Androni Academy, i fantastici quattro

di Carlo Malvestio

Ormai non c’è più da sorprendersi, è quasi una leg­ge matematica: ogni anno la Androni Sidermec porta alla ribalta del ciclismo in­ternazionale una serie di corridori che diventano rapidamente degli obiettivi per le formazioni WorldTour. Il 2021 non fa eccezione, perché Gianni Savio e Marco Bellini anche in questa stagione hanno trovato una colonna portante di giovani promettenti di cui, nei prossimi anni, sentiremo sicuramente parlare. La conferma l’abbiamo avuta in tutte le corse di avvicinamento al Giro d’Italia: Giro di Turchia, Tour of the Alps e Belgrade Banjaluka, da cui gli uomini in biancorosso sono usciti con conferme e risultati. E pensare che alla Corsa Rosa, fino a qualche settimana fa non erano neppure invitati, e solo il caos che si è scatenato intorno alla Vini Zabù con la positività all’EPO di Matteo De Bonis, con la conseguente rinuncia e sospensione della squadra di Angelo Citracca, ha permesso all’Andro­ni Sidermec di strappare un pass in extremis. Poco male, per il Giro d’Italia vale la pena anche aspettare l’ultimo minuto, stravolgere i piani per poi prendere il via da Torino e dimostrare ciò che si è in grado di fare. L’impressione, comunque, è che quando sono state assegnate le wildcard originali non ci si fosse ben resi conto del potenziale dell’Androni Sidermec, che invece sta pian piano ve­nendo fuori ora, come è normale che sia quando si ha una formazione con più della metà degli effettivi sotto i 25 anni, e 20 su 21 sotto i 30.
«Dopo i toni duri che ho usato per com­mentare la nostra esclusione dal Giro d’Italia, tutti ci dicevano che non ci avrebbero più chiamati per 40 anni, e invece eccoci qua, pronti ad onorare al meglio la Corsa Rosa» ha detto orgoglioso Gianni Savio. Dopo le due vittorie parziali di inizio anno alla Vuelta al Tachira, con Matteo Malucelli e Simon Pellaud, è stato proprio il mese di aprile a regalarci la migliore versione della Androni-Sider­mec. Un inaspettato quar­to posto al Tour of the Alps di Jef­ferson Alexan­der Cepeda, al cospetto dei migliori sca­latori del mondo, il ter­zo dell’esperto Eduardo Sepulveda al Giro di Tur­chia e la vittoria della classifica a squadre e della maglia bianca di Andrii Po­no­mar alla Belgrade Banja­luka. Andiamo però a scoprire i fantastici 4, ovvero i quattro talenti su cui la storica squadra italiana ha puntato per quest’anno e sui quali intende puntare anche negli anni a venire, dal più “vecchio” al più giovane.

JEFFERSON ALEXANDER CEPEDA: lo abbiamo visto lottare, abbastanza a sorpresa, spalla a spalla con Simon Yates e Nai­ro Quintana al Tour of the Alps, gio­care tatticamente e portarsi a casa il quarto posto in classifica generale. Se la condizione dovesse rimanere questa, al Giro d’Italia ci farà sicuramente di­ver­tire. Ecuadoriano, classe 1998, è cresciuto ciclisticamente in Colombia, do­­ve è stato notato da Giuseppe Ac­qua­dro che lo ha segnalato a Gianni Sa­vio, che con il Sudamerica ha un rapporto speciale ormai da anni e di campioni latini ne ha lanciati a bizzeffe.
«È un bel talento, gli facemmo firmare un quadriennale al Tour de l’Avenir 2019, prima che vincesse l’ultima tappa - racconta Savio -. È uno scalatore in stile Ivan Ramiro Sosa e vederlo lottare con questi campioni conferma una vol­ta di più le sue potenzialità. Ad inizio stagione purtroppo era stato rallentato dal covid, ma già alla Coppi&Bartali aveva firmato buone prestazioni e ora si sta confermando, proponendosi con continuità».
Nativo di El Playon de San Francisco, il 22enne scalatore è pronto a prendersi i grandi palcoscenici: «Mi sentivo molto molto bene, venivo da un lungo periodo di allenamenti in Ecuador e ne ho sentito subito i benefici - racconta Cepeda -. Sono molto felice di aver vin­to la maglia bianca in una corsa come il TotA, e ancora più lo sono per poter lottare spalla a spalla con alcuni dei migliori scalatori del mondo, che tra qualche giorno lotteranno per vincere il Giro d’Italia. Alla Corsa Rosa ci sarò an­ch’io, spero di arrivarci con queste gambe e poter fare una grande gara insieme alla squadra».
NATNAEL TESFATSION: al momento è probabilmente il corridore africano più promettente del panorama internazionale. Classe 1999, eritreo, scalatore puro, vive a Lucca ed è stato portato in Europa dalla Dimension Data for Qhu­beka nel 2019, vivaio che tiene attentamente sott’occhio tutto il ciclismo africano. Dopo aver mostrato le sue qualità con la NTT Continental, l’Androni-Sidermec gli ha dato quest’anno l’opportunità di passare professionista e il ragazzo la sta sfruttando appieno a suon di prestazioni convincenti. Tesfat­sion, che in squadra è da tutti chiamato “Na­talino”, conferma che l’Africa è piena di potenziali talenti, forse anche più di lui, ma non tutti hanno la fortuna di fare il salto nel ciclismo europeo.
«Mi piace la salita, al GP di Larciano ero insieme a Valverde e Nibali. Il mio idolo però è Chris Froome e sogno di vincere il Tour de France» ha detto Tesfatsion. Savio è pronto a scommettere su di lui: «Deve ancora imparare tanto, in gara commette ancora degli errori dovuti alla poca esperienza. Ma ha un grande motore e ci darà delle belle soddisfazioni».

ANDRII PONOMAR: a 19 anni ancora da compiere, Andrii Ponomar, classe 2002, sarà il corridore più giovane al via del prossimo Giro d’Italia. Cam­pione europeo juniores nel 2019, nel 2020 ha corso con il Team Franco Bal­le­rini prima di fare il passaggio coi grandi quest’anno.
«Il ciclismo è cambiato, ora i giovani bi­sogna andarli a prendere sempre prima, bisogna tenere d’occhio anche le categorie juniores. La forbice tra team Professional e WorldTour è au­mentata considerevolmente, basti pensare che per allestire una squadra come la nostra ci vogliono 2,5 milioni di euro, per una WorldTour almeno 15. Per questo motivo non possiamo competere se una squadra della massima categoria si interessa ad un giovane. Ci vuole un’importante attività di scouting e una rete di contatti che ti permetta di arrivare prima degli altri» spiega ancora Savio. Ponomar è un corridore completo, in grado di andare forte su tutti i terreni e dal sicuro potenziale, nonostante venga da un Paese con una cultura ciclistica non particolarmente elevata come l’Ucraina. Il suo sogno, non a caso, è vincere un’Olimpiade.

SANTIAGO UMBA: «Se Ponomar fisicamente sembra già un uomo, Umba è ancora un bimbo, un niño» dice Savio. Per questo motivo nel 2021 non lo ve­dremo al Giro d’Italia, per non bruciarlo dal punto di vista atletico e lasciarlo crescere con serenità. Il talento però è innegabile e Umba va aspettato, non a caso è stato uno dei corridori più chiacchierati nella prima parte di stagione, che lo ha visto chiudere quarto la Vuel­ta al Tachira a soli 18 anni. Ancora una volta è stato Acquadro a segnalarlo a Sa­vio, ma chi l’ha segnalato ad Ac­quadro? Niente meno che Nairo Quin­ta­na, il ciclista probabilmente più ama­to di Colombia. Attenzione, però, perché Santiago non è il classico escarabajo da salite lunghe a 2000 metri d’altitudine: «Non ha le caratteristiche di un Bernal, ma più di un Alaphilippe - ammette ancora Savio -. È esplosivo, si esalta sulle salite corte e si può difendere in quelle più lunghe. Però non voglio fare paragoni perché fisicamente si deve ancora sviluppare ed è ancora tutto da scoprire. Quando ho conosciuto Bernal dissi che aveva il potenziale per finire sul podio di un Grande Giro e nel volgere di due anni vinse addirittura il Tour de France. Di Umba mi li­mito a dire che è un ottimo corridore, spero di azzeccarci anche questa vol­ta».
Sono i fantastici 4: teneteli d’occhio, vi faranno divertire.

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