all’ultimo massaggiatore. Negata ogni libertà di pensiero e di parola, come nei più floridi regimi dell’Est, quando l’Est era l’Est. Si fa come dice il capo. E ciascuno stia rigorosamente al suo posto. Il clima? Per dare un’idea, a me viene in mente soltanto la Bulgaria, quando la Bulgaria era la Bulgaria, però col coprifuoco. Facce serie, parole pochine, battute solo di nascosto. Ma che bella nazionale: ci siamo fatti una nazionale col filtro.
Già è fatica al solo pensiero di come reagiranno Fusi e il suo mentore (calma presidente, l’accento è sulla prima «e») Ceruti: tutte balle, la nazionale è tornata ad essere un ambiente serio, dove si lavora seriamente e dove entrano solo persone serie. Va bene così, non ho nulla da eccepire. Per essere seria, è molto seria. La volta che vinciamo, sul podio facciamo partire il Te Deum. Se è questo che vuole la nuova gestione, l’obiettivo va considerato raggiunto. Se poi una volta ci vincono anche il Mondiale, ci fanno pure un grosso regalo.
Dopo l’ultima esperienza veronese, la nostalgia si fa molto forte. Non è mai bella, la nostalgia per la nostalgia. È un sentimento subdolo, dal vago effetto paralizzante. Costringe ad affrontare la vita voltati all’indietro, quando bisognerebbe avere sempre lo sguardo ben diritto in avanti. Ma chi ha seguito tante spedizioni mondiali non può non concedersi anche un solo minuto di malinconia, per quelle giornate passate al seguito di grandi personaggi, senza avvertire mai la pietosa sensazione d’essere tornati improvvisamente in caserma, senza l’inquietante timore d’essere chiamati quanto prima al Pao o al turno di guardia. C’era piuttosto la sensazione di trovarsi al seguito di una grande compagnia di giro, con spiccate personalità, anche tra quelle considerate secondarie o di supporto (sarò malato, ma io sono convinto che un Cassani e un Ghirotto nel collegio di adesso sarebbero star e primedonne). C’erano i Moser e i Saronni, c’erano gli Argentin e i Fondriest, c’erano i Bugno e i Chiappucci. Parlo solo dell’era che ho conosciuto di persona, ma dai racconti dei Fossati e degli Ormezzano, dei Sala e dei Negri, risulta che anche prima era lo stesso. Un piacere.
Parlo soprattutto e ovviamente dell’era Martini. Delle sue barzellette, delle sue fumerie, dei suoi ricordi. Quando era un divertimento stare un’ora attorno ai meccanici, parlando di mogli, di figli e di fidanzate, di tutto e di niente, senza che per questo il lavoro procedesse meno seriamente e meno attentamente. Il lavoro era lo stesso. I risultati nettamente migliori. Ma innanzi tutto era diversa la cosa più importante: lo spirito. C’era l’ambiente disintossicante e terapeutico della grande famiglia: certo, con le sue liti e le sue rivalità, con i suoi caratteri e con le sue diverse personalità. Appunto, come in ogni famiglia vera e veramente unita. Ma entrarci era un’ossigenazione: ci si andava con molta voglia, sentendosi subito a casa. E adesso? Adesso ci si sente subito in galera: sì, qualcosa è cambiato. In nome dell’efficientismo modernista dei maestri di sport, in nome dei sacri valori del gruppo e del collettivo, la nazionale è un grigio monolite costruito sul silenzio e sulla disciplina. Lo slogan? Vola basso e dormi preoccupato. In questo simpatico clima, mi aspetto veramente di tutto. Non mi stupirei se l’anno prossimo fossero introdotti l’adunata e l’alzabandiera, con controllo della sfumatura alta e delle basette. E per chi non ha fatto il cubo, subito la saponata.
Cristiano Gatti, bergamasco,
inviato de “Il Giornale”
La 785 Huez è la bici tuttofare di casa Look, un modello nato per chi desidera confrontarsi con sé stesso e con gli altri quando la strada comincia a salire. Scattante, leggera ed elegante, conquista su strada e si prende...
Progettate per assicurare un controllo senza pari, le scarpe Q36.5 Unique Pro uniscono tecnologie italiane di produzione all'avanguardia con una struttura che massimizza stabilità, potenza e comfort. Con un peso di appena 225g (taglia 42) e uno stack minimo di...
Il Rubino in casa Vittoria è un pneumatico iconico, un prodotto particolarmente apprezzato da chi pedala ogni giorno. Oggi il nuovo Rubino torna in aula versione completamente rinnovata che si pone al centro della gamma stradale Vittoria. Pur restando un...
Santini ha appena svelato la nuova collezione ufficiale dedicata al Tour de France e al Tour de France Femmes avec Zwift e la linea Maillot Jaune, un sentito omaggio alla grande corsa a tappe francese, alla sua storia, al suo...
Quella che avete appena visto in foto è la S-Works Tarmac SL8 Remco “Golden Season” LTD, un tributo all’anno da record di Remco Evenepoel che diventa limited edition visti i soli 272 esemplari disponibili in tutto il mondo. Da tempo non...
Il Giro d’Italia 2025 è per Miche un evento speciale. L’azienda trevigiana di ruote e componentistica per il ciclismo è alla sua prima esperienza come sponsor di un team UCI WorldTour. Ha stretto un contratto triennale con il team Groupama-FDJ...
Pinarello è orgogliosa di annunciare il suo ritorno come bicicletta ufficiale del Giro d’Italia. La 108ª edizione di questa prestigiosa corsa parte dalla città albanese di Durazzo venerdì 9 maggio e si concluderà a Roma domenica 1 giugno. La tappa...
De Rosa, da oltre 70 anni ambasciatrice della tradizione artigianale ciclistica italiana, sceglie di svelare la sua nuova 70 Icona Revò alla vigilia del Giro d'Italia. Una bicicletta accompagnata da un claim - eccellenza senza compromessi - che non lascia...
Nel cycling kit formato dalla Aero Race 8S Jersey e dal Free Aero Race S Bibshort Castelli ha concentrato più di un decennio di innovazione ed esperienza maturata nel mondo del professionismo. Il risultato? Pazzesco ed è a disposizione dei...
Ieri nel tardo pomeriggio è calato il sipario su FSA Bike Festival Riva del Garda, con la quarta e ultima giornata tutta dedicata allo Scott Junior Trophy, dove i campioni di domani hanno potuto dimostrare le proprie capacità sulla mountain...
TBRADIO
-
00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA