Il Giro d’Italia e il Tour de France, le vicende di vario tipo che hanno legato e legano Lance Armstrong alla corsa rosa e a quella gialla, qui non c’entrano se non come pretesto per un pronti-via giornalistico. In questo nostro intervento vogliamo cercar di capire, e se possibile anche far capire, come ci sia, nel rapporto fra il doping e il ciclismo di Armstrong, un clamoroso gap di conoscenza, di scienza. In parole semplici, come è possibile che sia nato un caso Armstrong e che questo caso si sia sviluppato, dilatato per tre lustri, comprensivi dei sette Tour de France vinti consecutivamente dallo statunitense, con su di lui decine e magari centinaia di controlli, interventi di scienziati sommi, perfezionamento di sistemi, macchinari, criteri di controllo, senza un esito finale o meglio definitivo, e non ci importa qui se di assoluzione piena o criminalizzazione totale del corridore?
Hanno ingannato tutti noi? O si sono ingannati tutti quelli che hanno fatto prelievi, esaminato reperti, sperimentato le massime sofisticazioni moderne per svelare tutto della chimica collegata allo sport? Sono stati buttati via, e quindi rubati alla collettività del ciclismo, dello sport, quantità enormi di denaro?
E non solo: come è possibile credere all’antidoping, agli esiti del suo esercitarsi su tanti corridori, su tanti atleti di tutto lo sport, se non riesce a chiarire il caso di uno che non è un alieno, non è un extraterrestre, patisce eccome i comuni mali di tutti e inoltre ne assume di rari e tremendi suoi personali, personalissimi, si sottopone ai controlli, sfida sì ma perché è sfidato?
Noi qui diciamo che se alla fine di tutto il suo iter ciclistico si scoprisse, ma con certezza, che Armstrong è dopatissimo, che sempre ha preso in giro tutti, ha ingannato tutti, ha truffato tutti, si dovrebbe decidere che l’antidoping è qualcosa di profondamente vago, e quindi di esplicitamente ingiusto verso tutti quelli contro i quali per anni ha sentenziato, emettendo giudizi, condanne, comminando pene, interrompendo carriere anche in maniera definitiva.
Trattasi davvero di una questione di fondo, che può (potrebbe, dovrebbe) mandare in tilt tutto il ciclismo e non solo, rimetterlo tutto in discussione insieme anche al resto dello sport, e che può fare apparire come un mezzo secolo dei più bui quello ultimo, impegnato nella lotta al doping e nella condanna dei dopati. Come credere ad una scienza che non riesce a dire una parola definitiva su un bipede conosciuto, esplorato, aperto ai controlli, persin docile se si pensa alle persecuzioni e ai sospetti che lo hanno aggredito, circondato?
Ma andiamo oltre: siccome (pronostico facile) la risposta chiara sul caso Armstrong non arriverà mai, perlomeno non arriverà mai in maniera chiara, univoca, tranciante, ecco che tutto è comunque messo in discussione, tutto compreso Pantani, compresi i Pantani poco noti e molto colpiti, compresi tanti giornalisti trascinati a concionare sul nulla.
Se dopo anni e anni di imprese aviatorie ci dicessero che non è possibile chiarire come gli aerei volano, e spiegare perché stanno in aria, e ci portassero a sospettare che ci sia qualcosa che non riusciamo a capire neanche usando la scienza più avanzata, ci chiederemmo quale bacillo di pazzia e di ignoranza ha contagiato tanto mondo e per tanto tempo. Invece di Armstrong non si sa nulla, si pontifica sul doping senza avere risolto il problema immenso, assoluto che lui rappresenta, e va a finire che è più lunare questo Armstrong che di nome fa Lance di quell’Armstrong che di nome fa Neil e che è andato, primo uomo, sulla Luna. O anche quella della Luna è impresa di cui non si sa veramente nulla?
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