Non più napoletani non ancora turchi lontano dai francesi
di Gian Paolo Ormezzano
Ripensando al Tour de France, così lontano così vicino, così vicino così diverso, viene in mente che a Napoli, quando ancora la televisione non aveva ovattato la forza di certe espressioni particolari intanto che geograficamente limitate, c’era chi divideva il mondo degli umani in tre categorie: i napoletani, si capisce, humus della terra, i turchi che facevano da sottospecie (intesi come gli stranieri i forestieri, i barbari) e i francesi ai quali i napoletani accordavano una sorta di leadership totale e intanto imprecisata, su tanti piani compreso quello della bellezza tout court.
È ancora adesso così. Prendiamo il Tour, non è mai troppo tardi. La gente che non aveva televisto il Giro e che poco pochissimo ha televisto il Tour, ha deciso che la corsa francese è un’altra cosa. In positivo. Ogni evento del Tour è importante, denso, intenso, forte, vero, ogni evento del Giro sa di recita e persino di recita condotta male. Il ciclismo italiano o meglio il ciclismo prodotto in Italia quasi esclusivamente da italiani ha smesso di essere napoletano quanto a diffusione e popolarità, non è ancora turco ma ogni giorno di più il calcio lo estromette dai palazzi che contano, e intanto ad essere francese, cioè bello attraente cattivante seducente, è il ciclismo appunto di Francia, del Tour.
Che provi ognuno di noi a rovistare dentro se stesso, i propri ricordi. Sicuramente c’è stato un momento della vita in cui ha dovuto decidere che quella ragazza francese era meglio di ogni altra, che quel vino francese era il più delizioso del mondo, che quelle nello champagne sono perle e non invece, come nello spumante, bollicine. Sicuramente Edith Piaf gli ha fatto deprecare, ad un certo punto, il fatto di non essere nato a Parigi. Sicuramente un topless della Costa Azzurra gli è sembrato molto ma molto più interessante di un topless sulla Riviera ligure, e parlando di cinema sicuramente ha dovuto decidere che se Venezia avesse la Croisette sarebbe una piccola Cannes.
Non si tratta però, secondo noi, di complesso di inferiorità. Si tratta di essere realmente inferiori. In certe cose, si capisce. I francesi ci sanno fare infinitamente più di noi nella presentazione di certi loro prodotti. Certi prodotti: nel calcio hanno vinto negli ultimissimi tempi un titolo mondiale ed un titolo europeo e non riescono a contare, il loro campionato è sempre povero, quasi ridicolo di pubblico, pochissimi assi francesi giocano in patria. Nel calcio il Tour de France si corre da noi. Chez nous, anzi.
dddddddd
Già, il calcio. Ormai bisogna decidere che nello sport italiano deve essere proclamata, magari dai più deboli, una guerra: il calcio contro tutti, tutti contro il calcio. Finito l’alibi del Totocalcio miliardario, per cui lo sport italiano extracalcistico faceva finta di pensare che fosse il calcio a mantenerlo, mentre era semplicemente e doverosamente lo stato attraverso una delle sue lotterie, è finita anche la pace. La guerra implicita è in atto, a dichiararla si corre un solo rischio, quello della chiarezza. Dichiarare che lo stato ha da intervenire contro una disciplina che, con i suoi debiti, le sue spese e adesso anche la sua amministrazione della giustizia corrompe tutto il resto del mondo che sta nella sua zona, che sta dentro la parola di cinque lettere «sport» detta, pronunciata, scritta nello stesso modo in quasi tutta la terra (con la però importante eccezione delle lingue ispaniche, le terre del deporte). Dichiarare che un mondo è quello del calcio, un altro mondo è quello dello sport, e c’è conflitto. Non accettare più che di giustizia sportiva in crisi si parli sol perché è in crisi la giustizia del calcio. Non subire l’antidoping anche per conto del calcio che invece lo prende in giro.
Per fare una guerra ci vuole un esercito, e in questo caso c’è. Poi ci vuole anche un generale, e qui chiediamo al ciclismo di mettersi a capo dei belligeranti. Nessun’altra disciplina può farlo, ha la consistenza fisica e morale per assumere il comando. Il ciclismo ha ancora tanti fruitori e quanto ai praticanti, essi godono in ogni caso di una stima che prescinde dal loro valore assoluto diciamo sul mercato, nella vetrina, e si lega invece sanamente ad una pratica dura, umanistica, popolaresca dello sport. Il ciclismo ha, come si dice nella vita parlamentare, i numeri per fare opposizione forte, persino ostruzionismo. Uno sciopero anticalcio durante una tappa del Giro d’Italia, ad esempio. Una sosta «colorata», parlata. Per far sapere che ormai il calcio fa, nella vita del paese, quello che vuole, ottenendo comunque quello che gli serve (si pensi alla spalmatura dei debiti).
Non siamo assolutamente nel paradosso. A meno che sia paradossale cercare di sopravvivere.
dddddddd
Una volta ci si chiedeva dove vanno le mosche, o più poeticamente le rondini, d’inverno. Adesso ci si chiede dove vanno i Pantani d’estate,
dddddddd
Ringraziamo sin d’ora il fatto che il Mondiale di quest’anno si terrà in Canada. Potremo finalmente fare tardi la sera, grazie ai fusi orari, anche per il ciclismo. Fare tardi soltanto per il calcio o per rari eventi di atletica e di nuoto è persino avvilente.
La 785 Huez è la bici tuttofare di casa Look, un modello nato per chi desidera confrontarsi con sé stesso e con gli altri quando la strada comincia a salire. Scattante, leggera ed elegante, conquista su strada e si prende...
Progettate per assicurare un controllo senza pari, le scarpe Q36.5 Unique Pro uniscono tecnologie italiane di produzione all'avanguardia con una struttura che massimizza stabilità, potenza e comfort. Con un peso di appena 225g (taglia 42) e uno stack minimo di...
Il Rubino in casa Vittoria è un pneumatico iconico, un prodotto particolarmente apprezzato da chi pedala ogni giorno. Oggi il nuovo Rubino torna in aula versione completamente rinnovata che si pone al centro della gamma stradale Vittoria. Pur restando un...
Santini ha appena svelato la nuova collezione ufficiale dedicata al Tour de France e al Tour de France Femmes avec Zwift e la linea Maillot Jaune, un sentito omaggio alla grande corsa a tappe francese, alla sua storia, al suo...
Quella che avete appena visto in foto è la S-Works Tarmac SL8 Remco “Golden Season” LTD, un tributo all’anno da record di Remco Evenepoel che diventa limited edition visti i soli 272 esemplari disponibili in tutto il mondo. Da tempo non...
Il Giro d’Italia 2025 è per Miche un evento speciale. L’azienda trevigiana di ruote e componentistica per il ciclismo è alla sua prima esperienza come sponsor di un team UCI WorldTour. Ha stretto un contratto triennale con il team Groupama-FDJ...
Pinarello è orgogliosa di annunciare il suo ritorno come bicicletta ufficiale del Giro d’Italia. La 108ª edizione di questa prestigiosa corsa parte dalla città albanese di Durazzo venerdì 9 maggio e si concluderà a Roma domenica 1 giugno. La tappa...
De Rosa, da oltre 70 anni ambasciatrice della tradizione artigianale ciclistica italiana, sceglie di svelare la sua nuova 70 Icona Revò alla vigilia del Giro d'Italia. Una bicicletta accompagnata da un claim - eccellenza senza compromessi - che non lascia...
Nel cycling kit formato dalla Aero Race 8S Jersey e dal Free Aero Race S Bibshort Castelli ha concentrato più di un decennio di innovazione ed esperienza maturata nel mondo del professionismo. Il risultato? Pazzesco ed è a disposizione dei...
Ieri nel tardo pomeriggio è calato il sipario su FSA Bike Festival Riva del Garda, con la quarta e ultima giornata tutta dedicata allo Scott Junior Trophy, dove i campioni di domani hanno potuto dimostrare le proprie capacità sulla mountain...
TBRADIO
-
00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA