Editoriale
SILENZI E SOSPETTI. Cosa ci ha insegnato la vicenda di Danilo Di Luca? Di sicuro che il doping è ormai una questione talmente sofisticata e scientificamente evoluta, che non è più possibile fare l’equazione: corridore positivo=squadra compiacente. L’Uci dispone del passaporto biologico (io mi auguro che un organismo terzo, super partes possa gestire in futuro l’antidoping in nome e per conto di tutti) della totalità dei corridori di alta fascia, ma i team, nonostante i loro spesso ridicoli controlli interni, non possono controllare un bel niente. Il Cera al momento viene scovato solo a Parigi, a Chatenay Malabry, quindi: come può un team, con i mezzi e le risorse a sua disposizione, sbugiardare un proprio corridore? Come può un team come quello di Bruno e Roberto Reverberi, oppure di Fabio Bordonali, trovare ciò che fatica a scovare il più evoluto dei laboratori mondiali? A proposito: i lamenti, i dubbi, le basse insinuazioni dell’Afld, l’ente antidoping di Francia, che durante il Tour ha gettato strali all’indirizzo dell’Uci, che fine hanno fatto? Dai sospetti ai silenzi, che destano sospetti.

C’È POCO DA STARE ALLEGRI. Si può fare di più. Di questo è sicuro David Walsh, apprezzato cronista e responsabile dei servizi sportivi del Sunday Times. «Qualcosa è cambiato - dice Walsh - ma per gli atleti di punta i cambiamenti non sono quelli che ci si aspetterebbe». Nonostante i 5,8 milioni di euro spesi nel 2008 per il passaporto biologico, questo strumento non avrebbe il massimo dell’efficacia nella lotta, secondo Walsh, che ha invitato più volte il presidente dell’Uci McQuaid a provvedere al riesame di test del Giro 2008, dopo che quelli del Tour dello stesso hanno avevano rivelato l’uso diffuso del Cera. Intanto, il numero uno del ciclismo mondiale, che in un primo momento aveva negato questa possibilità, di recente sembra essersi convinto.
Quanto a Contador, Walsh si basa sull’indagine fatta da Antoine Vayer, docente di educazione fisica e sportiva presso l’università di Laval. L’ex coach della Festina (uno che se ne intende, quindi...) ha calcolato la potenza sviluppata dal vincitore del Tour 2009, sulla salita di Verbier nella tappa vinta il 17 luglio scorso: 8,5 chilometri percorsi in 20’55”; ovvero: una potenza media sviluppata di circa 491 watt continui; siamo oltre i 7 watt/chilo, il che richiederebbe un consumo di ossigeno mai registrato in letteratura per nessuno sport (non solo nel ciclismo): 99,5 ml/kg/mn quando le oscillazioni riferite dalla “normale” fisiologia parlano di una variabilità tra 73 e 85 ml/kg/mn. Dunque valori da “marziano” ben al di sopra di quanto finora ammesso dalla fisiologia tradizionale. Il valore dei watt medi per chilo di peso espressi in salita da Contador è addirittura superiore a quello di corridori vincenti al Tour e dichiaratamente dopati. Come il Riis del ’96 che si attestava su una prova analoga (anche se leggermente più lunga) attorno ai 6,48 watt/chilo. Contador, quanto a potenza espressa, fa meglio di tutti esprimendo un valore in watt comunque superiore al massimo “credibile”, che la scienza ufficiale fissa tra i 6 e i 6,2 w/kg. Con una Vam (velocità ascensionale media) strabiliante: attorno ai 1920 metri/ora. Dati, cifre, numeri, parametri forse anche discutibili, da non prendere come oro colato, ma da valutare, leggere e comprendere. La situazione sta migliorando, ma da fare c’è ancora molto, forse pure troppo. E se tanto mi dà tanto, c’è poco da stare allegri.

SORRIDIAMO. Macché Hematide, il farmaco che sfugge ai controlli. Macché CERA, l’epo di terza generazione che un po’ si trova e un po’ no. Il vero doping è nella barbabietola. Secondo il professor Andrew Jones, affermato ricercatore dell’Università di Exeter (Inghilterra) c’è un’alternativa al ricorso indiscriminato all’aiuto farmaceutico per le discipline a base aerobica e di resistenza. Sarebbe nientemeno che la barbabietola. Può far sorridere, ma l’esperimento ha tutti i crismi della validazione scientifica: 500 ml al giorno per sei giorni consecutivi e il miglioramento nella prestazione può sfiorare il 2%. Merito dei nitrati contenuti nella barbabietola (in particolare quella rossa) che favorirebbero un miglior consumo di ossigeno da parte dei muscoli. Risultato: miglior prestazione e minore stanchezza. Il che porterebbe a prolungare l'esercizio di un eccellente 16% in più. Jones ha condotto l’esperimento su otto uomini fra i 19 e i 38 anni. La ricerca non ha svelato il meccanismo per cui questo fenomeno avviene, ma si è visto che avviene con certezza e, secondo gli scienziati, non sarebbe attribuibile ad altri fattori, come l’allenamento o lo stato di forma. Gli alimenti ricchi di nitrati favorirebbero l’endurance. «Sono certo - dice Jones - che professionisti e amatori saranno interessati a questa ricerca, che può riguardare anche le persone malate di debolezza costituzionale. Potrebbe aprirsi una strada per un nuovo integratore». Questa volta del tutto “naturale”, privo di rischi, alla portata di tutti. Dalle nocciolline di Superpippo, alla barbabietola dei primati. Provocazioni di fine estate? Forse, ma di questi tempi a noi piace credere anche a queste cose. Se non altro per sorriderci un po’ su.

Pier Augusto Stagi
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