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LE STORIE DEL FIGIO. GIOVANNETTI, UN SIGNORE IN BICI
di Giuseppe Figini | 06/12/2018 | 07:40

A quasi tre mesi di distanza dalla caduta subita in bici, provocata dall’imprudenza di un automobilista la mattina di domenica 16 settembre, nella sua zona, nei pressi di Chiesina Uzzanese, in provincia di Pistoia, Marco Giovannetti ha superato la fase maggiormente critica e dolorosa della frattura alla vertebra lombare causata dall’“atterraggio” sulla schiena. Da pochi giorni ha dismesso il busto rigido che lo imprigiona fastidiosamente e si avvia verso il prossimo, completo, recupero.

Con la sua conosciuta attitudine caratteriale connotata da tratti gentili e misurati, lo sfortunato protagonista dell’incidente non si scaglia con veemenza contro l’automobilista colpevole dell’improvvisa e non segnalata deviazione ma, piuttosto, puntualizza e richiama l’indifferibile necessità di un maggior rispetto di chi viaggia su quattro ruote rispetto a chi è maggiormente esposto ai pericoli viaggiando solo su due ruote.

La sfortunata uscita era finalizzata al fatto di presentarsi in discreta forma a una pedalata in Spagna organizzata dal suo amico Marino Lejarreta, il forte scalatore spagnolo che ha gareggiato a lungo e con successo in formazioni italiane.

Marco Giovannetti, nato a Milano il 4 aprile 1962, ma di famiglia toscana, toscanissima, trasferita a Milano operando professionalmente nel settore della ristorazione, nel solco di una grande e consolidata tradizione, inizia a gareggiare nelle categorie giovanili in Lombardia e fa subito notare le sue attitudini di ottimo passista. Corre per la Zanazzi dell’estroverso, a dir poco, Renzo Zanazzi e di suo fratello Valeriano – abbreviato in Iano – meccanico ciclista con storica bottega in via Solari, poi rilevata dal nipote Filippo, figlio di Renzo, prematuramente scomparso e che oggi opera con le insegne di Rossignoli.

Fra i dilettanti gareggia in una formazione della sua terra d’origine, la Monsummanese e ottiene successi di rilievo quali il Giro del Casentino, il Cuoio e Pelli di S. Croce sull’Arno, la Coppa Mobilio a Ponsacco e, con la maglia della Seanese il G.P. Ezio Del Rosso di Montecatini Terme.

Anno d’oro, letteralmente, è il 1984 quando con il conterraneo Marcello Bartalini, il veronese Eros Poli e il modenese Claudio Vandelli conquista la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles nella cronosquadre di 100 km. con la guida del C.T. triestino Edoardo Gregori.

Il 1985 segna il passaggio al professionismo nell’Ariostea, nel 1986 gareggia con la Gis Gelati ed è maglia bianca al Giro, mentre, nel 1989, è fra i primi “emigranti” del professionismo correndo per la spagnola Seur, società di trasporti, dove resta due anni. E, nel 1990, fa il colpaccio vincendo la classifica finale della Vuelta spagnola che aveva in Pedro Delgado il favorito. Era dal 1981, anno della doppietta Vuelta-Giro di Giovanni Battaglin, che un italiano non s’imponeva nella corsa a tappe spagnola. Nella circostanza seppe difendere con capacità il vantaggio conquistato con un’azione a sorpresa, di lunga gittata. Un risultato di prestigio avvallato e certificato subito dopo dal terzo posto nella generale del Giro d’Italia, alle spalle di Bugno e Mottet, salendo sul podio finale della corsa rosa 1990 Nel 1991 ha terminato con piazzamenti di rilievo la partecipazione ai tre grandi giri: Vuelta, Giro e Tour.

Nel 1992, tornato in Italia, alla Gatorade diretta da Gianluigi Stanga, vince la tappa Vercelli-Pian del Re della corsa rosa e, in Sardegna, a Olbia, conquista il tricolore su strada anticipando i favoriti.

Nel 1993 vive l’inizio stagione con la sfortunata esperienza Eldor che è poi all’origine dell’entrata in scena nel ciclismo professionistico della Mapei, nome che segnerà un’epoca e nella squadra di patron Giorgio Squinzi corre anche l’anno successivo, ultima stagione della sua carriera pedalata che l’ha visto per quattro volte in maglia azzurra nella nazionale diretta dal grande Alfredo Martini. Oltre ad essere un regolare, equilibrato nella vita, ciclisticamente è stato un elegante regolarista che ha saputo cogliere scelte e belle affermazioni.

Vive nella sua Toscana, a San Salvatore di Montecarlo, in provincia di Lucca, caratteristica località ai piedi della splendida zona collinare con pregiati uliveti e vigneti del noto vino Montecarlo, “buen retiro” di ex corridori di valore, rilievo con scorci panoramici di pregio, sovente inserito nelle gare ciclistiche, che segna il confine fra la Lucchesia e la Valdinievole. E’ la sede di un’omonima blasonata società del ciclismo giovanile e del Club Ciclistico Marco Giovannetti presieduto dall’appassionato Luigi Bianchi, attivo pure in campo organizzativo.

E sempre in provincia di Lucca, ad Altopascio, bella cittadina nota anche per lo squisito pane, Marco Giovannetti, da anni, cura e gestisce con famigliari l’avviata struttura dell’albergo “Le Cerbaie”, ben visibile dall’autostrada.

Una decina d’anni fa Marco Giovannetti ha affiancato il veterano Italo Zilioli nella struttura organizzativa di RCS Sport nella responsabilità delle partenze delle corse rosa. Gli impegni professionali l’hanno però obbligato a una scelta e, d’accordo con la moglie, la signora Paola e la figlia Elisa che oggi, a ventiquattro anni, lo affianca nella conduzione delle Cerbaie, lascia – con qualche dispiacere -  l’impegno con RCS Sport che, per natura dell’incarico, lo costringeva a lunghe assenze fra sopralluoghi e corse e si dedica al lavoro dell’hotel.

La bicicletta e il ciclismo, in altre forme, sono comunque sempre presenti nelle giornate di Marco Giovannetti in una zona di grande passione – e da queste parti della Toscana i tifosi sono definiti anche “passionisti” nel lessico ciclistico -.

Conserva sempre l’aitante eleganza della figura che, quando correva, lo proponeva quale esempio di stile e compostezza in sella. Caratteristiche che lo distinguono anche giù di sella, nella vita di tutti i giorni.

Ora aspetta con fiducia e qualche impazienza l'assenso dei medici per risalire in sella e ricominciare a pedalare. Auguri.
 




 

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