Ho sempre creduto nel campionato del mondo in prova unica. L’ho sempre difeso per il fascino unico della sfida secca e senza rimedi, consapevole che raramente il vincitore sia il campione più forte del pianeta Terra, come poi vorrebbe significare lungo l’arco dei dodici mesi quella maglia così particolare, ma convinto che in ogni caso sia una lotteria talmente prestigiosa da scatenare negli atleti la loro parte migliore. Lo sappiamo tutti che il vero numero uno in assoluto, a livello globale, è il vincitore del Tour. Eppure il Mondiale conserva nella sua stessa essenza aleatoria il segreto di tanto interesse.
Dopo essermi schierato sul piano ideale, sperando che davvero il campionato del mondo resti per sempre così com’è, respingendo con perdite i periodici tentativi di cambiare la formule, non posso però evitare questa volta di manifestare una pesante critica. Non al Mondiale, ma al Mondiale 2011, o comunque a quei Mondiali, soprattutto in epoca recente, che gli somigliano molto. Quale Mondiale? Diamine, un Mondiale che vede Cavendish favorito assoluto, che vede l’Italia senza i Basso, i Nibali, i Cunego, gli Scarponi, tutta una nazione da mesi in attesa di sapere se finalmente Bennati sarà in grado di reggere la fascia di capitano. Via, davvero possiamo perdere il sonno per un Mondiale così?
Lo so che molti puristi già esprimeranno il loro disprezzo, sostenendo che anche un Mondiale per sprinter, ogni tanto, serve a riequilibrare la lunga serie dei Mondiali a loro proibiti per la severità dei percorsi. Dunque, viva i tracciati piatti e veloci che ogni qualche anno premiano le virtù degli spericolati uomini-jet. Vogliamo forse dimenticare quanto ci è piaciuto il Mondiale di Zolder, con quella schiacciante prova di squadra azzurra che scodella ai duecento metri finali la grande vittoria sul piatto dell’irresistibile Cipollini?
Echi lo dimentica. Però attenzione: nessuno dimentica i propri trionfi, ovunque essi avvengano, ma nessuno può neppure dimenticare la noia di queste sette ore in attesa dei venti secondi finali. Ne faccio una questione di spettacolo, prima di tutto: quando il percorso è facile, lo schema fisso diventa quello dei velocisti che tengono tutto legato per salvare la soluzione allo sprint. Hanno voglia gli altri, poveracci loro, di cercare soluzioni a sorpresa, coraggiose, da lontano. Fanno la figura patetica dei kamikaze, tutto sommato pure un po’ pirla. Non a caso, ultimamente i cittì tagliano la testa al toro ancora prima, lasciando direttamente a casa i campioni delle fughe e i super fondisti.
Una questione di spettacolo, ne faccio. Ma non solo. Ce n’è una squisitamente tecnica, forse ancora più importante: sappiamo tutti che per definizione la corsa di un giorno solo non sempre - quasi mai - riesce a premiare davvero il numero uno del momento. Fosse così, sapremmo già per esempio che il duello 2011 sarebbe un discorso chiuso tra Gilbert e Evans. Sappiamo di questo peccato originale, che il Mondiale si porta dietro come fascino e come condanna: non sempre, quasi mai, vince davvero il più forte del mondo. Però c’è un però: bisognerebbe sforzarsi di trovare un vincitore che gli somigli molto. Cioè un atleta che comunque, quel giorno, vinca la distanza, la fatica, gli agguati avversari, dimostrando d’essere un campione completo, in senso compiuto. Certo che Contador può vincere sei grandi giri in pochi anni, senza per questo riuscire a vincere altrettanto facilmente un Mondiale. Fa parte del gioco. Lo accettiamo. Ma c’è un limite a tutto: il prossimo Mondiale, con tutto il rispetto per Cavendish, che fa benissimo il suo mestiere di sprinter, può somigliare alla Milano-Vignola, non certo a una severa prova di resistenza. A quel punto, dovendo puntare sulla velocità, mi gusto molto di più, e la considero molto più “iridata”, la Milano-Sanremo. O persino la Parigi-Tours…
Mi si dirà: bravo, e come fai ad organizzare un Mondiale duro su quel campo da biliardo che sono ad esempio i Paesi Bassi? Non lo so. Non è a me che devono chiederlo. Ricordo comunque che persino in Olanda, quando vogliono, una corsa maschia riescono ad inventarsela, vedi l’Amstel, vedi lo stesso Mondiale di Valkenburg. In fondo non serve molto: qualche strappo serio messo nei punti giusti. La verità è che il problema non nasce dalla conformazione idrogeologica delle nazioni ospitanti, ma dalla conformazione dei cervelli e degli interessi economici di chi decide, ultimamente sempre più convinti del fascino di questi Mondiali a rotazione, una volta per fondisti, una volta per velocisti, una volta per neri, una volta per rossi, e così via, scucendo denaro da tutte le parti.
La situazione è questa, bisogna solo subirla. Da parte mia, posso solo prendere personalissime precauzioni. Se a qualcuno interessa, propongo una velocissima - come uno sprint - guida pratica al prossimo Mondiale: sveglia puntata sulle 17 di domenica pomeriggio. Prima, grigliate, gite fuoriporta, qualche rapidissimo collegamento radio o tv per sapere che nessuno sia caduto e che nessuno dei nostri si sia ritirato. Poi, allo squillo della sveglia, velocissimi - come sprinter - in poltrona: il quarto d’ora finale è imperdibile. Anche la volata ha il suo fascino irresistibile. Però per favore non chiamiamolo più Mondiale di un giorno: è il Mondiale di un quarto d’ora. Per me, già da un po’, il vero Mondiale di un giorno si corre in due giorni: Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia.
Ora è ufficiale, il Team Torpado Kenda pedalerà la stagione appena cominciata con i pedali LOOK X-track. I più attenti avevano già notato le bici del team sui campi gara equipaggiate con i pedali top di gamma di LOOK, gli X-track...
Il modello 029 di casa Salice nasce dalla grande esperienza maturata da Salice nelle massime competizioni, un terreno in cui la storica azienda di Gravedona ed Uniti ha sempre detto la sua mettendo al servizio degli atleti occhiali e caschi...
La nuova maglia Race 2.0 di Alé Cycling è il capo giusto per chi ama le sfide e desidera essere veloce in ogni circostanza, merito di tessuti racing e di una costruzione che ne esalta il fit. Direttamente dalla...
Galfer, marchio rinomato nella produzione di componenti per freni, ha appena effettuato un restyling dell'imballaggio di tutte le sue pastiglie freno per biciclette, una scelta green che porta a diversi e concreti vantaggi. Una scatola completamente rispettosa dell'ambiente...
«Quando metti la fatica a disposizione degli altri, le cose diventano più semplici e trovi energie che non t’aspetti»: Fabio Celeghin non ha il fisico da ciclista, «semmai quello del lottatore di sumo» scherza lui. In realtà è sempre stato...
Se nel 2019 Cervélo ha stupito il mondo con Áspero presentando una bici gravel di nuova concezione, quello che accade oggi è che ci troviamo davanti ad un progetto che procede nella stessa direzione. La nuova Áspero rimane fedele a...
Lo so, non si tratta della scoperta del secolo, ma è uno degli aspetti che nella nostra vita frenetica tendiamo a non tenere molto in considerazione. Sonno e Sport, o se preferite, Sport e Sonno sono due elementi strettamente correlati...
Un nuovo grande obiettivo necessita di nuovi potenti mezzi. E Tadej Pogačar, per il suo primo assalto al Giro d’Italia, avrà dalla sua parte l’efficienza e l’eleganza delle nuovissime POGI’S, l’ultimo modello top di gamma delle scarpe targate DMT. Un...
Pinarello ha appena presentato la sua nuova collezione di abbigliamento primavera-estate, un’ampia scelta di capi in cui l’aerodinamica, il comfort e le prestazioni vengono decisamente spinte al massimo. Si tratta di capi premium ottimizzati per le condizioni climatiche più calde,...
La nuova Bianchi Infinito nasce per chi ama pedalare a lungo all’insegna di un maggiore comfort e di una posizione in sella meno estrema. UNA GEOMETRIA PER TUTTI Partendo infatti dalla collaudata geometria endurance introdotta da Bianchi con il top di gamma...