Editoriale
Siamo partiti e Gianni Bugno, campione d’Italia in carica, è stato scelto da TuttoBici come rappresentante di tutto il movimento ciclistico italiano. Un movimento pronto a prendere il volo, proprio come il due volte campione del mondo.
Bugno da qualche mese segue un corso per accedere al brevetto di elicotterista, quindi il volo lo prenderà certamente tra non molto su un bellissimo elicottero della Atal di Milano, ma a livello simbolico noi speriamo che il fuoriclasse lombardo ritrovi lo smalto dei tempi migliori per ripredere il volo in sella anche alla sua Fausto Coppi e lo stesso augurio lo rivolgiamo a tutto il movimento italiano che quest’anno è chiamato a recitare un ruolo di primo piano su tutti i traguardi del mondo: dal Giro al Tour, per passare alle Olimpiadi di Atlanta e al mondiale di Lugano.
Intanto, mentre la stagione si avvia ad entrare nel vivo con la Milano-Sanremo, che si correrà a fine mese, e con le classicissime del Nord, il ciclismo italiano ha da poco archiviato la rinascita della Sei Giorni di Milano.
Cento di questi giorni. Cento di queste Sei Giorni: La Gazzetta dello Sport ha vinto la sua personalissima scommessa e prosegue come meglio non avrebbe potuto le celebrazioni del Centerario.
Dopo dodici anni di assenza e attesa la Sei Giorni è tornata a riscaldare i gelidi inverni milanesi. La Gazzetta ha avuto il grande merito di riportare a Milano un pezzo di tradizione; Milano ha avuto la grande sensibilità di rispondere all’appello in maniera convincente. Non sono mancati però i problemi. Le prime giornate sono state fiacchine, questo è anche giusto ricordarlo, ma è altrettanto vero che le ultime serate sono state convincenti e avvincenti e come vuole la migliore tradizione la Sei Giorni si è trasformata in un’autentica festa del ciclismo.
Ma guai a dormire sugli allori, guai a credere che il più è stato fatto e che alla Gazzetta tutto è concesso, tutto è possibile. Ci sono invece molte cose da sistemare, molte cose da rivedere. Come, ad esempio, il rapporto con le reti Fininvest. In Gazzetta non nascondono il loro malumore per il servizio televisivo riservatogli, ma è altrettanto vero che alle reti berlusconiane la Sei Giorni è piombata tra capo e collo e quel che è stato fatto ha del miracoloso. Nel palinsesto di Italia Uno, la kermesse meneghina non ha certamente trovato grandi spazi ma come era possibile prevedere un trattamento diverso quando il pacchetto Rcs è passato in modo repentino dalle reti Rai a quelle Fininvest con un gesto di magìa da far invidia al mago Silvan?
In questo numero di TuttoBici potrete godere di due servizi unici. Il primo è un reportage fotografico dedicato a Miguel Indurain che ha posato amabilmente per il nostro fotografo, Pier Maulini. Un Indurain inedito, assolutamente diverso da quello che siamo soliti vedere. Un Indurain ironico, capace di sorridere e far sorridere. Ma soprattutto un Indurain tutt’altro che appagato. Il campione navarro insegue il Sesto Tour de France consecutivo e tante altre cose; e chi lo vuole prossimo alla pensione capirà che sarà meglio non farci tanto conto perché Miguel Maria Larraya Indurain ha intenzione di andare avanti ancora per un po’, con il solito impegno, con i soliti obiettivi, con la solita determinazione.
E poi c’è la prima iniziativa speciale di TuttoBici, che ha deciso di regalare a voi tutti, amanti del ciclismo, un vademecum unico nel suo genere, mai editato prima, interamente dedicato al ciclismo giovanile, a quel grande mondo che abitualmente viene definito per convenzione «ciclismo minore» ma che di minore non ha proprio nulla. Un vademecum ricco di dati, un autentico censimento del ciclismo giovanile nel quale sono state raggruppate oltre 120 società e più di 1.300 atleti suddivisi nelle loro nuove categorie Under 23 e Élite. Uno strumento di lavoro importante e di facile consultazione, che vi guiderà nel vasto mondo del ciclismo di quel che sarà.
In questo numero parliamo anche di doping, grazie ad un accorato appello di un dirigente di società, che dice cose importanti e allarmanti; e grazie anche ad un’iniziativa estremamente importante -DopingInfo - che ci arriva dalla Svizzera, forniamo alcune indicazioni importanti alle quali potremo anche ispirarci. Parliamo di doping, di questa piaga che sembra essere invincibile e che attira tutti quegli atleti che desiderano almeno una volta alzare le braccia al cielo in segno di vittoria. Parliamo di doping perché è giusto che sia così, anche se ci sentiamo, davanti a questo problema, quasi impotenti. Troppa omertà, troppi i bisbigli. Di doping non si parla mai abbastanza. Ma soprattutto nessuno vuol parlare. E così continueremo a veder atleti dopati alzare le braccia al cielo in segno di giubilo: fino a quando le alzeranno in segno di resa.
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