Gatti & Misfatti
Viva Spagna

di Cristiano Gatti

Forza Spagna. Lo grido subito anche per i Mon­diali di Varese. Sempre forza Spa­gna. Così completiamo l’opera: dopo la Liegi-Bastogne-Liegi, dopo il Giro, dopo il Tour, do­po le Olim­piadi, è l’unico sigillo che manca. Una volta ultimata la collezione, magari di­rettamente con Valverde, vo­glio poi vedere cosa devono an­cora vincere gli spagnoli per smuovere, anche di pochissimo, le coscienze critiche d’I­ta­lia, di Germania, di Francia, cioè di tutte quelle nazioni che hanno raso al suolo il proprio ciclismo causa doping e che tranquillamente continuano a farsi umiliare dall’unica nazione rimasta immobile e impassibile, nonostante il più grande scandalo della storia - Ope­ra­cion Puerto – sia una cosa tutta sua.

So bene che qualche lettore abituale - ne avrò qualcuno anch’io, cribbio -comincerà a pensare malissimo di me. Giustamente si chie­derà se ab­bia contratto l’arteriosclerosi precoce, o se sia vittima di os­ses­sioni notturne, visto che or­mai continuo a ripetere questa stessa cosa: è una vergogna, è uno scandalo, è una follia - anzi: è una cosa da vermi - che i ciclisti di tutto il mondo continuino a gareggiare contro gli spagnoli. Purtroppo, non riesco a superare. È più forte di me. La vedo così: se solo avessimo ancora una parvenza di orgoglio, di senso della giustizia, di schiena dritta, non potremmo accettare di iscriverci a cor­se dove si corre con regole diverse. Regole diverse? Cer­to, regole diverse. Che altro è, se non uno stravolgimento del­le regole, questa assurda cosa di una nazione dominatrice soltanto perché nessuno dei suoi atleti ha subito un’indagine e un processo, eventualmente una sonora squalifica, mentre gli altri han­no subito di tutto (leggi Basso e Ullrich, tanto per non fare nomi, tanto per non ripetermi). Ai duri di cer­vice ri­volgo una domanda semplicissima: davvero la Spagna avrebbe vinto gli ultimi tre Tour se anche Basso e Ullrich avessero ricevuto da Italia e Germania lo stesso trattamento ricevuto dai “Valv-Pi­ti” e dagli “Amigo de Biril­lo”? Se l’Italia e la Germania fossero la Spagna, cioè nazioni di im­puniti, sono pronto a giocarmi una mano che gli ultimi tre Tour non li avrebbero vinti sempre gli stessi. O per caso farnetico?

Ecco perché, a questo pun­to, tifo Spagna anche al Mon­diale di Varese. Vo­glio che la vergogna monti sempre di più, che lo scandalo sia sempre più macroscopico e intollerabile. Per vedere poi fino a che punto il bel mondo del ciclismo continuerà a su­bi­re in silenzio, ad accettare su­pi­na­mente e servilmente di farsi orinare in testa, senza neppure trovare la dignità mi­nima di alzare la manina e tentare una reazione. Quale? L’ho detto e ridetto mille vol­te, sono veramente esausto a forza di ripeterlo: visto che nes­suno sembra in grado di costringere la Spagna ad aprire gli archivi dell’Operacion Puerto e di av­viare una seria inchiesta in casa propria, quanto meno boicottiamola. Non fanno pulizia, se ne im­pip­pano delle regole, continuano imperterriti ad esultare per le loro vittorie e a ghignare per le nostre scon­fitte? Be­nis­simo. Conti­nuino pure. Pe­rò senza di noi. Senza che noi poggiamo docili il collo sulla loro ghigliottina. Giriamo al­la larga. Con loro non giochiamo più. Non corriamo nel­le loro corse, non corriamo nelle corse dove ci sono loro.

Si chiama boicottaggio. Un modo per far esplodere il problema. Per chiudere nell’angolo un Paese che pretende di decidere tutto da so­lo, regole e risultati. Inutile di­re che la mia è un’idea to­tal­men­te priva di prospettiva. Per ar­rivare a tanto servirebbe gente con una spina dorsale. Con un senso adeguato del­le giustizia. Con un’in­tel­li­genza viva. Qui invece il pa­no­rama è tragicomico. Sono tragicomiche le nostre squadre, che sembrano contentissime di continuare a perdere contro gli impuniti. E ancora più tragicomici sono tanti il­lustri giornalisti di casa no­stra, che questa vergogna del­l’Operacion Puerto hanno frettolosamente archiviato co­me fastidiosa scocciatura, buttandosi subito a testa bassa nelle celebrazioni del miracolo spagnolo. Novantanove su cento Valverde dovrebbe starsene a casa con Basso e Ull­rich, invece va a Liegi e vince la classica più importante del mondo. Che fanno i nostri soloni? In­vece di sottrarsi - come misura minima di se­rie­tà - al coro del­le celebrazioni, sono i primi a scrivere quant’è bravo questo Val­ver­de. Non li sfiora l’idea che sia così bravo anche perché lui ha scansato le tegola, mentre i suoi avversari più forti l’hanno presa in testa. Ma no, sarebbe uno sforzo intellettuale eccessivo. Vai con i superlativi. Valverdissimo.

E allora speriamo che Val­ver­dissimo ce la faccia an­che a Varese, in casa no­stra. Così da poterlo celebrare ancora più degnamente. Poi pe­rò, con calma, in un momento di pausa, le autorevoli firme mi spiegano dove sono finite tutta l’indignazione, tutta la morale, tutta la cattiveria esibite a muscoli tesi contro i Basso e gli Ullrich, a suo tempo. Co­sì, semplicemente per capire.

Ps: per non sparare nel mucchio, devo dare atto a qualche collega di non aver mai taciuto sullo scandalo spagnolo. Mi vengono in mente Sergio Rizzo del Corriere dello sport e Luca Gia­la­nel­la della Gazzetta. Se gli altri se ne risentono, se gli altri mi odiano, non me ne importa proprio nulla. Prima di sputare in un occhio a me, si guardino allo specchio mentre rileggono le loro elegie sui fenomeni spagnoli. Poi possono sputare.
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