Editoriale
di Pier Augusto Stagi

UN COSI’. L’Accpi e le altre associazioni nazionali dei corridori versano il 5% dei premi dei corridori al CPA (l’associazione mondiale dei corridori) per la gestione del «fondo di solidarietà». Il fondo dà diritto ai corridori di beneficiare di un’indennità fissa di fine carriera pari ad euro 12.500, a patto che abbiano corso per almeno 5 anni in una squadra di Pro Tour o Professional e abbiano compiuto 30 anni. Nel «résumé du bilan financier au 31. 12. 2008» le spese pagate dai corridori per la gestione di questo fondo - per il solo 2008 - ammontano ad euro 167.447, il doppio rispetto all’anno precedente (88.375 euro). Nei sette anni di vita del suddetto fondo, i corridori hanno già pagato 661.084 euro a titolo di spese di gestione. Cioè, per gestire questa contabilità, ai corridori hanno portato via quasi tutto. Oggi nelle casse sono rimasti 1.511.883 euro, contro i 2.297.199 di un anno fa: meno 785.316 euro, quando solo un anno fa il bilancio segnava un + 43.909 euro (dal 2002, sempre in utile, con aumenti consistenti, pari anche a 469.483 euro nel 2006).
È proprio il caso di dirlo: ai corridori stanno facendo un fondo così.

LA LISTINA. Tanto tuonò che caddero due gocce d’acqua, o meglio, cinque. Cinque goccioline, perché i nomi dei corridori finiti nella rete del «passaporto biologico», sono nomi di secondo piano, anche se uno è un ex campione del mondo, lo spagnolo Igor Astarloa.
Dopo un anno e mezzo di test, ecco la “listina” stilata dall’Unione Ciclistica Internazionale. Oltre ad Astarloa, i nostri Pietro Caucchioli e Francesco De Bonis, che si aggiungono ad altri due spagnoli Ricardo Serrano e Ruben Lobato. Contro di loro, l’Uci ha chiesto alle federazioni di appartenenza di aprire delle procedure disciplinari per violazione del codice mondiale antidoping della Wada. I valori presi in considerazione si riferiscono al biennio 2008-2009, da quando il «passaporto biologico» è in vigore. Questi valori si basano su due parametri fondamentali del sangue: l’emoglobina e il cosiddetto «off-score» (combinazione di emoglobina e reticolociti). Oltre che sulle variazioni dei globuli rossi. Tutto bene, ma non tutto. Il problema ora è di tipo giuridico: ci sono i requisiti legali per fermare corridori che presentano anomalie nel passaporto biologico ma formalmente non sono dopati? Questo è il punto. Questa potrebbe essere anche la ragione di tanta prudenza da parte dell’Uci, che ha reso nota la «listina» composta da soli cinque nomi, per vedere la reazione sia dei team che delle federazioni di appartenenza. Cosa ci auguriamo? Chiarezza. Semplicemente chiarezza. Per il bene del «passaporto biologico» e della lotta al doping che verrà.

RINGRAZINO TORRI. Frank Schleck forse un rapporto con Eufemiano Fuentes (pagamenti su un conto svizzero) ce lo aveva, ma nessuno gli ha torto un capello. Valverde, davanti ad una sentenza italiana passata in giudicato, ha continuato a correre come se niente fosse, in nome di un garantismo mai applicato ai Basso, ai Caruso e agli Scarponi tanto per fare qualche nome. Anzi, a questo punto va detto che Basso & C. devono ritenersi fortunati e ringraziare non una ma cento volte il capo della procura antidoping del Coni Ettore Torri. Se fosse dipeso dall’Uci, questi non avrebbero più corso. Emarginati senza pietà e prove, solo sulla base di sospetti. Per Basso valeva tutto, per Valverde, al momento di scrivere queste poche righe, non vale nemmeno un esame del DNA. Invece, grazie a Torri che li ha stanati, i corridori sono stati costretti ad ammettere le proprie responsabilità e a pagare per queste. Se fosse stato per Pat McQuaid e il governo della bicicletta, sarebbero restati lì, ingiudicati per anni al pari di Jan Ullrich, a margine di un ciclismo che preferisce il parziale «fai da te» alla giustizia.

AD ESEQUIE AVVENUTE. I giornali e i giornalisti? Razza immonda e infetta. Oramai è consuetudine: chi non la pensa così? Ma chi comunica ai giornali? Chi dà liste e listine di atleti sotto osservazione? Emblematica è la vicenda di Yudelkis Contreras, la sollevatrice di pesi domenicana, trovata positiva alla Cera all’Olimpiade di Pechino assieme ad altri cinque atleti (tra questi anche il nostro Davide Rebellin). Prima viene data in pasto a tutti i giornali del mondo, poi scagionata dalle controanalisi. È così difficile tenere tutto secretato fino a procedura ultimata (anche le contronalisi) e comunicare la positività certa solo ad «esequie avvenute»?
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