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LE STORIE DEL FIGIO. FORMICHETTI, IL PROMOTER D'ABRUZZO
di Giuseppe Figini | 16/02/2019 | 07:50

E’ soprattutto un appassionato e fervente praticante del ciclismo e della bicicletta che trova, sia nel versante del pedalatore, sia in quello del promotore d’iniziative con al centro la bicicletta, molteplici motivi d’appagamento della sua innata passione che l’accompagna fin dalla più giovane età.

Parliamo di Maurizio Formichetti, anno di nascita 1956, di Chieti, puro prodotto del territorio degli antichi Marrucini, legatissimo alle tradizioni e ai luoghi della sua terra d’Abruzzo che conosce a fondo per averla percorsa, in lungo e in largo, in basso e in alto, con la sua bicicletta e che, per professione, è funzionario presso la Prefettura di Chieti. Nei ritagli del tempo libero, da più di una decina d’anni, è la dinamica e fattiva interfaccia locale di RCS Sport per le tappe in Abruzzo, sia per il Giro d’Italia, sia per la Tirreno-Adriatico. E’ sempre presente e collaborativo, comunque, con altre espressioni del ciclismo abruzzese, siano squadre, siano corridori, ai quali non fa mai mancare il suo apporto di consigli ed esperienza, con amicizia.

Un salto, lungo salto, indietro nel tempo lo vede gareggiare, giovanissimo, con costante applicazione e passione, in tutte le categorie fino ai dilettanti. La passione è tanta ma il palmarès, nell’eloquenza propria dei numeri, non la fa rilevare, premiandola con successi e/o piazzamenti da podio, tanta passione e applicazione con gioiosa fatica, senza contraddizioni in termini per la definizione, non misurabile con i numeri.

Non demorde però e si butta con entusiasmo nelle partecipazioni assidue alle prime granfondo, “vere granfondo” le definisce, degli anni 1980-1990 e, nello stesso tempo, gareggia fra gli amatori. E’ in questa categoria che nel 2002 conquista la maglia tricolore di campione italiano nella categoria “master 3 granfondo”. E’ comunque una soddisfazione per Maurizio Formichetti e ci tiene a rimarcarlo.

Da qui comincia il suo attivismo nel campo organizzativo locale promovuendo diverse manifestazioni in ogni ambito, talvolta travalicando le regole federali in materia, un po’ “border line” come si usa dire, spinto magari dal troppo entusiasmo e dal suo attivismo nel settore due ruote.
Un attivismo che gli è reso possibile anche grazie alla comprensione e una certa libertà d’azione che gli è concessa, sempre in materia e nel quadro ciclistico, senza detrimento per la specificità del lavoro d’ufficio, dai vertici della Prefettura che condividono e comprendono la sua passione, anche per l’operare in favore del territorio.

Nel suo ruolo, definiamolo ciclistico e di collaborazione con le organizzazioni in rosa, Maurizio Formichetti ha avuto quale predecessore “don” – definizione di rispetto, non ecclesiastica, con la quale era indicato in Abruzzo – Carlo Travaglini, pure lui di Chieti, amico di Vincenzo Torriani e del suo staff organizzativo. Era un personaggio a tutto tondo, una sorta di patriarca nell’aspetto, innamorato del territorio, che proponeva tappe a getto continuo, con entusiasmo. E per lui le distanze erano sempre adattabili alle esigenze prospettate dall’organizzazione centrale tanto che era invalsa la definizione di “chilometri d’Abruzzo” per indicare la non piena rispondenza delle distanze indicate da don Carlo a quelle reali. Il controllo preciso effettuato sulle carte del cartografo Cesarino Sangalli sovente rilevava la differenza, quasi sempre in eccedenza anche notevole, e dopo gli amichevoli e vivaci rimbrotti del “patron”, don Carlo si attivava per una soluzione rispettosa anche dei numeri dei chilometri reali. E’ stato don Carlo Travaglini a suggerire la scalata alla località denominata Block Haus a m. 2145 d’altitudine, lungo la Maielletta, che esordì nel Giro d’Italia nel 1967 con il primo successo in una grande corsa a tappe di un “tale” Eddy Merckx, fino allora ritenuto un passista dotato anche di spunto veloce,  con 10” di vantaggio su Italo Zilioli. Il Block Haus è stato poi inserito diverse volte nel Giro d’Italia, con varie quote e denominazioni.

Per qualche anno, nel ruolo di Travaglini prima e Formichetti poi, ha operato con dinamismo e straripante, coinvolgente, entusiasmo una gloria del ciclismo abruzzese, Vito Taccone, il compianto “camoscio d’Abruzzo”.

Torniamo ora ai tempi attuali e alla persona di Maurizio Formichetti, fisico secco, sempre allenato e sempre pedalatore scrupoloso, alto, sempre “tirato” e attirato dalla bicicletta e dalla sua pratica assidua. Lui riconosce d’essere facilitato in questo suo ruolo di supporto organizzativo dalla profonda conoscenza che il genere del suo lavoro comporta. Conosce le dinamiche e gli iter che caratterizzano i molteplici percorsi, non solo ciclistici, da intraprendere con le amministrazioni dei vari enti pubblici che sono interessati nel progetto per ricercare l’esito finale migliore. Una conoscenza che, unita alla sua capacità d’interlocuzione, convincimento e pure di pazienza personali, gli consentono di contemperare e mediare con successo nell’ambito e nel perimetro decisionale, sempre in armonia con le indicazioni prospettate dall’organizzazione centrale, dal direttore Mauro Vegni e dai suoi collaboratori per un rapporto consolidato anche d’amicizia

E’ passato oramai parecchio tempo dall’arrivo della tappa del Giro 2006 di Passo Lanciano, occasione d’esordio per Maurizio Formichetti nella sua funzione di collaborazione con RCS Sport ma la spinta motivazionale per lui è sempre rinnovata e fresca, abbondantemente collaudata e provata negli anni in molteplici circostanze.


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