Gatti & Misfatti
Gli Oscar dimenticati

di Cristiano Gatti

Nella notte degli Oscar, a Verona, tuttoBICI si è macchiato di una gra­ve colpa: ha dimenticato di as­segnarne due. Entrambi mol­to importanti. Chiudendo il 2012, colgo l’occasione per as­segnarli io in extremis, perché nessuno dei campioni e delle grandi imprese stagionali resti fuori dalla memoria. I due Oscar che qui prontamente consegno vogliono incoronare un settore molto significativo del ciclismo internazionale: le pirlate.

Primo Oscar, da dividere per cinque in parti uguali, agli ideatori del “Manifesto per un ciclismo credibile”. Non c’è gara, una pirlata sublime. Già il modo: viene lanciato da cinque giornali di quattro Paesi europei. Un qualunque tizio che ne sappia poco delle nostre cose è legittimato alle più amare conclusioni: diamine, dev’essere proprio conciato male quell’ambiente, se in tutto il mondo soltanto cinque giornali di quattro Paesi europei sentono il bisogno di cambiare le cose. Solitamente, questo genere di iniziative deve al­meno cominciare con un consenso plebiscitario, per dare il senso dell’onda d’urto. Invece questi cinque si alzano, si fan­no un giro di telefonate e buttano giù quattro banalità che sembrano uscite dalle convention elettorali, del genere tut­ti i bimbi devono sorridere, basta guerre, aboliremo i temporali. I nuovi crociati del nuo­vo ciclismo - per inciso gli stessi che ci hanno smarronato per anni con il supermito di Armstrong - si dicono “mol­to preoccupati”. Povere gioie. Verrebbe voglia di so­stenerli e di condividerne il destino. Se solo se ne potesse parlare. Se solo avessero chiesto aiuto, sostegno, collaborazione. Parlo per me: nel mio piccolo, sono sempre qui al mio posto. Mi si trova facilmente. Io come tanti altri uo­mini di buona volontà, tutti con la debolezza di amare pro­fondamente questo sport. Noi chi siamo, minorati? Non possiamo dare qualche contributo, qualche idea, qualche sostegno? Pare di no. Per l’I­talia fa testo solo la Gazzetta dello sport, gli altri sono tutti idioti. Ce ne faremo una ra­gione. Anche perché posso scommettere qualunque cifra che anche questo manifesto, come tutti i codici etici e tutte le ipocrisie cerimoniose di questi anni, finirà dove merita: nel dimenticatoio. Se avrà miglior sorte, servirà a pulire i vetri o a incartare il pesce: al­meno un minimo di utilità sociale. Diciamolo: il risultato massimo resterà in definitiva questo Oscar per la miglior pirlata del 2012. Peccato soltanto debbano condividerlo. Almeno questo.

Sì, quest’anno c’è un’altra impresa che non può passare sotto silenzio, senza il giusto riconoscimento. Anche questa in chiusura di stagione. È l’idea ma­gistrale dell’Uci, illustrata con molto orgoglio dal presidente McQuaid in persona, di lanciare un numero verde antidoping. Siamo al Telefono ami­­co. Mai la lotta alla chimica nello sport era arrivata a tanta cattiveria. In un prossimo futuro, giusto il tempo di attivare la linea, il dopato pen­tito potrà comporre il nu­mero e confessare i suoi mi­sfatti, oppure il massaggiatore che ha visto movimenti strani potrà spifferare i nomi dei truffatori, oppure ancora il corridore dubbioso potrà confidarsi e chiedere consigli: che faccio, mi drogo o non mi dro­go? Sinceramente non ho ben chiaro chi risponderà dall’altra parte: se un assistente sociale, un piemme, uno psichiatra, un farmacista o un idraulico. Avendo una certa confidenza con i numeri ver­di, già mi sembra di vedere i poveri utenti, oppressi dai lo­ro problemi esistenziali, sentirsi rispondere nelle modalità che conosciamo: per confessioni premere il tasto uno, per delazioni premere il tasto due, per consulenze premere il tasto tre, per altre esigenze attendere in linea l’operatore, quindi chiudere la difficile esperienza con il solito esito, gli operatori sono tutti mo­men­taneamente occupati, la preghiamo di provare più tar­di.

Chiudiamolo qui, questo povero 2012, che come tutti i suoi predecessori ne ha viste di ogni. Se non al­tro, ha finito di soffrire. So per certo che molte componenti del ciclismo mondiale si stanno già organizzando per dare la caccia agli Oscar dell’anno prossimo. Sarà una battaglia furibonda. Quanto prima, lancerò anch’io un nu­mero verde, per segnalazioni di nomi e imprese che meritano la nomination.

PS. Non vorrei che qualcuno mi prendesse sul serio. Mi sembra evidente: il mio numero verde è tutto da ridere. Come quello dell’Uci.
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