Editoriale
CONCOMITANZE. Dopo il Giro d’Italia, come da tradizione, si sono corsi i circuiti. Quattro per l’esattezza, non uno di più, non uno di meno. Poca cosa, ma sono già qualcosa. Quattro circuiti: Arona, Usmate, Vimercate e Brescia. Quattro giorni di gara con una concomitanza: bisogna essere bravi. L’Accpi, che noi ogni mese ospitiamo sulle nostre pagine con la sua apposita rubrica, associazione con la quale abbiamo un ottimo rapporto e speriamo di poterlo avere anche in futuro nonostante questa tirata di orecchie, fa poco per dire nulla affinché ciò non accada. Percepisce 1.600 euro a circuito dagli organizzatori, ma non si preoccupa minimamente di garantire ai propri associati il massimo della visibilità e del guadagno. Mi spiego: se nello stesso giorno si corre a Vimercate e Brescia, il Nibali, il Cunego, lo Scarponi o il Garzelli di turno devono fare una scelta: o di qua o di là. Se cercassero con uno sforzo sovraumano di evitare una concomitanza in una calendario pressoché vuoto, i loro associati potrebbero correre tutti i quattro circuiti e guadagnare di più. Non ci vuole poi molto. O forse sperano che da quattro i circuiti passino direttamente a uno per risolvere ogni problema?

SI CAMBI. Non è più tempo di Settimana Tricolore, non perché sia andata in archivio anche quella siciliana, ma perché in un momento di magra come questo, dove da tre anni abbondanti l’economia fa acqua da tutte le parti, un evento di questo tipo è troppo oneroso. Penso che sarebbe cosa buona e giusta se si facesse un passo indietro e si tornasse ad assegnare i campionati italiani alle varie regioni, in modo da gratificare le piccole società e i piccoli comuni del nostro Paese. Per la prova dei professionisti – sia a cronometro che in linea – stesso discorso: come si è fatto per tanti anni, il Trofeo Melinda, l’Agostoni, la Tre Valli o chi volete voi potrebbero tornare a valere per il titolo italiano. Costo dell’operazione meno della metà. Per i comitati organizzatori più facilità di reperire i fondi, senza toccare il fondo.

CONTROLLORE INCONTROLLATO. E’ in ogni dove: infaticabile, inesauribile e incontenibile. Luigi Simonetto non è certo tipo da stare con le mani in mano. Ama il proprio lavoro e lavorare. Presidente della Commissione Salute della Federciclismo, nonché medico federale chiamato a verificare gli interventi necessari a favore degli atleti di interesse nazionale ed olimpico, Simonetto è coordinatore dell’attività dei medici addetti alle squadre nazionali per tutto ciò che concerne l’assistenza sanitaria e la valutazione degli atleti delle squadre nazionali. Per questo organizza e dispone l’assistenza sanitaria delle squadre nazionali durante la preparazione in occasioni di ritiri e di competizioni internazionali e si correla con i medici dei team su problematiche sanitarie e di tutela della salute secondo le regole vigenti. Medico responsabile della nazionale professionisti diretta da Paolo Bettini, è anche componente della Commissione Vigilanza Doping (CVD), su nomina del Ministero della Salute. Compito di Simonetto e dei componenti della CVD: individuare chi e come controllarli tra i corridori. In soldoni, decide come e quando controllarsi. Nel senso che può decidere di disporre un controllo a sorpresa ad una qualsiasi nazionale (juniores, under, femminile o maschile) durante un ritiro ma raggiunge l’acme quando arriva a disporre un controllo ad un atleta azzurro della nazionale maggiore di cui lui è il referente. Quindi verifica se stesso.
Ebbene sì, Luigi Simonetto si accerta che il lavoro da lui medesimo svolto sia stato fatto bene. Che dire? E’ un tipo rigoroso. Cocciuto. Inappuntabile. Il caso più luminoso di controllore e controllato.
Che dire ancora? Medico ispiratore del BioGiro, consulente da anni del Centro Mapei Sport, ora ce lo segnalano impegnatissimo ad avviare un nuovissimo centro di medicina sportiva presso il San Raffaele di Milano. Insomma, controllore e controllato, ma soprattutto indaffarato a fare di tutto e di più. E’ onnipresente, soprattutto onnisciente. Lo pensate qua e invece è là, ma già sogna un posto lì. Silenzioso, pacioso, morbido, quando pensi che debba arrivare, lui c’è già. Non perdetelo di vista. Controllatelo.

Pier Augusto Stagi
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