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VISITA ALLA FABBRICA SIDI: IL DESIGN COME FUNZIONALITÀ CHE PARTE DAL... SOTTOPIEDE
di Nicolò Vallone | 13/10/2023 | 08:12

Trovarsi in Veneto è una ghiotta occasione per far visita alle aziende che accettano di aprire le proprie porte per mostrare il loro contributo all'attività della bicicletta, sia professionistica che delle persone comuni. A Maser, nel trevigiano, c'è la storica azienda fondata e diretta per decenni da Dino Signori, una delle più importanti case produttrici di calzature da ciclismo e motociclismo. Il suo nome è naturalmente SIDI e dall'anno scorso fa parte dell'universo imprenditoriale della holding Italmobiliare. Accanto a Pippo Pozzato da una vita, Sidi con la nuova gestione ha proseguito il rapporto con Pozzato come partner delle sue corse d'ottobre. A proposito del rinnovamento dell'azienda in seguito all'acquisizione, una delle prime sfide è stata quella di implementare i reparti di comunicazione e sviluppo all'interno dello stesso stabilimento dove si produce, s'immagazzina e si amministra: se non è un unicum, poco ci manca.

Ad accoglierci ieri pomeriggio e farci una panoramica su filosofia e caratteristiche dell'attività Sidi, mostrandoci vari modelli di scarpa da ciclismo, è il direttore marketing Massimiliano Mirabella. I concetti cardine? Durabilità dei prodotti e mantenimento, il più possibile, della possibilità di cambiare singoli componenti della scarpa. No agli "eccessi di logo" e design subordinato alla funzionalità e alla confortevolezza: la scienza che deve incontrare la competenza manifatturiera, e solamente in seguito dedicarsi all'estetica. Per la funzionalità ci sono elementi materiali come i resistentissimi cavi in fibra Dyneema e la tecnologia di chiusura Firmor, lanciata dalle Prima e consolidata con le ultime 2S. Lato estetica, da segnalare la collaborazione con l'artista britannica Jarpz, maestra nella customizzazione di quello che di fatto è l'elemento più personalizzabile dell'abbigliamento del ciclista. E un occhio alla sostenibilità, con le resine ormai preferite alla plastica. Infine, una missione per il futuro: aumentare la presenza di Sidi in ambito fuoristrada.

Dopo un momento storico-museale dove ci vengono mostrate scarpe degli albori, ancora con le stringhe, e raccontati aneddoti su Miguel Indurain e il suo rapporto di signorile correttezza con Signori in persona, veniamo condotti attraverso pareti tappezzate di poster pubblicitari coi campioni Sidi di 20-30 anni fa, e in men che non si dica ci troviamo nella fabbrica. Che non è, va detto, l'unico luogo di produzione Sidi: l'altra fabbrica si trova in Romania. Dove i costi sono minori sì, ma i nostri "padroni di casa" spiegano anche che certi mestieri manuali e sartoriali c'è sempre meno gente disposta a farli dalle nostre parti.

Parliamo di padroni di casa al plurale perché qui la palla passa a Denis Favretto, racing supporter dell'azienda, dove macchine e operai si alternano sapientemente tra linee ciclismo e moto, in una temperatura tenuta costante sui 21 gradi sia in estate che in inverno e con impianti di purificazione dell'aria che tiene lontane le inalazioni chimiche. Rispetto a un calzaturificio non sportivo, la scarpa non viene costruita dalla suola bensì dal sottopiede interno: la suola viene aggiunta alla fine, con i ciclisti gravel a prediligere solitamente quelle più rigide rispetto a quanto facciano gli stradisti. Non vengono realizzate "cento destre e poi cento sinistre" bensì un paio per volta, cosicché una destra seguirà esattamente l'identico processo della relativa sinistra, e così via. Ogni singolo step prevede un controllo qualità.

I corridori, tuttora in attività o meno dal rapporto più "privilegiato" e personale con Sidi hanno la scarpa fatta su misura. C'è un mobilone a scaffali che contiene tutte le forme una in fila all'altra (vedi galleria fotografica in cima a questo articolo): da Rasmussen a Bernal, da Sastre allo stesso Pozzato, e molti altri, ciascuno ha la misura e la forma grossomodo del proprio piede rappresentata da questi strumenti di lavoro. Troviamo pure l'intruso: la forma di Cal Crutchlow, che del resto come alcuni suoi colleghi centauri ama anche le due ruote a pedali oltre a quelle dal roboante motore che guida per mestiere. Curiosità conclusiva: la misura, il "numero di scarpe" medio oggigiorno dei clienti Sidi si avvicina al 44.

Un paio di porte e si rientra negli uffici. Tutto in poco, perfettamente essenziale ma funzionale: quella che si erge a Maser è una delle sedi aziendali più "compatte" d'Italia.

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