Roohaaan, world champion

di Giulia De Maio

Il tempo ha un nuovo padrone: si chiama Rohan Dennis, ha 28 anni, è di Adelaide, nel sud dell’Australia, ed è nato per correre a crono e in pista. In Au­stria si è laureato campione del mondo a cronometro e l’anno prossimo, in uscita dalla BMC, sarà compagno del nostro Vincenzo Nibali alla Bah­rain Merida. Questo marziano a due ruote, venuto dall’altra parte del mondo a miracol mostrare, porterà dunque l’iride nella squadra dello Squa­lo dello Stretto. A Innsbruck ha spazzato via la concorrenza e divorato la crono mondiale alla media di 49,585 km/h nonostante la lunghezza del percorso (52 km) e una salita di 5 chilometri. Ha dominato senza se e senza ma il campionato del mondo, vincendo sin dai primi chilometri lo scontro di­retto con un Tom Dumoulin che non è mai stato all’altezza del rivale e ha chiuso addirittura a 1’21”.
«Al chilometro zero pensavo di riconfermarmi campione, al chilometro uno avevo capito che non ce l’avrei fatta. Ho finito con i crampi perché ho cercato di consumare ogni energia» ha am­messo l’olandese che si è dovuto ac­contentare dell’ennesimo secondo po­sto della stagione, dopo i due podi al Giro d’Italia e al Tour de France, risultato salvato per soli 53 centesimi di secondo all’assalto di Victor Campe­naerts, davvero sorprendente su un percorso non certo adatto alle sue ca­ratteristiche.
Nel corso della sua cavalcata Dennis è andato a riprendere anche Vasil Ki­ryienka, iridato di specialità appena tre anni fa, partito tre minuti prima di lui. Davvero impressionante la sua performance.
«Non mi aspettavo di vincere con tanto margine. Il titolo della cronosquadre ci è sfuggito, ma quello individuale non volevo proprio farmelo scappare. Mi sono dosato bene in salita. Brad McGee dall’ammiraglia mi ha diretto alla perfezione, aggiornandomi sul vantaggio che avevo su Dumoulin. Non so se è stata la mia migliore crono, i dati di potenza erano gli stessi di tre anni fa quando feci il record dell’ora (52,491, ndr). Adesso è di Wiggins ma dopo i 30 anni lo attaccherò. Il suo 54,526 credo sia battibile. Vorrei farcela a livello del mare e poi tentare in altura per vedere qual è il limite che si può raggiungere. Vestire una maglia iridata è una sensazione fantastica, dedico questo oro a mia moglie, che è a casa e sarà felice quanto me. Ho sognato di vincere la maglia arcobaleno in tutte le categorie, ci provo da quando ero ju­nior, e finalmente ci sono riuscito. Ora potrò indossarla per un anno intero. Non ve­do l’ora» ha raccontato ai primi microfoni che si è ritrovato sotto il naso concluso il protocollo cerimoniale.
Rohan adora i cani, il cioccolato e le auto veloci e ha l’hobby delle serie tv: è capace di vederne anche dieci puntate una dietro l’altra. È sposato con la pistard australiana Melissa Hoskins, campionessa mondiale dell’inseguimento a squadre tre anni fa, con la quale vive a Girona, in Spagna, e che presto lo renderà padre.
Ha iniziato la stagione conquistando la prova contro il tempo dell'Abu Dhabi Tour. Vincitore del prologo e della cro­no di Torrelavega alla Vuelta, di cui è stato la prima maglia rossa, nel corso di questa stagione ha indossato il simbolo del primato anche al Giro d’Italia. Secondo per soli 2” dietro a Dumoulin nella crono di apertura di Gerusale­m­me, il giorno successivo si è aggiudicato uno sprint con abbuono andando così a vestire la maglia rosa. Ha conservato il simbolo del primato per quattro frazioni e ha vinto la sedicesima tappa, una cronometro individuale di 34,2 km, superando di 14” Tony Martin.
Rohan ha iniziato a gareggiare all’età di 7 anni, a 15 si è iscritto all’Adelaide Cycling Club, cominciando ad affiancare all’attività su strada anche quella su pista. All’interno dei velodromi si è aggiudicato un argento olimpico e due titoli mondiali nell’inseguimento a squadre, e nel 2015 ha detenuto per 83 giorni il record dell’ora. Professionista dal 2013, su strada si è confermato come uno dei passisti più forti del mondo e ha ottenuto vittorie importanti sulle strade delle corse più importanti al mondo: una tappa al Giro d’Italia, una al Tour de France nel 2015, due alla Vuelta a España e due campionati del mondo nella cronometro a squadre, oltre a successi al Tour of California, alla USA Pro Challenge, all’Eneco Tour, alla Tirreno-Adriatico e al Tour de Suisse.
«Negli ultimi quattro anni non ero mai riuscito nemmeno a salire sul podio mondiale (5° a Ponferrada 2014, 6° a Richmond 2015, 6° a Doha 2016, 8° a Bergen 2017, ndr) soprattutto per sfortuna. Tra problemi meccanici e cadute pensavo la maglia iridata fosse stregata per me. In questo quadriennio ho lavorato tanto con la Nazionale Australiana e la BMC, che non hanno mai smesso di credere nelle mie doti. Sono migliorato sia a livello aerodinamico che mentale» racconta lo scaramantico Dennis, quinto ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, quando dovette cambiare bici a pochi istanti dal via per un guasto. «Per lottare con il tempo, ma in generale per vincere qualsiasi tipo di gara, devi essere al meglio sia di testa che di gambe. Devi avere fortuna e un mezzo impeccabile. Devi saper reagire alle variabili che ti presentano la strada, gli avversari, le situazioni di corsa».
Dennis è il secondo australiano della storia a conquistare il campionato del mondo nella cronometro. Prima di lui, tra i suoi connazionali, ci era riuscito solo Michael Rogers, detentore della ma­glia iridata per tre anni consecutivi dal 2003 al 2005.
«Non mi stresso pensando di dover battere un record, per ora voglio solo godermi questo momento. L’ho atteso così tanto...».
Come detto, nel 2019 vestirà la maglia della Bahrain Merida. Il general manager Brent Copeland ha commentato il suo arrivo con entusiasmo: «Siamo or­go­gliosi di averlo ingaggiato. Rohan ag­giunge un grande valore alla squadra, non solo come uno dei migliori cronometristi mondiali, ma crediamo nelle sue possibilità di puntare alla classifica generale dei grandi giri e su questo vogliamo lavorare insieme».
«Sono estremamente entusiasta di unirmi al team Bahrain Merida per i prossimi due anni anche perché stiamo lavorando per gli stessi obiettivi. A cronometro ho confermato di essere tra i migliori, devo migliorare in salita e sulla resistenza per poter essere tra i più competitivi nelle tre settimane» aveva aggiunto lui, che ha come modelli Bradley Wiggins, tra i primi a fargli i complimenti dopo il successo iridato, e lo stesso Tom Dumoulin, suo coetaneo che nato come specialista delle cronometro è già riuscito a conquistare una grande corsa a tappe.
Oltre ad essere protagonista nei grandi giri (quest’anno ha terminato la corsa rosa al 16° posto in classifica generale, ndr), un suo grande obiettivo è l’oro olimpico di Tokyo 2020 nella crono. Per come è “volato” sulle strade au­striache, è un sogno assolutamente alla sua portata. «Sono fiducioso, un ottimista di natura. Affronto la vita e il ci­clismo pensando sempre al meglio. Funziona».
Sì, lo abbiamo visto a Innsbruck.

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