Giro 2019, più del Tour più di tutto

di Paolo Broggi

Duro, esigente, asfissiante. Il Giro d’Italia numero 102 conquista sin dal pri­mo sguardo e impressiona perché non farà sconti a chi non si presenterà in grande condizione sin dall’avvio.
Sapevamo quasi tutto, prima della presentazione ufficiale che si è svolta a Milano, ma il colpo d’occhio generale è decisamente impressionante. Con una annotazione: il Giro è più del Tour. Più arrivi in salita (7 contro cinque), più chilometri a cronometro (58,5 tutti individuali, contro i 54 equamente divisi tra cronosquadre e crono individuale della Grande Boucle) e anche più chilometri totali (un centinaio, da precisare poi una volta che i due tracciati saranno ufficializzati nel dettaglio) con tre tappe che vanno oltre i 230 chilometri e altre due che sfiorano questa distanza.
Sarà Bologna, come noto da tempo, ad ospitare la partenza con la cronoscalata al Colle di San Luca: 8200 metri di prova contro il tempo che daranno già un volto preciso alla classifica. Ed il giorno seguente attenzione alle trappole che tutte le traversate appenniniche portano in dono.
Se il traguardo di Orbetello non do­vrebbe creare problemi, prevedibile battaglia tra gli stoccatori per aggiudicarsi il trionfo a Frascati. E dopo la pre­vedibile volata di Terracina, San Giovanni Rotondo (punto più a sud di un Giro che in questa edizione concede pochissimo al Meridione) propone un finale nel quale i big dovranno fare attenzione a non farsi sorprendene. Ve­lo­ce risalita della Penisola con tappa a L’Aquila (traguardo in salita) e Pesaro, per arrivare a chiudere la prima settimana di corsa con una nuova cronometro, la Riccione San Marino (al Monte Titano si sale dal versante più impegnativo) di 34,7 chilometri.
Dopo il giorno di riposo, la settimana centrale si apre con le frazioni pianeggianti di Modena e Novi Ligure per proporre poi una Cuneo-Pinerolo che ricorda quella epica solo nella nomenclatura, visto che misurerà solo 146 chilomeri si articolerà su un’unica grande difficoltà, il Montoso, con scollinamento a quota 1248 metri.
Decisamente impegnativo il trittico che chiude la seconda settimana: si comincia con la tappa che da Pinerolo porta a Ceresole Reale con il Colle del Lys, il Pian del Lupo e l’arrivo ai 2427 metri di Lago Serrù. Sabato 25 la tappa aostana con Verrogne, Truc d’Arbe, Col­le San Gallo e la salita finale a Cour­mayeur sul Monte Bianco. Per finire, la Ivrea-Como che negli ultimi 60 chilometrt ripropone il finale del Lombardia con Ghisallo, Colma di  Sormano, Civiglio e San Fermo. Una classica (237 chilometri, la più lunga in assoluto) inserita in un grande Giro, una tappa che può fare sfracelli.
Il secondo giorno di riposo i corridori dovranno sfruttarlo al meglio perché l’ultima settimana si apre subito col botto: da Lovere a Ponte di Legno si affrontano Presolana, Croce di Salven, Gavia e Mortirolo prima della salita finale.
L’indomani Passo della Mendola e Te­rento preparano il campo alla non durissima salita finale che porta ad Anterselva. L’ultimo appuntamento riservato ai velocisti è quello di Santa Maria di Sala, prima del trittico di im­pegni finale: venerdì 31 maggio il traguardo sarà ancora una volta in salita a San Martino di Castrozza e poi sabato 1° giugno andrà in scena il tappone do­lomitico con Cima Campo, Paso Man­ghen, Passo Rolle e Croce d’Aune Mon­te Avena, con un tratto finale inedito e sterrato.
Per chiudere, l’annunciata cronometro di Verona: 15,6 chilometri con l’arrivo che sarà posto all’interno dell’Arena di Verona, come già accaduto nel 1981 (trionfo di Battaglin), nel 1984 (Mo­ser) e nel 2010 (Basso). Come sarebbe bello che continuasse il filotto di vincitori italiani...

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