Gatti & Misfatti
Occhio al Presidente

di Cristiano Gatti

Coraggio, andiamo alla conta. E alla resa dei conti. Questo, in definitiva, è un congresso federale per l’elezione del nuovo presidente: una battaglia cruenta, senza esclusione di colpi, dove importa un unico obiettivo: vincere. Soltanto il metodo scelto dalle fazioni in campo può elevare o sotterrare la dignità dell’appuntamento. Chi trama in corridoio, applicando la pura regola della compravendita, ovviamente lo umilia. Chi invece prova a convincere la massa degli elettori con qualche idea e con la sua faccia, fortunatamente lo nobilita.

E come siamo messi, questa volta? Voglio dirlo con sincero compiacimento, anche perché è sempre più divertente parlar bene che parlar male: i candidati in corsa, una volta tanto, sono tutti degni e rispettabili. Siamo cioè in una di quelle situazioni che comunque si evolvano, in qualunque modo finiscano, comunque non inquietano. Dunque, si può davvero pensare che chi vincerà sarà un presidente serio. Quanto meno, un personaggio in grado di restituire alla federciclo il bagaglio di idee e di dignità ultimamente smarrito in qualche stazione remota. Non mi interessa nemmeno, ora, avviare un processo alla gestione Ceruti. Mi limito soltanto a ripetere l’atto d’accusa già mosso in occasione degli scandali giudiziari: una gestione che per anni fa del rigore, dell’intransigenza, della trasparenza le sue bandiere, non può fingere di nulla quando la giustizia investe con sospetti pesantissimi uomini e fatti di questa gestione. Detto questo - anzi ribadito - passiamo oltre.

Corridori, direttori sportivi, meccanici, giovani praticanti, tifosi da strada: tutta questa popolazione fa malissimo se pensa che l’elezione di un nuovo presidente sia questione lontana, noiosa, inutile. Da che mondo è mondo, il potere sfrutta alla perfezione questa indifferenza - o insofferenza? - popolare: mentre la gente si volta infastidita dall’altra parte, pochi astuti di professione si piazzano nella stanza dei bottoni e cominciano a dettare le regole. Per tutti, ovviamente anche per quelli che si sono girati dall’altra parte. Dare in escandescenze e fare piazzate dopo, a giochi fatti, è stupido e puerile. Anzi colpevole. Vale una regola suprema: chi vince ha il sacrosanto diritto di comandare. Se ne riparla alla successiva elezione. Nel frattempo, chi si è disinteressato per noia, per pigrizia mentale, per ignavia e accidia, ha un solo diritto: tacere.

Anche se è più eccitante seguire la gara tra Cunego e Basso, converrà dunque prestare molta attenzione anche alla volata politica. Chi vince detterà poi le sue condizioni e le sue regole: non è una faccenda da ridere, per pochi intimi, o per burocrati un po’ maniaci. No: quello che il nuovo presidente dirà e farà si ripercuoterà per lungo tempo sul ciclismo di tutti. Persino su quello periferico e domestico del praticante più anonimo. Occhio, ragazzi, alla politica: chi si distrae è perduto. Meglio: chi si distrae, alla fine, è destinato soltanto a subire e obbedire. Inutile, poi, piagnucolare in sottofondo.

Sono troppo vago e generico? Va bene, accetto il rilievo. Però attenzione: non ho finito. Prima di chiudere, perché non si dica che sto sul filosofico per non schierarmi, passo direttamente alla dichiarazione di voto. Ripristinata la premessa - e cioè che i candidati mi sembrano tutti degni - la mia scheda immaginaria va comunque a Renato Di Rocco. Lo conosco ormai da tanto tempo, sono arrivato al punto che tutto sommato gli affiderei anche i miei figli per una gita domenicale o il portafogli per una fedele custodia. Fino a prova contraria, che ardentemente spero non arrivi mai, lo considero dirigente esperto, intelligente, riflessivo. Ha peso e autorevolezza nell’intricato mondo della politica sportiva. Oltre tutto, conosce il ciclismo - la sua gente, i suoi pregi e i suoi difetti - da quando succhiava il biberon. Sin qui i requisiti che nessuno può mettere in discussione. In aggiunta, ci metto le mie opinioni sulla persona: è acuto, è arguto, ha senso dell’ironia e dell’autoironia. Non si mette sui piedestalli, sa ascoltare. Lo dico sinceramente: visto il livello medio dei dirigenti in altre federazioni, prima fra tutte quella del calcio, potrebbe tranquillamente fare anche il presidente del Coni. Sì, il ciclismo gli va persino un po’ stretto. E qui, però, mi fermerei bruscamente. Non mi piacerebbe pensasse che lo voglio sposare.
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