Rapporti&Relazioni
Non c'è profumo di Olimpiadi

di Gian Paolo Ormezzano

Bisogna avere il coraggio di di­re che il ciclismo non ha capito le Olimpiadi o che le Olim­piadi non hanno capito il ciclismo. La stessa cosa, in fondo: importa dove si arriva, non da do­ve si parte. La prova olimpica su strada, a Pechino come ad Atene fissata all’inizio dei Giochi, quasi a chiedere scusa del disturbo e a to­glierlo il più in fretta possibile, co­me “resa” è messa dai corridori sul piano di una classica, neanche del­le maggiori. Il fatto che gareggino appena in cinque per nazione, i Gio­chi olimpici sono un fatto sportecumenico e devono essere aperti a tutti i paesi, fa sì che tante, troppe corse del resto della stagione vantino un lotto di partenti as­sai più qualificato e im­portante e persino stimolante, an­corché legato a pochi paesi (che pe­rò sono quelli che contano). Nes­sun vincitore, per grande che sia di nome e di valore, riesce a in­titolare la sua stagione alla prova olimpica: mentre in altri sport questa addirittura si sovrappone, schiacciandole, alle gare di tre an­ni e trecentosessantacinque giorni (l’anno olimpico è bisestile e dunque ha trecentosessantasei giorni).
Il problema è se si debba fare qual­cosa per contrastare questa tendenza, anzi questo dato di fat­to, o se si possa comunque vivere, sopravvivere, stravivere senza av­ver­tire l’epica e la poetica olimpiche. Il calcio dei Giochi olimpici se ne infischia, e il calciatore celebre che ci tiene a disputarli sembra un pazzoide, un demagogo, un sentimentaloide da poco: e il pallone del football resta nel cartellone olimpico soltanto per saziare di una gloria meno difficilmente raggiungibile il Terzo Mondo e casomai anche il Quarto. Il ciclismo per tanti anni si è offerto all’olimpismo nella sua versione dilettantistica, poi quando la faccenda è di­ventata troppo sporca, nel senso di troppo bugiarda, c’è stato il ciclismo open, del quale però frega me­­no che il ciclismo dei “puri” di una volta, quando almeno si poteva giocare al gioco di scrutare il fu­turo professionistico in occasione della parata dei talenti emergenti, o addirittura di ipotizzare sfi­­de teoriche fra i dilettanti di sta­to, vecchi pedalatori dei paesi del socialismo reale, e i loro omologhi dichiaratamente professionisti e in quanto tali esclusi dal consesso olimpico.
Da Pechino 2008 a Londra 2012 si discuterà se tenere o non il ciclismo nei Giochi, però mancherà un interlocutore fondamentale: il ci­clismo stesso, che vede i cinque cer­chi, al massimo, come una of­ferta di ruote di ricambio se nella stagione ci sono state troppe forature comportamentali.

fgfgfgf

Per alcuni giorni il nome di Riccò ha campeggiato sulle prime pagine dei giornali francesi, e non diciamo soltanto dell’Equipe. Riccò an­che nei titoli, nei titoloni. Riccò nel bene e nel male. Però scritto senza l’accento: Ricco. Automa­ti­ca­mente in francese si accenta la “o” finale e si an­nulla la doppia “c”. Così i francesi, che sono bravissimi intanto che gaglioffisismi nel francesizzare i nomi stranieri (Copì, Nansinì, Gi­mondì, Pantanì) non hanno dovuto neanche sforzarsi: fosse stato Ricco, senza la “o” accentata, avrebbero dovuto effettuare una minima operazione di stravolgimento. Così, invece, possono an­che essere arrivati a pen­sare che noi abbiamo acentato il nome per farlo personaggio da Tour, per omaggiare la repubblica di Carlà (che a Torino in dialetto piemontese viene chiamata la pri­ma ma­damìn, e non dite che non è bello).
Certo che bisognerebbe metterci d’accordo, almeno con i francesi, sulla pronuncia almeno dei nomi propri. Ma siamo servili, davvero. Così noi di­ciamo bene Cannes e loro di­cono male Sanremò. Vedete come si va lontano pedalando con Riccò: al­tro che sino ai Pirenei.

fgfgfgfgf

Prima persona un po’ singolare. Sto rimettendo insieme un libro giallo sul Giro, devo adattare la vicenda, scritta in un passato lontano, ai tempi nostri. E devo inserire una grande novità.
No, non l’auricolare in corsa, non la chimica sofisticata, non l’alimentazione superstudiata, non la bicicletta in titanio, non il pneumatico che non si buca mai, non la necessità per il corridore di essere anche un buon animale televisivo, non il processo alla tappa dove ti blandiscono, ti ungono, ti pelano, ti scuoiano. Non internet servizievole, non elettronica in sala-stampa. Niente di tutto questo. La grande differenza è costituita dal te­lefonino. Tutta la trama di allora deve essere mutata se si vuole la vicenda datata ai nostri giorni. Mutata o almeno sintonizzata, adeguata, sottomessa al telefonino. Che ci ha cambiato la vita e che nel libro, un giallo, cambia la mor­te.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
È stato ufficialmente inaugurato il nuovo punto vendita Decathlon a Como che ha al proprio interno uno store Santini, alla presenza del sindaco Alessandro Rapinese, della Marketing Manager di Santini Cycling Paola Santini, e di Francesco Terrazzani, CEO di Como...


Spesso siamo portati a pensare che il pedale sia un oggetto definito che non può cambiare, insomma, un elemento della bici che è arrivato a tutti gli effetti al suo massimo sviluppo, giusto?Le cose non vanno così, infatti, questo ragionamento...


Garmin annuncia l’atteso Garmin Connect™ Data Report 2025, che evidenzia le tendenze generali di fitness e salute degli appassionati Garmin di tutto il mondo. Da metriche come lo stress medio e i passi giornalieri, all'aumento delle attività registrate, le...


Nel 2026, la UAE Team Emirates XRG correrà nuovamente con due modelli Colnago da strada: la V5R e la Y1R. La livrea della V5R per la stagione 2026 cambierà: si abbandonerà la classica colorazione a strisce bianche e nere del 2025...


I nuovi occhiali da ciclismo Magicshine Rouler e Windbreaker, marchio distribuito in Italia da Ciclo Promo Components, sono stati progettati per offrire una visione ampia e nitida, ma anche un ottimo comfort visivo nelle condizioni di forte luce. Nati per i...


In realtà questo portaborraccia non si rivolge solo a chi fa bikepacking, ma a tutti quelli che hanno telai di piccole dimensioni come mtb “full” o e-Mtb, ma una cosa è sicura, Pulse 2 di Zefal è un portaborraccia decisamente...


C’è chi per il prossimo periodo prevede estenuanti sedute di cycling indoor e chi, sicuro nel proprio equipaggiamento invernale, sfida il freddo continuando ad assaporare il ciclismo anche con le basse temperature della stagione. Che sceglie questa ultima via troverà...


Ducati è orgogliosa di annunciare l’avvio di un progetto dedicato a sviluppo, produzione e distribuzione di una nuova e più ampia gamma di biciclette ad elevate prestazioni. Una scelta che conferma e rafforza quella compiuta nel 2018, quando la Casa...


Correte prevalentemente su fondi veloci, compatti e belli asciutti? Perfetto, quello che affrontate allora può diventare il vostro tempio della velocità in formato gravel. Per situazioni come queste uno dei copertoni più interessanti in circolazione è prodotto da Vittoria e si...


Ogni azienda in questi anni ha provato a dare una sua definizione di gravel, tentando di accordare sulla frequenza di questa brillante specialità i prodotti più diversi. Oggi Abus, marchio leader nella produzione di caschi e non solo, presenta Taipan,...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024