Sangalli: «Lavorare per crescere»

di Francesca Monzone

Alla guida del settore femminile strada è stato chiamato Paolo Sangalli che seguirà le ragazze della nazionale fino alle Olimpiadi di Pa­rigi. Non si tratta di un volto nuovo perché dal 2009 è stato il braccio destro di Dino Salvoldi.
«Abbiamo un gruppo di atlete che nel panorama internazionale ha dimostrato di essere tra le più competitive. Il nome che risuona non è uno soltanto, abbiamo un’ottima nazionale con al vertice Longo Lorghini e Balsamo, Bastianelli e Cec­chini, ma anche un gruppo di giovanissime che hanno già iniziato a mettersi in mostra a suon di risultati come Zanardi, Paternoster e Guazzini. Quindi è difficile fare un nome singolo e per questo preferisco parlare di gruppo».
Le ragazze in maglia azzurra nel 2021 hanno dimostrato di essere le regine del ciclismo che conta, conquistando il Mon­diale su strada con Elisa Balsamo e il bronzo olimpico con Elisa Longo Bor­ghini.
«Penso che sia sotto gli occhi di tutti: il nostro è un movimento che gode veramente di ottima salute e sono contento di poter essere alla guida delle ragazze. Penso che per me si tratti di un percorso naturale e non trovo strano il fatto di essere stato scelto per ricoprire questo ruolo: per dodici anni sono stato il vice di Sal­voldi e quando mi hanno proposto questa avventura ho accettato con mol­to entusiasmo».
Sangalli è contento per questa nuova opportunità nella quale le responsabilità non mancheranno e ci sarà... l’obbligo di continuare a fare risultati.
«Spero prima di tutto che non ci siano più chiusure per il Covid e che gli eventi non vengano bloccati. Negli appuntamenti del 2022, quello che ad oggi ci sembra un po’ più problematico è il Mondiale in Australia. Veniamo dalla rassegna iridata in Belgio dove abbiamo ottenuto la vittoria grazie ad Elisa e quindi spero che ci sia la possibilità di ripeterci anche in Australia. Abbiamo ragazze forti, che hanno dimostrato di essere tra le più brave in gruppo. Il lavoro che ci attende non sarà poco, ma noi sappiamo bene ciò che dobbiamo fare».
Nell’ultimo biennio tutto lo sport ha do­vuto fare i conti con la pandemia, non è stato facile per nessuno e Sangalli questo lo sa bene, perché tra le sue ragazze c’è chi si è concentrata sul lavoro da fare a casa e chi invece ha sofferto la pandemia come una reclusione impossibile, con effetti negativi sul rientro in gara.
«Sono stati due anni difficili, nei quali non si poteva programmare nulla. Qua­lun­que cosa si decidesse di fare, anche all’ultimo momento poteva essere annullata. Le gare erano incerte e anche i ritiri in alcuni momenti erano di­ventati impossibili. Per le ra­gazze è stato complicato, erano disorientate. Non era mai capitato prima di vivere così nell’incertezza e pur­troppo nessuno ha ancora scritto fine alla parola Covid».
I momenti difficili non sono mancati ma le ragazze della nostra nazionale si sono sempre rialzate e, lavorando duramente, sono arrivate a raggiungere i risultati più alti.
«Abbiamo avuto molti mo­menti difficili ma le gioie ci sono state. Quan­do abbiamo vinto la medaglia a Tokyo con Longo Bor­ghi­­ni e il Mondiale in Belgio con Balsamo, ho pensato tra me e me che ce l’avevamo fatta, avevamo raggiunto gli obiettivi per i quali le nostre ragazze, ma anche noi, avevamo lavorato tanto».
Il ciclismo italiano è in salute, ma bisogna continuare a mi­gliorare e porsi nuovi obiettivi per far crescere l’intero settore.
«Sarebbe bello per il ciclismo femminile italiano avere un’altra squadra World Tour, ma va detto che nel nostro Paese abbiamo tante realtà Continental, che sono presenti da tanti anni e che lavorano veramente bene. Mancano in Italia delle gare in più per queste squadre e ci stiamo lavorando».
Le campionesse oggi ci sono, ma la pro­mozione resta importante perché un settore così forte possa continuare a crescere nel tempo.
«C’è un problema culturale in Italia, ogni giorno leggiamo sui giornali di incidenti in bici e le famiglie hanno pau­ra per questo, ma posso dire che le squadre junior ci sono e lavorano bene. Sarebbe una buo­na idea probabilmente far iniziare le bambine e anche i bambini con la pi­sta e il fuori strada, abbiamo visto ad esempio il nostro quartetto azzurro che con un grande impegno ha ottenuto risultati in pista ma anche successi nel settore strada. Una per tutte, Elisa Balsamo è in gra­do di primeggiare in pista e su strada. Penso che bisognerebbe aprire le porte alla multidisciplinarietà per rendere ancora più forte il no­stro settore e dar modo alle più giovani, di crescere in sicurezza e arrivare poi con una maggiore consapevolezza ai grandi appuntamenti con le gare su strada».

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