Tokyo 2020, immensamente Elisa

di Giulia De Maio

«Brava Elisa! Una me­daglia meritata per un’atleta che rispetta al 100% i valori olimpici: fair play, partecipazione, amicizia, lealtà, solidarietà, impegno, rispetto, coraggio, miglioramento di sé, pace, uguaglianza e internazionalismo». Sottoscriviamo e sottolineiamo le parole di Paolo Slongo, coach di Eli­sa Longo Borghini, che dopo il bronzo di Rio2016 si è confermata sul podio olimpico a Tokyo2020 nella corsa più strana e pazza da lei disputata. Attorno al circuito del Monte Fuji, sono 137 chilometri duri e caldi in cui al pronti via se ne vanno via in 5, sulle 67 alla partenza, arrivano ad avere oltre 10 minuti di vantaggio e una vince per distacco.
«Ho corso più con il cuore che con le gambe» dice Elisa, che su quel cuore appoggia la mano mentre passa il traguardo prima di lei tagliato solo dall’austriaca Anna Kiesenhofer, ricercatrice matematica che lavora part-time all’Università di Losanna al via senza un contratto da ciclista professionista, e dell’olandese Annemiek van Vleuten, che avrebbe sbaragliato la concorrenza tra giorni più tardi nella cronometro. Bronzo nella corsa su strada per la ca­pitana azzurra, come cinque anni fa in Brasile, per pareggiare i conti con i due terzi posti iridati raccolti in dieci anni di carriera, evidentemente un destino. «Arriverà anche il momento in cui vincerò un oro, ma oggi sono felice per il mio Paese».
Longo Borghini è un marchio di garanzia, nasce da un patrimonio genetico indiscutibile e da valori trasmessi insieme ad esso da mamma Guidina Dal Sasso, che ha disputato tre Olimpiadi nel fondo, dallo zio oro olimpico nella 4x10 km di sci di fondo nel 1994 Gior­gio Vanzetta, dal fratello e punto di riferimento Paolo, che a sua volta sta tramandando il tutto ai quattro figli, i nipoti adorati dalla zia Elisa. Longo Borghini è un marchio su cui si può sempre contare perché la sua fama non è costruita su abili campagne di marketing ma si basa su risultati consolidati negli anni, cercati anche nelle stagioni in cui tutto andava storto. Il 2021 è stato un lungo avvicinamento tutto costruito pensando ai Giochi, costellato di podi importanti: il secondo posto alla Strade Bianche, la vittoria al Tro­feo Binda e poi i terzi posti alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi. La costante di questi piazzamenti era la lotta con le olandesi con cui la 29enne di Ornavasso ha dovuto vedersela an­che all’interno della Fuji Speedway, da cui le orange sono uscite come le grandi sconfitte.
«Ho sofferto molto il caldo. Al via del­la corsa, non mi aspettavo niente, mi sono ripromessa solo di lasciare sulla strada tutto quello che avevo e così ho fatto. Credo che l’Olanda pensasse di avere tutto sotto controllo invece le è sfuggita una atleta che ha fatto un’impresa, è stata tutto il giorno in fuga, dobbiamo farle i complimenti» racconta con lucidità dopo essere scesa dal podio.
«Non ho capito la tattica dell’Olanda, ma ho pensato a fare la mia corsa. La responsabilità dell’inseguimento era delle olandesi, non certo mia o di Mar­ta (Cavalli, l’unica altra azzurra nel grup­po delle migliori nel finale, ndr) che non siamo veloci. La mia continuità di rendimento? L’avevo spiegato anche alla vigilia: io lavoro, metto giù la testa e faccio sacrifici che a volte ven­gono ripagati e oggi va bene così, va molto bene! Questa medaglia è per la mia mamma, il mio papà, mio fratello, i miei nipoti e il mio fidanzato perché abbiamo fatto tanti sacrifici insieme e loro non mi lasciano mai sola. Poi voglio ringraziare la Federazione, le Fiamme Oro e la Trek Segafredo perché senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile».
Le compagne Mar- ­ta Cavalli, Marta Ba­stianelli e So­raya Paladin la stringono a sé per un selfie, il presidente federale Cordiano Dagnoni, alla prima medaglia della sua gestione, si commuove nel giorno del compleanno del suo papà, il c.t. Di­no Salvoldi aggiorna la contabilità del medagliere personale e Paolo Lon­go Borghini, il fratello mag­giore ex professionista di Elisa, non potrebbe essere più orgoglioso.
«Da anni faccio parte del team UCI, faccio il re­golatore come per le gare di RCS Sport, metto a frutto la mia esperienza di undici anni di professionismo» ci racconta senza lasciarsi andare troppo all’emozione, un classico dei Longo Borghini, sempre gentili ed educati quanto riservati e compassati.
«Elisa ci ha “abituato” a queste imprese. In realtà arrivava da un Giro d’I­talia complicato ma noi sapevamo che aveva la testa rivolta a Tokyo. So che ha dedicato la sua medaglia anche a noi della sua famiglia ed è la dimostrazione di quanto siamo uniti, della forza che riusciamo a darci uno con l’altro. Ci sono undici anni di differenza tra noi, possiamo di­re che l’ho cre­sciu­ta sportivamente e questo mi rende ancora più orgoglioso di lei».
La medaglia che sfoggia al collo è l’ennesima conquista della carriera gloriosa di questa ragazza che compirà 30 anni a dicembre, con le medaglie olimpiche che vanno a sommarsi agli otto titoli nazionali, ai due bronzi iridati e alle tre medaglie già conquistate agli Europei. I risultati sportivi per un’atleta del suo livello sono fondamentali, ma per Elisa conta di più con chi li condivide.
«Tornata a casa dal Giappone metterò la medaglia in cassaforte e mi re­galerò un po’ di tempo con le persone a cui voglio bene» prosegue Elisa, decima nella impegnativa cronometro.
«Sono partita un po’ piano. Sono stati due giorni di gara pieni di emozioni e quando è così può andare bene come male. Nella crono alla fine è andata co­sì e così però sono contenta della mia Olim­piade. Nessuna edizione è banale, questa in pandemia è stata una sfida nella sfida, che è stato bello celebrare con il pubblico. Il nostro è uno sport che si pratica all’aria aperta e con le dovute accortezze e mantenendo le di­stanze si può continuare a svolgerlo anche in un periodo come questo che resta delicato in tutto il mondo» ci ha detto dopo la prova contro il tempo.
Per lei adesso un po’ di meritato riposo, dopodichè andrà in altura per preparare gli ultimi appuntamenti stagionali, vale a dire Gp Plouay, Campionati Europei e Mondiali.
«Il percorso che assegnerà la maglia iridata in Belgio non mi si addice particolarmente, quindi mi metterò a disposizione della squadra. Cercheremo di divertirci e daremo il massimo, come sempre».
Nella valigia a cinque cerchi si era portata una noce per sentirsi più vicina agli affetti e un libro, “La ragazza con la bicicletta rossa” di Monica Hesse. A casa torna con una medaglia pesante e un origami colorato a forma di gru, che nella cultura giapponese ha un significato speciale perché si ritiene possa vi­vere fino a mille anni. L’orizuru è simbolo di fortuna, felicità e longevità. È quanto auguriamo alla nostra campionessa.

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