Editoriale
A FONDO. Con un sms vengo invitato dal presidente Renato Di Rocco alla Gran Fondo di Ischia, in programma il prossimo 11 maggio. Sia ben chiaro, non ho nulla contro le Gran Fondo e sono felice che se ne organizzi una in uno dei luoghi più belli del mondo; ma c’è un ma. Temo, e ho ben più di un motivo per temere, che al numero uno del nostro ciclismo interessi molto di più il ciclismo ricreativo rispetto a quello agonistico. Temo che sia in atto un disegno molto pericoloso – e se vero – estremamente vigliacco: strappare sponsor al movimento professionistico e agonistico in genere (continental e under 23) per portarli nel mondo delle Gran Fondo o delle cicloturistiche. Ho informazioni e notizie di prima mano che si rincorrono, titolari d’azienda che mi hanno confidato di essere stati contattati e consigliati a lasciare “quel mondo di dopati” per investire in un ciclismo senza macchia (si fa per dire…) e competizione (questo va bene), a misura di famiglia (va benissimo), senza classifiche di merito (molto bene) e che può in ogni caso garantire un buon ritorno d’immagine. Lo ripeto, prima di essere frainteso: la Federciclismo fa benissimo a investire anche nelle Gran Fondo e nelle pedalate cicloturistiche; è promozione e probabilmente anche un buon strumento per fare del business e di questi tempi la cosa non può essere trascurata, ma non dimentichi la sua principale vocazione, che è quella di essere una Federazione con fini olimpici e per questo deve produrre medaglie. Non per niente il Coni fa confluire nelle casse federali più di 5 milioni di euro all’anno. Non credo che al Coni interessi sapere che sono in crescita le gran fondo, mentre il ciclismo professionistico va a fondo.

QUER PASTICCIACCIO. Per dirla con Carlo Emilio Gadda potrei definire la questione delle squadre Continental «Quer pasticciaccio brutto de via Piranesi». La rivoluzione è stata fatta. Il grande “escamotage” è stato trovato: facciamo passare per professionista chi professionista non è. Lo status è e resta quello regolamentato dalla 398 del 1981 (regola lo sport minore) e a dimostrazione che “er pasticciaccio” c’è e vive e si alimenta in mezzo a noi, basti ricordare che la Struttura Tecnica Federale solo qualche settimana fa aveva chiesto alle formazioni Team Idea, MgKvis Trevigiani, Area Zero D’Amico, Marchiol Emisfero e Vega Hostand, di pagare 100 € previa richiesta di autorizzazione alla STN per andare a correre all’estero (in questo caso in Slovenia). Esattamente come deve fare una formazione dilettantistica. Poi il Consiglio Federale è intervenuto prontamente mettendoci una pezza: la solita deroga.
Come spesso le capita, la nostra Federciclismo è brava a complicarsi la vita da sola. Bastava dire: signori, ecco a voi le “Continental”. Stop con gli Under 23. La Zalf e la Colpack, tanto per citare le due formazioni più forti, se vogliono svolgono attività anche promiscua con i professionisti, correndo Donoratico o il Trofeo Laigueglia, altrimenti fanno quello che stanno già facendo: corrono il loro calendario regionale (con i ragazzi di primo e secondo anno) o quello nazionale. La STN è riuscita nell’impresa di ottenere invece una cosa ibrida - molto italiota -, che ci fa solo del male. E mi spiego. Potrebbe accadere che un team Continental faccia risultato in una corsa professionistica e poi perda sistematicamente con i dilettanti. Ecco il capolavoro, un vero «pasticciaccio» di comunicazione. La Struttura Tecnica Federale che si danna l’anima a dire che le sue Continental sono “pro” quando non lo sono, nel contempo mette nella condizione di far fare una potenziale figura dei polli a quei team che non riescono a vincere nemmeno con gli Under 23. Se avessero varato il progetto semplicemente applicando il regolamento Uci, questo tipo di equivoco non sarebbe nemmeno sorto. Tutti sotto una stessa denominazione, quella delle “Continental”, che sono per il mondo della bicicletta una vera e propria “incubatrice” per i giovani talenti, o per quei ragazzi di 23 anni e oltre, che hanno bisogno ancora qualche anno in più per maturare. È bene che si sappia: oggi i migliori juniores o Under 23, vengono subito intercettati dai vari team di World Tour o Professional e lasciati in parcheggio in team di Under 23 a maturare ancora un po’. Nessuno va nelle “Continental”, ci sarà un perché? Questa categoria è stata pensata e proposta male.
È chiaro che all’interno della Federazione ci sia un problema di comunicazione e di semplificazione dei problemi. Il bizantinismo regna sovrano. Alla nostra Federciclismo interessa poco il livello delle squadre. La loro forza tecnica e finanziaria per la grande mamma del nostro movimento è un fatto assolutamente secondario. Ma si sbagliano. Se si permette che in giro per l’Italia e non solo, ci vadano squadre che sembrano più un gruppo di dolenti deportati anziché di baldanzosi corridori ciclisti, poi non si lamentino se non trovano sponsor: il più delle volte si raccoglie quello che si semina.

Pier Augusto Stagi
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