Alaphilippe: «Sanremo e Liegi le corse del cuore»

di Francesca Monzone

Quando si parla di corse di un giorno, immediatamente si pensa alle Classiche e ai Campionati del Mondo e, senza rifletterci troppo, basta un attimo e diventano nitide le immagini della maglia iridata che, più veloce degli altri, taglia per primo il traguardo. A fine febbraio in Belgio è iniziata quella parte della stagione che fa da antipasto alle corse importanti che vedremo da metà mar­zo in poi e che da sempre infiammano l’animo degli appassionati. Quando si parla di Classiche, in qualche modo si par­la anche di quella maglia tanto unica quanto bella, che in mezzo al gruppo spicca più delle altre perché è quella del Campione del Mon­do. Quella maglia così speciale che solo i più forti riescono a indossare, è stata conquistata da Alaphilippe ai Cam­pionati del Mondo di Imola nel 2020, organizzati un un batter d’occhio dall’Italia, con il gran finale nell’autodromo Dino ed Enzo Ferrari vuoto per colpa del Covid. Il 2021 è stato l’anno di Ala­philippe, con l’iride sul petto e con la maglia gialla del Tour de France, ma anche quello della realizzazione di un altro sogno, quello di uomo che per la prima volta è diventato padre, grazie all’arrivo del piccolo Nino, avu­to dalla sua compagna Marion. Al­a­phi­lippe ha sentito il peso di quella ma­glia così importante, al punto da diventare quasi ingombrante, perché sentiva la responsabilità di doverla onorare ad ogni corsa.
Settembre, per chi segue il ciclismo, è il mese del Mondiale: questa volta, ri­spetto a Imola, il clima è stato diverso, la pandemia che faceva meno paura e un Belgio festoso si è fatto trovare pronto a incoronare il re del ciclismo, con la speranza di consegnare l’oro ad uno dei suoi uomini.
Nella settimana che precedeva il Mondiale di Lovanio, “Lulù” stava scrivendo le ultime pagine del suo li­bro, una biografia in cui raccontava di quell’anno così ma­gico iniziato a Imo­la. Alaphilippe però ancora non sapeva che lo attendeva un altro anno con quel simbolo così unico sulle spalle.
Mentre la chiesa a Brakel suonava le sue campane prima della partenza della Primus Classic, Julian pensava a quella sua ultima gara con la ma­glia iridata e immaginava quel traguardo come una sorta di capolinea.
«Sono arrivato alla mia ultima gara con questa maglia, da una parte mi sento sollevato, dall’altra sarà difficile per me e voglio godermi ogni istante di questo momento, perché so che ogni chilometro di corsa sarà per me un chilometro in meno con questa maglia».
Poi accade che sul rettilineo di Lo­vanio il 26 settembre Alaphilippe si presenta da solo per tagliare da vincitore il traguardo del Mondiale del centenario. Il francese amato ovunque perché simbolo di un ciclismo spontaneo che lo rende molto vicino al popolo, nelle Fiandre ha iniziato il suo secondo anno da Campione del Mon­do, ma questa volta, come lui stesso ha detto, sarà un anno diverso. Non vuole solo onorare quell’iride, ma vuole goderselo, come non ha fatto l’anno prima. La Francia lo acclama e sui giornali viene ribattezzato “Le Roi Alaphilip­pe II”.
Il 2022 per il transalpino non è iniziato nel migliore dei modi, perché un banale virus influenzale lo ha costretto a rallentare la preparazione. A dicembre quando ad Andorra, dove vive, la temperatura si è fatta rigida è andato a Cal­pe, in Spagna, per un periodo di preparazione, in vista della nuova stagione. Il suo anno è iniziato in Francia al Tour de la Provence lo scorso 10 febbraio, dove ha ottenuto un secondo po­sto nella classifica generale alle spalle di Nairo Quintana. Alla vigilia di questa piccola corsa a tappe Alaphilippe aveva detto che non si aspettava un risultato importante, perché la condizione non era quella che lui sperava perché quella forma influenzale in qualche modo aveva rallentato la sua partenza.
Alaphilippe però corre bene e conquistando un secondo e terzo posto, porta a casa la maglia della classifica a punti e, come detto, il secondo posto nella classifica generale.
A fine febbraio, prima Ardèche e poi Drôme, le ultime corse in Francia prima di iniziare la campagna italiana  che lo vedrà iniziare con la Strade Bian­che, poi disputare la Tirreno-Adriatico, e infine andare alla Milano-Sanremo, per tentare di rivincere la Classicissima di Primavera che ha già fatto sua nel 2019. Per quasi un mese Lulù sarà in Italia  con la voglia di correre, divertirsi e na­turalmente alzare le braccia sul traguardo.
Alla Faun Classic de l’Ardèche e poi alla Boucles Drôme-Ardèche si è misurato anche con Primoz Roglic, il campione sloveno che nel 2020 gli sfilò la vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi: quello fu un errore di Alaphi­lippe, che fu costretto a consegnare all’avversario una vittoria praticamente certa e peraltro venne poi declassato per volata irregolare.
«Non vedo l’ora di arrivare in Italia. Vo­glio divertirmi e ovviamente cercare un risultato con la squadra. Sabato prossimo sarò già a Strade Bianche e continuerò con la Tirreno-Adriatico. Correrò anche la prima Classica Mo­numento della stagione a San­remo».
Alaphilippe è il due volte campione del mondo, che in carriera ha già conquistato 37 vittorie, ma nel suo palmares c’è solo una Classica Monumento, proprio quella alla Milano-Sanremo del 2019, quando su Via Roma ha superato il belga Oliver Naesen e il polacco Michal Kwia­tko­wski. In carniere ha le vittorie alla Frec­cia Vallone nel 2018, 2019 e 2021 e poi ancora un secondo po­sto alla Liegi-Bastogne-Liegi nel 2015 e poi nel 2021, oltre ad altri due piazzamenti alla Sanremo nel 2017 e 2020. Alaphilippe lo ha detto chiaro, vuole godersi al meglio la sua maglia di campione del mondo e per farlo ha deciso di selezionare le corse alle quali prenderà parte e di puntare dritto alle classiche delle Ardenne, saltando gli appuntamenti nelle Fiandre.
«Sono una persona che vive molto di emozioni e ci vuole molta energia. De­vo imparare ad assaporare le mie vittorie e accettare di non essere sempre al 100% pur continuando a fare il mio lavoro dando il massimo. In questa stagione so che dovrò mettere meno pressione sul mio lavoro e accettare i risultati che verranno».
Il francese punterà alla Sanremo, quindi andrà alla Freccia Vallone nella speranza di fare un poker ma il suo obiettivo principale sarà la Liegi-Bastogne-Liegi, la decana delle Classiche Mo­nu­mento, quella che chiude la Campagna del Nord.
«L’idea è di essere meno dispersivo, puntare meglio agli obiettivi prefissati - ha spiegato Franck Alaphilippe, cu­gino e storico allenatore di Julian -. La sequenza Fiandre-Ardenne si è complicata in termini di pianificazione degli allenamenti ed è stato necessario decidere a favore di quelli che si adatto meglio alle caratteristiche di Julian e per questo sarà alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi, una corsa questa che può vincere e che tante vol­te gli è sfuggita».
Per lui non ci sarà neanche la Parigi-Nizza, proprio per concentrare le forze in vista degli obiettivi prefissati, che al primo posto vedono la Liegi.
«So che posso correre bene in molte gare, ma voglio davvero riuscire a fare un’ottima preparazione in vista della Liegi - ha aggiunto l’iridato -. È una gara perfetta per me, eppure non l’ho mai vinta. Nel 2020 ho commesso un grosso errore (ha alzato le braccia troppo presto e Primoz Roglic lo ha superato sulla linea del traguardo). L’anno scorso, penso di aver fatto la gara perfetta, ma Pogacar è stato semplicemente il migliore. Voglio continuare a provare, fare di nuovo la gara perfetta, ma questa volta fino al traguardo, che voglio tagliare per primo».
Naturalmente anche a Strade Bianche, dove ha vinto nel 2019 ed è arrivato secondo nel 2021, vuole fare bene e la stessa cosa farà alla Milano-Sanremo, corsa che ama in un modo speciale.
«La Sanremo è una corsa che porto nel cuore e che ho vinto, ma naturalmente quando indossi la maglia di Campione del Mondo e vinci una corsa, è sempre una vittoria speciale, quindi...».
Quella maglia a settembre, verrà rimessa nuovamente in palio in Australia, su un tracciato, che per alcuni aspetti, ricorda quello di Lovanio.
«I Mondiali sono ancora molto lontani, si terranno a fine settembre a Woollon­gong e speriamo che il Covid non costringa le autorità internazionali a ricollocare l’evento. Non ci voglio pensare adesso, ma posso già dire che difenderò il mio titolo, anche se il percorso non credo che sia adatto a me. Sarò presente per aiutare la squadra francese, per restituire ai ragazzi tutto ciò che mi hanno dato in questi due anni. Penso che il mio impegno sia il miglior modo per ringraziarli».

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