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POGACAR. «MAGLIA ROSA SUBITO? M'INTERESSA AVERLA A ROMA. E PARLARE SOLO DI ME È IRRISPETTOSO...»
di Nicolò Vallone | 02/05/2024 | 18:39

«Non sono in cerca della maglia rosa subito, m'interessa averla a Roma». Parola di Tadej Pogacar. Del debuttante Tadej Pogacar. Che nella conferenza stampa ufficiale pre-Giro d'Italia ha avuto comunque modo di esprimere alcune impressioni sulle tre settimane che stanno in mezzo alla grande partenza torinese e la passerella finale capitolina.

«Se si presenterà l'occasione nelle prime battute la coglieremo ovviamente, ma la priorità è correre in modo intelligente per non commettere passi falsi e approdare all'ultima settimana nelle migliori condizioni. Anche perché al Giro magari sei meno stressato rispetto al Tour, ma dei tre grandi giri è l'unico che non si corre in estate e ci possiamo aspettare le peggiori condizioni meteo in alta montagna. Ci sarà quasi subito una salita come il santuario di Oropa, interessante perché sarà quasi un "test d'ingresso" mentre la seconda settimana si chiuderà con una delle frazioni più impegnative ossia quella di Livigno. Come da tradizione sono disseminate sul percorso alcune scalate leggendarie, come lo Stelvio che sarà Cima Coppi, ma una che m'intriga particolarmente è il doppio Monte Grappa. Inoltre sarà fondamentale la cronometro, con oltre 70 chilometri divisi in due giornate: rispetto all'anno scorso mi sto allenando di più sulla bici da crono, ma percepisco di aver avuto meno tempo di quanto sperassi. Spero di arrivare alle crono con le giuste sensazioni.» 

La concorrenza non mancherà comunque al Giro numero 107 («Thomas e Bardet sono tra i miei principali avversari e si sono preparati molto bene, ma mi aspetto pure di ricevere filo da torcere dai giovani emergenti») ma soprattutto se si allarga lo sguardo al grande sogno della doppietta col Tour de France, non può mancare un riferimento alle caduta di Vingegaard & co. e alle pressioni tutte sulle spalle del fenomeno della UAE: «Giorno dopo giorno la tensione aumenta, ma è normale per un appuntamento del genere. Sono abituato a essere considerato il favorito e i miei compagni a essere la squadra contro la quale corrono tutti. Ciò detto, trovo davvero irrispettoso verso tutto il movimento parlare solo di un corridore e di una squadra. Si tratta di corse lunghe, piene di variabili e con tanti pretendenti di tutto rispetto. Non ho chiamato Jonas dopo il suo incidente perché penso avesse bisogno di essere lasciato tranquillo, ma quella tappa dei Paesi Baschi l'ho vista in tv insieme alla mia fidanzata Urska e sono rimasto in silenzio alle orribili immagini di colleghi immobili a terra. Immagino il trauma non solo loro, ma delle loro famiglie e amici, auguro a tutti pronta guarigione.»

Dato che non si corre da soli, anche se si è un campione di questo calibro ci vuole una squadra adeguata alle proprie spalle. Lo stesso direttore tecnico Joxean Matxin ha ammesso al nostro podcast che al Tour ci sarà una formazione interamente orientata a supportare il capitano, mentre al Giro si sono concessi di pensar pure alle volate. Niente paura, almeno in apparenza, per il classe '98 di Klanec: «Potrei trovarmi da solo in alcuni momenti, ma ho molta fiducia in Majka e Grossschartner in primis e ovviamente in Novak e Bjerg, senza dimenticare che il "treno veloce" formato da Laengen, Oliveira e Molano potrà dare una bella mano nei tratti di pianura. Siamo in grado di controllare la gara.»

Nessuno smette mai d'imparare e migliorare, soprattutto se vuole essere il migliore di sempre, ed ecco le considerazioni di Pogacar sulla propria evoluzione come corridore fino al momento attuale: «A proposito dei discorsi di poco fa, ho dovuto imparare a gestire la pressione e acquisire la mentalità di chi corre sempre per vincere. Qualcosa che mi ha portato a realizzare imprese che nemmeno nei più magnifici sogni di bambino avevo in mente, come conquistare la maglia gialla, per di più due volte, e svariate classiche monumento. Quest'anno in particolare, come strategia per centrare alcuni determinati obiettivi, sto svolgendo una preparazione mirata, con meno giorni di gara e più di allenamento. Un approccio che sto apprezzando molto, negli anni ho imparato sempre di più ad apprezzare l'andare in bicicletta e allenarmi mi consente di godermela maggiormente. Oltretutto, correndo un po' meno, mi sento più carico quando poi mi trovo a gareggiare.»

Come da prassi "defatigante" ecco qualche considerazione più leggera e non ciclistica nel senso più tecnico del termine. Dopo la Liegi-Bastogne-Liegi, terza vittoria su quattro corse finora nel 2024, «mi sono divertito ad alternare duri allenamenti e bei momenti insieme alla mia famiglia e a Urska, oltre ad andare sui go-kart» e se gli si chiede infine di due Paesi vicini geograficamente, e sempre più vicini sotto ogni aspetto, come il nostro e il suo, «correre in Italia è uno spettacolo, se poi ci aggiungiamo la mescolanza con tutti i miei tifosi che verranno dalla Slovenia non vedo davvero l'ora!»

Non la vediamo nemmeno noi, caro Tadej.

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