Ellene: «Androni, tanti attacchi e tanti applausi»

di Giulia De Maio

È stato un Giro tutto in fuga, a tutto volume, fatto di note di notte e di strada facendo. E i ragazzi dell’Androni Giocat­toli Sidermec di strada alla corsa rosa ne hanno percorsa parecchia, soprattutto in fuga, verso un traguardo, una meta, un sogno da coronare. Inseguendo il traguardo, che dà la pace e la gioia di un piccolo grande amore, che è e resta il Giro d’Italia.
Come vi abbiamo svelato sul nostro si­to, durante la corsa rosa l’autista del bus Kabir Lenzi è il disc-jockey del team e dalla scorsa Ciclismo Cup chiude i briefing con i ragazzi con una colonna sonora. Fino all’anno scorso il leitmotiv era l’inno della Champions League, perché Savio ricordava ai ra­gazzi che ogni gara era per loro come una finale di Champions. Da Israele, ha cominciato a dire: «strada facendo poi… ».
E così l’inno rosa è diventato “Strada Facendo” di Claudio Baglioni, uno dei più grandi cantautori italiani, forse il principe assoluto della canzone d’amore, a chiudere le riunioni del Principe del ciclismo. Perché una canzone non potrà mai cambiar la vita, ma una vittoria al Giro almeno un senso lo dà. Il successo per i giovani di patron Mario Androni purtroppo al Giro 101 non è arrivato, ma il bilancio rosa redatto dal direttore sportivo Giovanni Ellena non può che essere in positivo.
«Intanto permettetemi di complimentarmi con i ragazzi per come hanno in­terpretato il Giro d’Italia. Siamo andati in fuga in tutte e 19 le tappe in linea, siamo stati protagonisti conquistando la classifica dei traguardi volanti con Da­vide Ballerini e quella dei chilometri in fuga con Marco Frapporti, ma so­prattutto le nostre azioni non sono mai state fini a se stesse, bensì volte alla ricerca di una vittoria di tappa che, purtroppo, ci è sfuggita. Ancora una volta per le formazioni Professio­nal non c’è stata la possibilità di vincere... Abbiamo dimostrato sul campo di es­ser­ci meritati la wild card. Non siamo stati comparse, abbiamo onorato la ma­glia e la corsa. Guar­dandomi allo specchio posso ritenermi soddisfatto perché abbiamo partecipato a un evento prestigioso e offerto una grandissima visibilità ai nostri sponsor. Non sono contento al cento per cento perché pen­so che si possa sempre fare meglio: sul Gran Sasso magari avremmo potuto gio­carcela diversamente così come a Pra­tonevoso, dove Mattia Cattaneo ha chiuso terzo. Se avessi solo certezze, sarebbe giunto il mo­men­to di cambiare mestiere» racconta El­lena, appena tornato a casa da Ro­ma. Su 22 squadre in gara ben 12 non hanno potuto festeggiare un successo di tappa in un Giro definito da tutti durissimo e velocissimo.
«Vuol dire che ben 8 team World Tour, che all’anno mediamente spendono qualcosa come 15 milioni di euro, sono tornati a casa a mani vuote. Vien da dire mal comune mezzo gaudio, ma non è la nostra filosofia. Siamo una pic­cola squadra, ma ambiziosa. Siamo bravi a crescere i giovani e anche questo Giro l’ha dimostrato. C’era chi non considerava all’altezza della massima categoria atleti co­me Ballerini e Ma­sna­da: ricordo che quando abbiamo scommesso su di loro qualcuno ce li aveva addirittura sconsigliati, ora li vo­gliono tutti. Egan Bernal prima di salire sul bus dell’Androni, era salito su quelli di team più grossi e facoltosi di noi ma ne era sceso a mani vuote, mentre noi gli abbiamo offerto un contratto e tanta esperienza» prosegue riferendosi al talento ora in forza alla Sky che a luglio il team di Chris Froo­­me schiererà al Tour de France.
E a proposito di giovani promesse, l’an­no prossimo alla corsa rosa potrebbe debuttare Ivan Sosa, ultimo talento sudamericano scovato da Savio&co.
«Prima di tutto dobbiamo ricevere l’invito per essere sicuri di partecipare al Giro numero 102, in questo momento siamo ben messi nella classifica della Ci­clismo Cup ma il risultato finale non è affatto scontato. Ivan non è Egan, di talenti come Bernal ne nasce uno ogni cento anni, ma è sicuramente un ottimo scalatore che sta bruciando le tappe. Si è messo in mostra quest’anno alla Cop­pi&Bartali e al Tour of the Alps e nella prossima stagione, se tutto andrà come deve, lo testeremo nelle corse a tappe ma senza stress. Deve imparare a ge­stir­si e migliorare a cronometro, ma siamo fiduciosi. A proposito di altri corridori che hanno iniziato con noi e nessuno vo­leva, che ci han­no messo un po’ a sbocciare e hanno trovato consacrazione nei top team, mi viene in mente Diego Rosa... Non bisogna avere fretta» chiude il tecnico della formazione Professional più combattiva del Giro 101, mentre disfa la valigia e prepara un trolley per una nuova av­ventura.
Il circo delle due ruote non si ferma mai, anche per le piccole grandi squadre come la Androni Sidermec. Dopo il Giro d’Italia parte della squadra è di­ret­ta in Romania per il Tour of Bihor, l’altra con Ellena è in viaggio per il Gp Lugano. Dopo una capatina all’estero sarà tempo di cambiare disco nella playlist. La Coppa Italia versione “Cham­pions” aspetta gli attaccanti in maglia bianco-rossa.

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