
di Paolo Broggi
In fondo ruota tutto attorno al numero 1. Perché per la prima volta in carriera il numero 1 del mondo, Tadej Pogacar, sarà al via del Giro d’Italia. Perché tenterà di firmare la doppietta Giro-Tour - e sarebbe il primo a riuscirci nel ventunesimo secolo - e perché la corsa di quest’anno promette di essere un’incredibile sfida da “tutti contro 1”.
L’inizio di stagione del fenomeno sloveno è stato a dir poco strabiliante: dieci giorni di corsa e sette vittorie. Non ha tagliato per primo il traguardo alla Sanremo, dove è comunque giunto terzo, e in tre tappe della Volta a Catalunya (che ha concluso con un bottino di quattro successi parziali e naturalmente con la vittoria finale. Poi altre due gare in linea: Strade Bianche e Liegi-Bastogne-Liegi, semplicemente dominate.
Ma Pogacar e la sua squadra, la UAE Team Emirates, sono troppo intelligenti e navigati per cadere nel gioco dell’«abbiamo già vinto, dobbiamo solo archiviare la pratica». Ventuno giorni di corsa sono tanti, problemi e imprevisti (che naturalmente non auguriamo a nessuno) sono sempre dietro l’angolo, tutti - per ammissione stessa di ogni corridore - hanno un’inevitabile giornata di crisi, o almeno di difficoltà.
Così come per esperienza sanno bene che il Giro d’Italia - ancor più che il Tour o la Vuelta - nasconde trappole lungo il percorso di ogni tappa, vuoi per il disegno orografico del nostro Paese e vuoi per l’arguzia degli organizzatori.
I numeri parlano di un Giro meno duro rispetto agli ultimi, saranno infatti 44.650 i metri di dislivello da superare a fronte degli oltre 50.000 delle passate edizioni, ma non sempre i numeri traducono perfettamente la realtà.
Il Giro 2024, il numero 107 della storia, ha la capacità di proporre infatti un mix di innovazione e tradizione. Tornano, per esempio, due cronometro piuttosto lunghe, 40,6 chilometri per arrivare a Perugia e 31,2 da affrontare sulle strade attorno al Lago di Garda, entrambe pianeggianti se si esclude il finale della prima con l’erta che porta al centro storico del capoluogo umbro. Due crono da specialisti che saranno un prezioso banco di prova per Filippo Ganna in vista dell’appuntamento olimpico di fine luglio. Nel solco della tradizione anche l’arrivo in salita a Prati di Tivo per concludere la prima settimana di corsa, così come i muri marchigiani, anche se questa volta non verranno affrontati i più duri, e la tappa completamente pianeggiante che attraversa la Pianura Padana.
Non manca il tappone alpino per chiudere il secondo weekend prima di una terza settimana con tante salite e due occasioni per velocisti a Padova e nella confermatissima tappa finale di Roma.
Su un canovaccio tradizionale, le innovazioni non si fanno attendere e si presentano fin dalle tappe inaugurali: quella di Torino è frazione tutt’altro che semplice e le salite di Superga e Colle Maddalena possono ispirare chi ha voglia di attaccare, mentre l’indomani arriva subito il primo arrivo in salita, al Santuario di Oropa che domina Biella. Una salita cara al Giro che riporta subito alla mente l’impresa di Marco Pantani al Giro del 1999 (ci perdoneranno gli altri corridori che hanno vinto ai piedi del Santario...) quando il Pirata, attardato da un guaio meccanico, recuperò uno dopo l’altro addirittura 49 corridori che lo precedevano!
Innovazione che sfocia ormai nella tradizione sono i tratti di Strade Bianche che si affronteranno nella tappa numero 6: tre settori sterrati, l’ultimo dei quali termina ad una ventina di chilometri dal traguardo. Sarà un’altra occasione, dopo Oropa, per vedere Pogacar all’attacco?
Un’altra novità è rappresentata dal traguardo della frazione numero 15 - senza dubbio la più dura della corsa con i suoi 5.400 metri di dislivello: dopo il Passo del Mortirolo dal versante di Monno e il Passo di Foscagno, l’arrivo sarà posto nel territorio della ski area del Mottolino al termine di una salita di 4,7 km al 7,7% appositamente preparata per accogliere la corsa rosa.
Si tornerà a salire sullo Stelvio, meteo permettendo, anche se questa volta il gigante valido come Cima Coppi sarà affrontato in partenza della sedicesima tappa, proprio lasciando Livigno dopo il secondo giorno di riposo, e sarà seguito da una lunga discesa e da tanti chilometri di fondovalle per arrivare al traguardo, in salita ma non durissima, di Selva di Val Gardena.
Un’altra novità interessante sono le doppie scalate: si comincia nella frazione numero 17 con il Passo Brocon (la salita misura 11,9 kn al 6,5% con la percentuale che si alleggerisce nel primo passaggio a causa del falsopiano che porta all’inizio della discesa) che verrà affrontato due volte negli ultimi 40 chilometri. Tre giorni più tardi, nella ventesima e penultima tappa, il grande porotagonista sarà il Monte Grappa, affrontato due volte dal versante di Semonzo, 18,1 chilometri all’8,1% di pendenza media.- Stavolta però il traguardo non sarà in vetta ma al termine della lunga discesa che porta alla splendida Bassano del Grappa.
Come avrete capito, quindi, anche se il disliivello totale sarà minore rispetto al passato, non si tratterà di un Giro semplice da interpretare. E non lo sarà nemmeno per Pogacar che sa di doversi misurare con rivali aggueriti.
È vero che ancora una volta molti uomini da corse a tappe hanno preferito riversare le loro attenzioni sul Tour de France, ma è altrettanto vero che di avversari lo sloveno ne troverà. A cominciare da corridori esperti come Geraint Thomas (che lo scorso anno ha insidiato Roglic fino all’ultimo giorno), Romain Bardet, Damiano Caruso e Wout Poels, con il ritorno alla corsa di quel Nairo Quintana, che sarà l’unico al via ad aver vinto il Giro d’Italia in carriera.
Ci sono poi molti giovani interessanti come Antonio Tiberi, Thymen Arensman, Cian Uijtdebroeks, Florian Lipowitz rivelazione del Romandia e speriamo anche i nostri Giulio Pellizzari e Davide Piganzoli.
Da non sottovalutare corridori imprevedibili come Ben O’Connor, Eddie Dunbar, Hugh Carthy e Juan Pedro Lopez (fresco vincitore del TotA e in passato già maglia rosa) e gli scalatori puri come Einer Rubio, Daniel Felipe Martinez, Koen Bouwman, Filippo Zana, Michael Woods e l’eterno Domenico Pozzovivo che affronta il suo Giro numero 18.
Ci saranno poi tanti velocisti - Milan, Kooij, Merlier, Ewan, Groves, Gaviria, Dainese, Lamperti, Pithie, Girmay, Kanter e Van Poppel - e tanti corridori di classe come Alaphilippe, Laporte, De Marchi, Trentin, Bagioli, Vendrame, Lutsenko e Lund Andresen, tutti smaniosi di lasciare un segno sulla corsa rosa e di essere, magari solo per un giorno, il numero 1.
Buon Giro a tutti.