Rapporti&Relazioni
A Melbourne!

di Gian Paolo Ormezzano

Un bel po’ di anni fa un quotidiano sportivo bolognese, Stadio, la cui testata esiste tuttora in subordine al Corriere dello Sport, annunciò il passaggio pionieristico al colore, inizialmente soltanto per la prima pagina. Su quella storica prima pagina erano a colori anche i titoli, compreso quello che rivelava che nell’estate ventura il Tour de France sarebbe partito da Melbourne. Non si parlava ancora del Concorde, l’aereo supersonico che ha accorciato le di­stanze ma ha pure poi avuto vita breve e tragica, però la notizia non procurò particolari stupori, così co­me venne appresa da chi si era li­mitato alla lettura del titolo.
Il ciclismo era allora sport dominante in tante nazioni europee, po­teva permettersi un viaggio lunghissimo per far dare il via al Tour da un canguro nell’emisfero au­stra­le. Chi poi andava a leggere la notizia stessa aveva la rivelazione: non Melbourne - la metropoli au­straliana dove i Giochi olimpici del 1956 avevano visto nella prova ciclistica su strada la vittoria di un italiano promettente assai, Ercole Baldini, che da dilettante aveva po­che settimane prima conquistato il record assoluto dell’ora -, non Melbourne ma Mulhouse, città francese dell’Alsazia, vicina ai confini con la Svizzera e la Germania.
Un banale errore di trascrizione, o meglio di confezione materiale del titolo. Allora la confezione avveniva a mano, nel senso che il tipografo allineava i caratteri (di piombo ma anche di legno, se grossi) seguendo le indicazioni del titolo, di solito scritto su carta comune e passatogli dal redattore. Leggere Mel­bourne per Mulhouse - cittadina della cui esistenza si poteva anche non sapere - ci stava. Non ci stava che l’errore sfuggisse ai correttori prima, ai redattori poi, quan­do la bozza della pagina fosse finita sotto osservazione. Ma evidentemente le attenzioni di tutti erano per la novità del colore: e quando, con l’uscita dalla rotativa delle prime copie, l’errore fu notato, non si poteva fermare il mostro che eruttava giornali, proprio perché arrestare la rotativa per variare un titolo a colori (a coloriiii), rifare quel titolo, metterlo in pagina se­guen­do elaborate tecniche nuove di inchiostratura e riavviare la ro­ta­tiva stessa avrebbe significato tempi lunghi, tali da far saltare tut­ti i piani di spedizione. Così nel titolo rimase Melbourne, e amen.

La cosa ci è venuta in mente assistendo, nei giorni scorsi, a riprese televisive di gare ciclistiche in Australia, con la partecipazione anche di pedalatori eu­ropei e con una impressionante cornice di pubblico. Da far pensare a cosa accadrebbe se davvero il Tour de France, o anche il Giro d’Italia, decidesse di onorare quel titolo antico del giornale bolognese, partendo da Melbourne o dintorni. Da far anche prevedere, e in tempi brevi, una ministagione ci­clistica nell’inverno nostro che è poi l’estate loro, non solo degli au­straliani ma, per stare a posti dove si pedala, anche dei sudafricani, dei brasiliani, degli argentini…
Non è obbligatorio andare nei paesi del sole d’inverno soltanto per allenarsi, come ultimamente non pochi hanno preso a fare. Si possono disputare delle gare, ma­gari pagandosi viaggio e soggiorno con ingaggi e premi: lo fece anche Fausto Coppi a fine 1959, con lui in Alto Volta (ora Burkina Faso) c’erano fra gli altri i francesi An­quetil, Anglade, Geminiani, un circuito facile servì per fare cassa agli organizzatori della trasferta. E non è obbligatorio prendersi la malaria.

Però il ciclismo può buttarsi pure su un’altra nuova o rinnovata geografia, europea ma esotica. Il nuovo spazio potrebbe chiamarsi Inghilterra, anzi Gran Bretagna. I Giochi olimpici londinesi quest’estate registreranno molto ma molto probabilmente grossi successi britannici nel ciclismo su strada (non vi di­ce niente il cognome Caven­dish?) e anche, per non dire so­prat­tutto, nel ciclismo su pista, dove da anni si segue lassù un programma organico per prendere tanto oro a Londra 2012.
L’avvento alla grande del ciclismo britannico (quello di Stephen Ro­che era irlandese, non scordiamolo) sarebbe la vera evoluzione, ol­tre che un bel po’di rivoluzione. Non bisogna comunque dimenticare che le prime biciclette sono state inglesi oltre che francesi, e che forse la figura più affascinante di pistard della velocità è stata quella di Reginald Harris, inglese soprannominato “sparviero nero”.
La seconda guerra mondiale ha aiu­tato molto il ciclismo di Al­bio­ne: biciclette al posto di auto, per carenza di benzina, nella vita di tutti i giorni, e siccome lassù non si può vivere senza fare sport, ecco un’abbondanza di corse anche nel pieno del conflitto, però corse a cronometro, per evitare agglomerati di pedalatori facili comode prede degli aerei mitragliatori tedeschi.
Il campione del mondo (1965) Tom Simpson, morto di sole e di cognac e di doping scalando nel 1967 il Mont Ventoux in una assolatissima tappa del Tour, è stato insieme la massima espressione e la sintesi più liofilizzata di quel mondo pedalante. Davvero il ciclismo internazionale potrebbe continuare ad essere, ai vertici, europeo, però anche se non soprattutto britannico e non più chiuso nel cerchio antico e usurato di Italia, Francia, Belgio, Spagna e qualche annesso di passaggio nel tempo.

Questo nostro non è un pronostico, è una ricerca di ottimismo, di speranza. È anche un augurio ai Giochi olimpici, che hanno un bisogno ormai disperato di legarsi - comunque, un pochino - alla natura antiqua del­lo sport, senza cedere, senza cedersi al modernismo dello sport spettacolo, dello sport estremo. Il ciclismo bene in vista sul cartellone dei Giochi sarebbe un soffio di aria buona, vecchia e nuova insieme, per tutto il mondo dello sport.
E se poi il Tour o il Giro partissero da Melbourne veramente, e non per un titolo sbagliato di un giornale? Venti ore di aereo per andarci, venti per tornare. Poco tempo in più che per una partenza africana, Algeri o Tunisi o Tripoli o Ca­sablanca, con trasferimento in na­ve nel periglioso Mediterraneo, e tutta la paura che segue.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Intorno ai 35 anni raggiungiamo il nostro picco di crescita, a seguire nel nostro organismo si riduce la sintesi di alcuni ormoni. Un evento fisiologico che avviene sia negli uomini che nelle donne, se pur con differenze tra i due generi,...


Pinarello e INEOS Grenadiers continueranno a pedalare insieme nel solco di una collaborazione che ha contribuito a creare alcuni dei momenti più memorabili nel ciclismo. Insieme sin dalla nascita del team nel 2010, Pinarello ha rappresentato per il team molto più di...


Dalla corona in carbonio alla cassetta in titanio passando per i cuscinetti del movimento centrale con sfere in ceramica: l’upgrade ULTRA del nuovo gruppo Campagnolo si rivolge a un ciclista ultra-esigente che saprà apprezzare la massima espressione della meccatronica applicata...


Diversi anni fa affrontare l’inverno in bici richiedeva tanto coraggio, altro che storie. I materiali con cui potevamo fronteggiare il freddo, la pioggia ed il ghiaccio erano piuttosto deboli, ma oggi le cose sono fortunatamente cambiate. Le nuove scarpe Celsius...


Sono 40 anni che Look rivoluziona il mercato con pedali che hanno fatto la storia, un processo che non conosce sosta e trova oggi come massimo interprete il nuovo Keo Blade, un pedale che è arrivato in breve alla sua...


Thermobooster P1 di Assos è un capo davvero innovativo, infatti, altro non è che un laser termico ultra-versatile da utilizzare nelle più diverse situazioni. SI indossa sotto una maglia estiva nelle prime giornate fresche, oppure sotto una giacca nelle giornate più...


Le scarpe Vaypor SL di Bont sono a mio avviso non solo un prodotto iconico che permette al marchio australiano di essere conosciuto int tutto il mondo, ma si sono rivelate nel lungo test condotto fino ad oggi una vera...


Colnago celebra con orgoglio la vittoria di Florian Vermeersch ai Campionati del Mondo Gravel UCI 2025, disputati nei Paesi Bassi. Il corridore belga ha conquistato il titolo in sella alla Colnago G4-X, confermando le doti di performance, equilibrio e affidabilità...


E’ da gli anni ’90 che Vision innova con prodotti fortemente aerodinamici ed erano gli anni in cui l’azienda, considerata già allora pionieristica, si concentrava su componenti orientati al miglior coefficiente aerodinamico e alla riduzione del peso. Poi sono arrivati...


Oggi Trek ha aggiunto una nuova verniciatura alla sua collezione Project One ICON: Gamut, una combinazione di colori vivaci e multicolori che sarà la combinazione ufficiale del team di triathlon Trek Factory Racing ai Campionati mondiali Ironman 2025 a Kona....


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024