Gatti & Misfatti
Mai piu’ finti tonti
di Cristiano Gatti

Il rischio, adesso, è che si ricominci tutto da capo. Purtroppo è proprio questa la più allarmante conseguenza che potrebbe verificarsi dopo quasi due anni di pandemonio sul doping (pago tremila di multa per affrontare ancora questo tema, ma spero sia l’ultima). E perché mai? Sommariamente, perché dopo la paura i corridori potrebbero tirare la pericolosissima e insensata conclusione che tanto non succede nulla. Nemmeno dopo che sembrava scoppiasse la terza guerra mondiale.

Sgomberato il campo dal polverone, è possibile finalmente vederci un po’ più chiaro. Insomma, tirare una qualche conclusione. E per non farla tanto lunga, basti dire che dopo tante inchieste, avvisi di garanzia, interrogatori, analisi di laboratorio, confronti, deferimenti, cioè dopo una babele di atti e di scandali, ci ritroviamo con un farmacista bolognese rinviato a giudizio assieme al famoso dottor Ferrari, più qualche atleta fermato per ematocrito preoccupante, comunque non squalificabile perché non si tratta di reato: anche le suore e le pettinatrici ormai hanno imparato che gli atleti vengono fermati soltanto «a tutela della loro salute». Tutto qui? Tutto qui. Nonostante la fattiva e terroristica opera dei professionisti dell’antidoping, per i quali un deferimento equivale a una condanna, salvo poi cadere nell’imbarazzo quando arriva l’assoluzione, nonostante molti titoloni e moltissime insinuazioni, la giustizia sportiva e non sportiva non ha portato a null’altro. Sì, è veramente tutto qui.

Eccomi al punto: davanti a questo scenario improvvisamente azzurro, dopo il pericolo scampato, il ciclista medio - che è decisamente un po’ birbante - può tranquillamente trarre la più facile e immediata delle conclusioni: mi avevano preannunciato l’apocalisse, non è successo nulla, allora via libera. Via libera a che cosa? Su, non facciamo gli ingenui: al doping. Così potrebbe davvero finire questa interminabile storia. Contenti loro, contenti tutti. Almeno, però, non chiedano di stravincere. Se è vero che da un punto di vista giudiziario e regolamentare si può fare poco, almeno fino a quando qualche genio di laboratorio non metterà a punto questo benedetto metodo per trovare l’Epo sintetica nel sangue (domanda ingenua: ma non l’avevano scoperto dieci anni fa?), fino a quando cioè non ci sarà una prova certa per stabilire che un atleta ha aggiunto al suo sangue una sostanza esterna, fino a questo radioso momento nessuno rischierà granchè. Al massimo quindici giorni di riposo e un imbarazzo pubblico. Ma se è vero questo, in altre parole che esiste una sorta di obbligata impunità, i corridori non possono pensare di uscire da questi due anni anche casti e immacolati. Possono chiederci rispetto, possono rivendicare assoluzioni in mancanza di prove certe. Ma per piacere non pretendano anche certificati di santità. Sarebbe un po’ troppo. Se loro non vogliono passare tutti per drogati, la gente non vuole passare tutta per beota.

Se hanno voglia, ricomincino pure. Ci sarà sicuramente chi s’è convinto che in fondo basta soltanto stare un po’ più attenti: diciamo che il doping non è più uno scherzo come una volta, che va organizzato meglio, ma che comunque può tranquillamente funzionare. Facciano pure. Ma rispetto a una volta devono sapere che noi sappiamo. Perché è vero che nessuno è uscito da questi due anni con la patente ufficiale del dopato (a parte i rei confessi tipo Festina, ovviamente), ma è altrettanto vero che c’è una novità persino peggiore di tante condanne: i dati delle analisi. Rispetto al passato, sappiamo che nove corridori su dieci circolano con un ematocrito stabilmente sul filo dei cinquanta, proprio loro che con tutto quel movimento dovrebbero averlo più basso di noi. E se è pura verità dire che cinquanta non significa Epo sintetica, perché non c’è prova e perché ci sono eccezioni così alte per via genetica, è altrettanto pura verità ricordare come mediamente gli umani viaggino con ematocrito sotto il quarantacinque. Due anni di finimondo, se non sono serviti a condannare, sono serviti almeno a questo: a divulgare, a scoperchiare, a educare. A rendere pubblica una piaga che prima del famoso Tour i corridori credevano di poter nascondere.

Questo è cambiato, di sostanziale e determinante: adesso sanno che tutti sappiamo. Che le frottole da asilo non reggono più. Che a nessuno sarà più permesso di fare il finto tonto. Non è un risultato da poco: se non altro, toglie arroganza e strafottenza a un mondo troppo disinvolto e sicuro di sé. Poi, sul futuro, nessuno può scommettere: superata l’Epo, ci sono già in circolazione sostanze dinamitarde, per le prestazioni e per la salute. Non è escluso che quanto prima esplodano nuovi scandali e nuove discussioni. Se non altro, però, stavolta ricominceremo su basi nuove. Sapranno che noi sappiamo.

Cristiano Gatti, bergamasco, inviato de “Il Giornale”
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Julbo, storica azienda fondata nel lontano 1888 da Jules Baud, continua da anni a convincere anche in ambito ciclistico, merito sopratutto della preziosa collaborazione con il team World Tour Groupama-FDJ. La formazione ha in dotazione il casco Finisher e gli...


A Italian Bike Festival, tra appassionati, innovazione e passione per le due ruote, Maurizio Fondriest ha presentato ufficialmente l’equipaggiamento con cui affronterà la prossima edizione della Gravel Burn, una delle esperienze più avventurose del calendario gravel mondiale. Questa occasione speciale...


Polini Motori è presente all'Italian Bike Festival con il meglio della propria tecnologia, portando in esposizione la gamma di motori elettrici GP, ST e MX, progettati per offrire prestazioni elevate e massima affidabilità, e l’ultima novità della casa bergamasca: l’aggiornamento...


Nell’anno in cui taglia il traguardo dei 140 anni di storia, Bianchi celebra il fondatore Edoardo Bianchi con la Founder Edition, una collezione esclusiva di 85 modelli Oltre RC e Specialissima RC. Caratterizzati da due livree esclusive e componentistica top...


R5, un numero ed una lettera per dare un nome ad una bici che è già leggenda. Amatissima da professionisti e amatori evoluti di tutto il mondo, arriva oggi la nuova R5. Più leggera, più aerodinamica e rigida al punto...


Bianchi inaugura la sua nuova era e lo fa all’Italian Bike Festival di Misano,  dal 5 al 7 settembre 2025. Nello stand C3,  il marchio più storico del ciclismo mondiale presenterà la propria visione “Cycling Beyond” attraverso uno spazio completamente rinnovato: un...


Al prossimo IBF i riflettori saranno puntati anche sulla nuovissima Merida Scultura Special Edition, una bici da corsa resa unica da una esclusiva e particolare tecnica di verniciatura. In questo caso sarà la tecnica Hydro Dripping a dare splendore al...


Il marchio di abbigliamento ciclistico premium Pas Normal Studios è orgoglioso di annunciare il lancio ufficiale della sua esclusiva collaborazione con il leggendario produttore italiano di biciclette Colnago: Pas Normal Studios x Colnago C68. Creata per celebrare il decimo anniversario...


La S-Works Levo 4 LTD ha solo un compito, sa farvi innamorare al primo sguardo. Colpo di fulmine o no, con questa innovativa ed invidiata e-MTB Specialized ha ridefinito il concetto di e-MTB a cui eravamo abituati. La versione in...


Pinarello lancia oggi sul mercato la nuova serie F, una gamma completamente aggiornata di biciclette rivolte a ciclisti focalizzati sulla performance e sulla tecnologia. In questo preciso segmento l’esperienza di Pinarello chiude il cerchio e fornisce il massimo equilibrio tra...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024