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LE STORIE DEL FIGIO. NENE E IL GIANNI. GALLERY
di Giuseppe Figini | 03/08/2018 | 07:57

E’ un monzese puro, anno 1941, nato proprio sotto il Duomo di Monza che custodisce la famosa corona ferrea della regina Longobarda Teodolinda che ha incoronato vari re d’Italia, come tiene a ribadire spesso ad un altro monzese, suo amico, assai più giovane, nato in Svizzera nel 1964, che di sicuro non è propriamente un monzese D.O.C.

Parliamo di Nazzareno “Nene” Cazzaniga, il monzese puro, e di Gianni Bugno, di famiglia d’origine veneta, nato a Brugg nella Svizzera tedesca ma che è sempre vissuto a Monza o immediati dintorni che, ciclisticamente parlando, non ha bisogno d’ulteriori presentazioni per ricordare la sua straordinaria carriera e la sua innata classe.

A parte la rivendicata “monzesità”, se così si può dire, sul piano propriamente ciclistico non c’è assolutamente confronto fra i due su quello squisitamente ciclistico e, almeno questo, Nene Cazzaniga lo concede all’amico Gianni. Bontà sua, verrebbe da dire... Il fatto è che, pur essendo amici, per inveterata tradizione, i due non si risparmiano, in continuazione, battute e amichevoli sfottò, giusto come due coetanei. Ancora oggi, quasi quotidianamente, i due si sentono almeno al telefono quando, per motivi di lavoro, Gianni Bugno è in giro – o meglio – per aria con l’elicottero nei cieli d’Italia e non solo, quando non si vedono.

Chi è Nazzareno “Nene” Cazzaniga? Ovviamente è un grande appassionato di ciclismo, sport che ha praticato in gioventù con la S.S. Ciclisti Monzesi gareggiando nella categoria esordienti, allievi e dilettanti con qualche buon risultato, sempre nella società del presidente Luciano Falduzza, l’appassionato titolare dell’azienda Utelmec, poi trasformata in Gruppo Sportivo Ciclisti Monzesi. I risultati in corsa non sono particolarmente premianti per il giovane Nene Cazzaniga che, con il pragmatismo tipico brianzolo, avvia la sua carriera di lavoro quale rappresentante di generi alimentari del noto marchio Invernizzi. Non abbondona però la bicicletta e gareggia con continuità nel settore amatoriale dove, per un paio d’anni, “tradisce” (virgolette d’obbligo) la Ciclisti Monzesi correndo per un’altra società monzese di tradizione nel settore, la Saint-Joseph.

Rientra nella Ciclisti Monzesi e inizia anche la trafila di accompagnatore e poi direttore sportivo, grazie anche qualche margine di tempo (un po’ rubato anche alla famiglia) che gli lasciava la natura del suo lavoro. Segue un periodo intenso con la Ciclisti Monzesi antagonista della storica società Pedale Monzese, guidata dal “maresciallo” Luigi Sardi, poi dal grande Giorgio Albani, ora presieduta da Federico Gerosa. E’ una rivalità sportiva sentita, vivace, così come con la Cicli Di Lorenzo, altra realtà monzese delle due ruote, sempre e comunque però una competizione sportiva, contraddistinta da lealtà e amicizia.

Cazzaniga ricorda d’avere conosciuto, nelle sue vesti di direttore sportivo, un giovanissimo Gianni Bugno – aveva tredici anni Bugno – con il suo amico e coetaneo Roberto Levati. I due frequentavano la medesima scuola, avevano entrambi la passione della bicicletta e sono tuttora molto amici e ricorda d’essere stato subito impressionato dalle potenzialità intravviste in Bugno. E rivela che, in un’uscita in bici verso la terra bergamasca per una sorta di “verifica” su strada delle qualità di Bugno, ammoniva Gianni che all’epoca pedalava su un autentico “cancello” di una nota marca commerciale francese, calzando scarpe da ginnastica, anzi “scarp de tennis” precisa, senza puntapiedi, d’affrontare con calma e gradualità la “salita” di Villa d’Adda perché era “lunga e dura”. E Cazzaniga rivela d’avere in pratica volutamente mentito sulla natura della salita, molto presunta, perché temeva di subire l’onta d’essere staccato dal pivello, lui che doveva giudicarlo e insegnarli il mestiere, lui perfettamente equipaggiato con specialissima, abbigliamento e accessori al meglio della produzione. Sembra comunque che l’allievo abbia avuto nettamente la meglio in cima allo strappetto di Villa d’Adda.

E l’episodio della salita “dura e lunga” di Villa d’Adda è uno di quelli ricorrenti fra i moltissimi che hanno segnato – e continuano a farlo – la loro bella amicizia, anche aldilà dei momenti agonistici. Fra le soddisfazioni e i ricordi più belli, Cazzaniga ricorda la vittoria tricolore di Bugno a Varese, fra i dilettanti, nel 1983, dopo oltre cento chilometri di fuga solitaria.

Il grande Giorgio Albani rimproverava spesso Nene Cazzaniga – che ha diretto anche corridori come Mario Scirea, Gianni Gobbo, Danilo Gioia, Natale Confalonieri, diventato poi medico molto conosciuto anche nel ciclismo - di avere sottratto Gianni Bugno al Pedale Monzese.

Il vespino 50 guidato da Cazzaniga per gli allenamenti dietro moto di Gianni Bugno per vari anni è stato sovente sopravanzato dal corridore con le immancabile battute verso il conduttore. Ha sempre operato con assoluta discrezione Nene Cazzaniga, che ha collaborato anche con la Supermercati Brianzoli e la cicli Di Lorenzo e che non ha mai cercato la ribalta al fianco del due volte campione del mondo.  Entrambi non amano, anzi rifuggono, e volentieri, le luci della ribalta.

Nazzareno “Nene” Cazzaniga, da tanti anni, precisamente dal 1998, continua con assiduità a operare nel ciclismo – soprattutto quello professionistico, ma non solo - nel team d’assistenza tecnica, il famoso “cambio ruote”, gestito dal bergamasco Giancarlo Rinaldi, dapprima all’insegna di Shimano e ora, da qualche anno, con quella di Scott. L’aspetto e la passione sono sempre quelli di una volta e l’attività, con le molte ore passate alla guida, non gli pesa proprio, nonostante la carta d’identità e le battute in materia, costanti, che hanno quale mittente l’amico Gianni Bugno.



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