Zygart: «Vi racconto il mio Tadej»

di Francesca Monzone

Il ciclismo spesso è galeotto e sono tante le storie d’amore nate sulla strada. Una delle più attuali e seguite love story nate sui pe­dali è quella del due volte vincitore del Tour de France Tadej Pogacar e della bionda Urška Žigart, entrambi sloveni e con la passione del­la bici. Vivono insieme nella lussuosa Montecarlo, ma la loro è una vita semplice, nella quale la mondanità è ridotta al minimo in ogni momento della giornata. Durante l’inverno tornano per al­cune settimane in Slovenia, dove si di­vertono a sciare e trascorerre il tempo con i parenti e gli amici. Naturalmente la bici è parte in­tegrante della loro vita e forse è proprio per questo che la loro è una delle storie d’amore più belle del panorama sportivo. Pogacar è il campione del mo­mento - nelle ultime settimane ha conquistato Strade Bianche e Tirreno-Adriatico prima di andare all’assalto della Sanremo con i suoi ripetuti attacchi sul Poggio e poi di partire alla scoperta dei muri delle Fiandre - ma resta un ragazzo estremamente umile, legatissimo agli affetti e che vive in simbiosi con la sua Urška, alla quale abbiamo chiesto di raccontarci il suoPogacar.
«Tadej e io abbiamo parlato della no­stra vita e del ciclismo sin da quando ab­biamo iniziato a frequentarci. Lui mi disse subito: “sarò onesto, il novantanove per cento del mio tempo an­drà alla bici e l’uno per cento sarà la­sciato a te e alla mia famiglia”. Ma la realtà è stata molto diversa e normalmente facciamo tutto insieme».
Tadej e Urška riescono a trovare dei momenti da vivere in comune anche negli allenamenti, perché pensano che la vita sia più bella se puoi condividerla.
«La vita è più importante delle gare. Se non hai nessuno con cui condividere i tuoi sentimenti e le tue esperienze, alla fine non hai molto. Quando Tadej è salito per la prima volta sul podio del Tour de France, è stato un momento unico, ma è diventato molto più bello perché ha potuto condividerlo con la sua famiglia».
Nonostante la vittorie nella Grande Boucle 2020, la loro vita non è cambiata: do­po la cena con la squadra, i due ragazzi sono rimasti insieme semplicemente godendosi il momento.
«Siamo andati a mangiare una pizza e poi abbiamo bevuto qualcosa, per essere felici ci bastano le cose semplici, non abbiamo bisogno di forti emozioni».
Tadej e Urška hanno deciso di vivere in­sieme a Montecarlo perché in Slo­venia le loro case erano distanti più di 100 chilometri e poi c’era il problema della notorietà...
«Abbiamo scelto di vivere a Monaco perché in Slovenia eravamo distanti e poi Tadej è talmente famoso che per strada tutti lo riconoscono. Così abbiamo iniziato a vivere insieme, io all’inizio ero un po’ preoccupata perché tutti sanno che Montecarlo è una città mol­to chic, ma ho scoperto che invece è piena di persone normali, che come me vanno a fare la spesa e comprano il pa­ne e il latte».
Lo scorso settembre nella vita dei due corridori c’è stato un momento speciale: la proposta di matrimonio che Tadej ha fatto a Urška, con tanto di anello e servizio fotografico. Ma lei c’è soprattutto nella vita di tutti i giorni: da quasi quattro anni, ormai, la prima telefonata di Tadej alla fine di ogni corsa è per Urška.
«Al telefono non parliamo mai molto di quello che lui fa in corsa. Non è ne­cessario, parliamo di altro penso che sia la cosa migliore, soprattutto per lui. Quando ha conquistato la maglia gialla nel 2020 a La Planche des Belles Filles, io ero impegnata nella cronometro del Giro Rosa e non ho potuto seguirlo in televisione, ci siamo sentiti subito do­po la corsa e quindi ho preso immediatamente un aereo per raggiungerlo a Parigi».
Urška Žigart è un personaggio chiave nella vita di Pogacar, è lei che lo mantiene sereno, anche se Tadej non è an­sioso.
«Tadej è straordinario, ama correre e spingersi al limite e correrebbe ancora meglio se non ci fosse così tan­to interesse per quello che fa. È un ragazzo che ha grandi doti ed è sicuramente più portato per le corse a tappe, anche perché per vincere le corse di un giorno hai bisogno di fortuna, ma lui sta dimostrando tanto e sono sicura che continuerà a stupire».
Urška però vuole precisare che non è soltanto la fidanzata di Tadej Pogacar, perché anche lei è una ciclista brava, capace di conquistare anche il titolo nazionale a cronometro e il terzo posto nella prova in linea. Fino al 2020 ha corso con i colori della Alè BTC Lju­bljana, per passare poi al Team Bi­ke­Exchange, squadra che ha creduto nelle sue qualità e che lo scorso no­vembre le ha rinnovato il contratto.
«Ho iniziato a correre tardi, quando ave­vo già 18 anni. Inizialmente facevo atletica e per qualche stagione ho giocato a pallavolo, poi ho comprato una cyclette e solo dopo ho deciso di provare a fare ciclismo: mi è subito piaciuto».
Così per Urška è nata la passione per le due ruote e nel 2015 ha firmato un contratto con la BTC City Liubijana, la formazione più importante nel suo Paese.
«Le donne in Slovenia in realtà avevano più opportunità rispetto agli uomini, perché noi avevamo una squadra importante a differenza degli uomini, quindi non era difficile trovare atlete che facessero ciclismo. Oggi ci sono corridori sloveni importanti come Ta­dej Pogacar, Primož Roglic e Matej Mohoric, ma le donne non hanno avu­to bisogno del loro traino perché, come ho detto, il movimento ciclistico femminile era più avanti rispetto a quello maschile. In realtà i successi di Tadej e Pri­mož hanno aiutato a crescere soprattutto il ciclismo maschile in Slovenia».
Lo scorso 9 maggio Urška Žigart, con i colori del Team BikeExchange, ha vinto la sua prima gara da professionista: il successo è arrivato in Spagna alla Vuel­ta Comunitat Valenciana, un mo­mento di grande gioia per lei che a 24 anni è ancora una delle atlete più giovani nel World Tour.
«Sono una scalatrice, più montagne ci sono e meglio è per me. Quella quarta tappa a Valencia è stata la frazione fi­nale e la più impegnativa della corsa. Pri­ma della gara abbiamo parlato in squadra, abbiamo scelto una tattica aggressiva e io ho attaccato sul Puerto de Tudons. Ho sentito che avrei avuto una possibilità di vincere quando ho raggiunto i quattro minuti di vantaggio. Nel finale della tappa il distacco è sceso velocemente ma non mi sono mai voltata indietro per controllare se il gruppo stava rientrando: non riesco proprio a descrivere la sensazione che ho provato quando ho vinto».
Anche se è più grande di Tadej, Urška ha meno anni di corse nelle gambe e da lui ha potuto imparare molto.
«Tadej è un vincente nato, ha quella mentalità da quando ha iniziato a correre. La fiducia in me stessa è cresciuta dopo la prima vittoria, ma io non ho ancora quella mentalità. Ho molto su cui lavorare e Tadej mi aiuta tanto in questo percorso perché lui è estremamente calmo».
Tadej e Urška si compensano e sono uno il sostegno dell’altra: lei lo ha aiutato all’inizio a gestire la pressione delle interviste e lui ad avere maggiore sicurezza in se stessa.
«Tadej è sempre così calmo e composto. È quan­do deve disputare una corsa ha sempre molta fiducia, non dubita mai di se stesso. Lui mi rende serena, mi aiuta ad affrontare le gare e ogni volta mi ripete che sono abbastanza forte per farcela».
Il ciclismo femminile sta crescendo e Urška vuole essere protagonista di questo cambiamento. La sua Bi­keEx­change Jayco è una delle 14 squadre World Tour ed ha equiparato gli stipendi mi­nimi delle donne a quelli degli uomini.
«Lo sviluppo dello sport femminile è evidente, lo dimostra anche il numero crescente delle gare che possiamo affrontare. Non vedo l’ora di misurarmi con il Tour de France femminile e di essere impegnata in gare con salite sempre più impegnative. Mi pia­ce mettermi al­la prova in cor­se impegnative e vorrei conquistare ancora più vittorie».
Le corse femminili stanno aumentando e alcune volte Tadej e Urška si trovano a correre insieme nella stessa giornata, come è successo a Strade Bianche, do­ve  Pogacar ha vinto.
«È bello quando corriamo in gare sulle stesse strade, c’è un confronto tra noi. Un giorno spero di conquistare una vittoria in gare come Liegi-Ba­stogne-Lie­gi e Strade Bianche, ma abbiamo atlete forti nella squadra e anche io devo es­sere realistica. Proprio come per Tadej, le mie prossime gare saranno in Belgio. Non è il mio terreno ideale, ma si tratta di imparare a correre anche su strade strette e lottare per mantenere la posizione in gruppo e spero di dimostrare di essere cresciuta ancora da quella vittoria ottenuta in Spagna».

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