Editoriale
La Lega si slega. A incatenarli e a incattivirli è stata senz’altro la Rcs-Organizzazioni che ormai, a livello organizzativo, ha in mano il 90% delle corse italiane. I gruppi sportivi professionistici sono sul piede di guerra. Basta con la Lega degli organizzatori e dei gruppi sportivi, qui bisogna darci un taglio.
Per il momento tagliano corto e si danno qualche settimana di tempo per chiarirsi le idee: nel frattempo Alvaro Crespi, segretario nazionale e internazionale dei Gruppi Sportivi, sta mettendo a punto una strategia che dovrebbe condurre a uno scontro certamente non indolore con una organizzazione parente stretta de La Gazzetta dello Sport: scusate se è poco.
Era inevitabile che si arrivasse a questo. Per troppi anni la situazione è scivolata su binari di monopolio quasi assoluto. Dall’altra parte i gruppi sportivi si sono trovati ad avere in pratica un solo interlocutore: prendere o lasciare.
Ora come ora ci sentiamo di dire che i gruppi sportivi hanno le loro buone ragioni per alzare la voce e che, in quanto animatori dello spettacolo-ciclismo, meritano ben altra considerazione; ci sentiamo altresì di dire che la Gazzetta non ha scippato nulla: tutto le è stato concesso, senza batter ciglio. Insomma, non ci sono dubbi che qualcosa vada risistemato, ridisegnato, ma si sappia che se a livello organizzativo stiamo vivendo una «dittatura» c’è stato un «popolo» che ha marciato su Roma per istituirla.
Un «calcio» in Lega. I Gruppi Sportivi vogliono più peso, più potere decisionale e dicono apertamente di ispirarsi al calcio, dove le società gestiscono il calendario e trattano direttamente per i diritti televisivi. Non tenendo presente un piccolo particolare: un conto sono le società di calcio e un altro sono quelle di ciclismo. La Lega calcio è sì una lega di società, ma quelle sono aziende a tutti gli effetti, di proprietari certi che rispondono al nome di Agnelli, Berlusconi e Moratti.
Le società di ciclismo sono attualmente, invece, delle scatole vuote piene di sponsor. Uno sponsor che non ha assolutamente potere contrattuale. Pensate un po’ al dottor Squinzi che tira fuori qualche miliardo dalle casse Mapei e non può gestire direttamente né la società né tantomeno la contabilità. I Gruppi sportivi rivendicano il loro peso, «senza di noi non si fanno nemmeno le corse», fanno sapere. Ma se è per questo anche senza corridori. E lo stesso si può dire degli sponsor: cosa farebbero i team-manager senza gli industriali?
Pronti a scippare i corridori. L’Assogruppi alza la voce e abbassa gli obiettivi. Parla di merchandising, di diritti televisivi, di rimborsi spese e poi arriva all’accatto vero e proprio. Quest’anno i premi di squadra sono stati aboliti e già sono pronti a incamerare anche i premi federali dei corridori. Visto che ai ciclisti sono arrivati a chiedere il sangue, perché non chiedergli anche un po’ di soldi, devono aver pensato.
Società per Azioni, e società per chi? I problemi ci sono e vanno senz’altro affrontati. La Lega deve recitare il mea culpa e rimettersi in gioco; i gruppi sportivi hanno il dovere di far valere il loro peso specifico ma devono anche organizzarsi diversamente; i corridori stiano invece molto attenti a non perdere ulteriore terreno. Il calcio, che tanto viene preso ad esempio, ha trovato nell’unità la propria forza.
Una vittoria ai punti. Ai gruppi sportivi già brilla l’occhio: rimborsi spese, diritti televisivi e sgravi fiscali. Tra le grandi innovazioni c’è quello del rimborso spese a seconda dei punti Uci di ciascun corridore. Una squadra viene rimborsata dall’organizzazione in base ai corridori che porta alla corsa e al punteggio Uci che ognuno di loro ha in dotazione. Esempio: chi vuole Bartoli deve pagare non meno di 9 milioni, perché Michele è il numero due al mondo e ha in dotazione più di 1.800 punti.
Attenzione, però, perché quella che sembra una grande trovata farà lievitare maledettamente i costi d’organizzazione e si rischierà il collasso.Certo, si potrà andare a correre all’estero: gratis, però!
Tiranni & dittatori. Ma i team-manager si sentono sicuri: sanno di avere un forte potere contrattuale. Non pensano, però, che i corridori e gli sponsor un giorno potrebbero farsi furbi organizzandosi diversamente. Ah già, la nuova Lega dei gruppi sportivi ha in serbo di creare un piccolo castello dorato dentro il quale, un giorno, nessuno possa più entrare. Insomma, è già pronto un nuovo dittatore.
D’altra parte, come disse Daniel Defoe, tutti gli uomini sarebbero tiranni, se potessero.

Pier Augusto Stagi
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