Editoriale
Tantissime le lettere, soprattutto le email giunte in redazione. La copertina del numero di agosto ha fatto rumore e clamore. Il Sastre a capo chino e il titolo «Ma chi è?», anche. Molti, moltissimi ci hanno fatto i complimenti. Molti, moltissimi sono i lettori di tuttoBICI nauseati e stufi di questo stato di cose (il 67% chiede a gran voce la radiazione, come da nostro sondaggio su tuttobiciweb.it). Vogliono come noi, quanto noi, tornare a sognare e a credere in uno sport senza se e senza ma. Ci sono però anche lettori che non hanno gradito la nostra presa di posizione, i nostri dubbi, il nostro imbarazzo. Uno su tutti: William Amighetti (la sua lunghissima lettera è pubblicata nell’apposita rubrica poco più avanti), biomeccanico e posturologo della Csc.
Gli argomenti, i punti di discussione sono molti: cercherò di essere il più chiaro possibile.

Premessa doverosa: nulla ho con Sastre. Non ho mai scritto che possa essere l’Amigo de Birillo. Tutt’al più ho parlato di sospetti. La copertina di agosto è il frutto di un profondo malessere, di uno stato d’animo livido al termine dell’ennesimo Tour martoriato dagli scandali. Dieci anni infernali, gli ultimi tre assolutamente insopportabili. Il ciclismo mondiale decapitato. Le maggiori potenze ciclistiche che a fatica prendono in mano la situazione, e con dolore fanno ciò che dovrebbero fare tutti: compresa la Spagna, che invece non muove dito. Questa è la colpa originale. La Spagna non affronta lo stato d’emergenza. Sastre paga questa colpa: la negligenza di un Paese che nasconde la polvere sotto il tappeto senza fare e pretendere pulizia.
Il signor Amighetti scrive: «Si fecero congetture, si ipotizzarono nomi, anche quello di Carlos, ma senza mai riuscire a centrare l’obiettivo». Certo, l’obiettivo non è mai stato centrato solo e soltanto perché mai hanno puntato il fucile del rigore per ricercare la verità. Questo è il punto.
Il signor Amighetti aggiunge: «Quando Carlos dice che Manolo (Saiz, ndr) era avanti dieci anni sulla programmazione nella gestione della struttura sportiva, non dice una eresia… Era un piccolo genio». Questioni di punti di vista, signor William: anche i Fiorani e i Ricucci non sono dei babbei, ma il loro genio è a dir poco discutibile, tanto è vero che sono finiti nelle patrie galere.
Cadel Evans è un pollo? Non ha i numeri per poter essere considerato un vincente? Può darsi. Ma in questa valle di lacrime, in questo ciclismo bugiardo troppe volte sbugiardato, Evans ci sembra ancora - fino a prova contraria -, uno dei volti più spendibili.
Fa riferimento a due cretini che si sono iniettati la CERA. Fa chiaro riferimento a Riccò e Sella, due cretini da lei così definiti solo perché sono stati presi con le mani nel sacco. Solo perché hanno confessato, altrimenti molto probabilmente sarebbe qui anche lei a scrivere di complotto, test inaffidabili e quant’altro. Io, diversamente da lei, confido molto in questi due ragazzi. Spero che parlino, che raccontino il più possibile. Riccò e Sella sono la nostra salvezza, altro che storie!

Probabilmente Carlos non è colpevole di nulla, ha solo il peccato originale di una nazione colpevole di accidia. Ma il corridore spagnolo è perlomeno responsabile di non aver mai preso le distanze da Manolo Saiz. E di certo non gli fa bene correre per una squadra che ha un team manager opportunista (si ricorda di come si è sbarazzato di Basso a Strasburgo?) e bugiardo (ammise pratiche doping dopo 11 anni...) come Riis, e di un direttore sportivo radiato per sei positività negli anni Ottanta come Kim Andersen. Ho il diritto di non credere alla Csc come modello di lotta al doping? Ho il diritto di avanzare qualche dubbio? Su quali basi lei è così sicuro del contrario?
Mi chiede di Gianetti e della Saunier Duval? Bene, non credo nemmeno a loro. E in questo momento (da troppo tempo), credo poco pochissimo a tutto il movimento. Aiutateci voi: corridori, tecnici, professionisti di ogni genere o specie a credere ancora in questo sport.

Ci vuole lo sforzo di tutti, noi stiamo facendo la nostra parte. Mi creda, signor Amighetti, il sottoscritto e la redazione tutta vorrebbe tanto tornare a parlare solo e soltanto di ciclismo. Vorremmo solo regalare sogni e un po’ di svago: come è giusto che sia quando ci si trova a parlare di sport. Purtroppo non ci è più possibile. Capisco la sua amarezza di amico e tifoso. Avrebbe voluto leggere l’agiografia su Carlos Sastre: di questo ragazzo mite, con un cuore grande e una sensibilità non comune. Non dubito che sia così. Ma ho dei dubbi. In verità un modo per fugare via ogni sospetto ci sarebbe. Ed è semplicissimo. In Spagna ci sono delle sacche di sangue recanti la scritta Amigo de Birillo. Carlos chieda di fare l’esame del DNA. È lui che deve fare un ultimo sforzo. Lo faccia. Lo chiedevano a gran voce un po’ tutti (anche la Csc) a Basso: «Vuoi tornare a correre? Fai l’esame del DNA e tutto si risolve». Ha dovuto ammettere che quelle sacche ritrovate nel laboratorio del famigerato ginecologo delle Canarie Eufemiano Fuentes, erano sue. E per questo sta pagando ancora. Sastre è tranquillo, non ha nulla di cui temere? Sia lui a chiedere questo esame. Questa sarà la vittoria più bella: la più credibile. Da parte nostra, pronti non solo a dedicargli la copertina, ma un intero numero.
Pier Augusto Stagi
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