Rapporti&Relazioni
Quell'etica del Giro in tivù

di Giampaolo Ormezzano

Una domanda etica dopo avere seguito tanto Giro d’Italia in televisione: conviene al ciclismo mandare avanti le sue teletrasmissioni in maniera ortodossamente sportiva, cioè parlando della corsa e basta, anzi sottolineando che si parla della corsa e basta, oppure gli conviene approfittare di una certa audience forte per allacciarsi anche al resto del mondo (e non diciamo soltanto del mondo dello sport) con pretesti assortiti? Al Giro, che quest’anno non era concorrenziato da nessuna grande lunga manifestazione calcistica, c’era il cosiddetto contorno, da Paolo Belli in su o in giù (dipende dai punti di vista) e ovviamente c’era pure la corsa. Siccome abbiamo sentito, nei giorni del Giro, gente qualunque canticchiare la canzone di Paolo Belli - a parere di chi scrive brutta ancorché efficace, per non dire efficace e quindi brutta, ma questo non significa niente - ci è venuto da pensare che l’evento potrebbe proporsi e irrobustirsi anche con un uso intensificato dei fattori esterni, dei fattori circostanti, insomma di quella cosa che una volta si chiamava colore e non era soltanto il colore della corsa.

Non è una domanda da niente, è semplicemente una domanda vitale, considerando l’importanza vitale dell’arte di apparire. Può essere una domanda teorica, ecco, nel senso che tanto decidono quelli che stanno in alto e però (o perciò) di ciclismo non capiscono niente. Ma porsi la domanda e cercare una risposta appartiene alla cosiddetta morale deontologica, è un esercizio etico al quale non intendiamo sottrarci, per amore del ciclismo e per rispetto di noi stessi.
Dunque andiamo avanti. Il ciclismo si è presentato al Giro d’Italia n° 88 non solo senza Cipollini che ha lasciato proprio alla vigilia, lasciato nel senso di chiuso definitivamente (salvo ripensamenti: niente al mondo è impossibile, fuorché rimettere il dentifricio nel tubetto), ma senza avere biecamente però efficacemente sfruttato bene, di Cipollini, anche il momento, il rito dell’abbandono. Una pedalatina in costume rosa fosforescente sul lungomare di Reggio Calabria è un po’ poco, e quanto al Cipollini che sicuramente, presto o tardi, la televisione dello spettacolo ribaldo aggancerà, sbattendolo su un’isola dei famosi o chissà cosa di simile, dubitiamo che possa essere utile al ciclismo (e forse neanche al cittadino Cipollini, ma questo è un altro discorso).
Il ciclismo di questo ultimo Giro è stato almeno programmaticamente - poi è chiaro che giocano le considerazioni particolari della giornata, del momento - meno ricco, o più povero, o meglio equilibrato, quanto a commistioni fra ciclismo e mondo esterno. Ma è stato comunque un cocktail. E noi qui ci chiediamo se vale la pena sacrificare un whisky di marca da nobili scozzesi, un rum sublime da grandi femmine cubane, un gin deciso da spavaldi bucanieri, per mescolarlo con rosolio, kummel, succo d’arancio, angostura, vermuth rosso, zucchero di canna, succo d’ananas, limone caraibico e altre cose e cosacce, perdendo il gusto originale e proponendo chissà quale gusto.
Bene, il lettore paziente e amico (se è arrivato sin qui…) ha capito che siamo per un teleciclismo sempre ciclistico, contaminato il meno possibile e casomai contaminato dalla cronaca imprevedibile, che lo contatta, lo tocca, lo avviluppa, lo penetra, non certo contaminato dalle cose che lui stesso si programma addosso, si fabbrica dentro in chiave di vetrinismo, accalappiandole o prendendole in prestito dal mondo esterno con iniziative che possono anche essere avvilenti, servili. Siamo per teletrasmissioni ortodosse, tecniche, serie, a costo di sfiorare, ogni tanto, la noia: ma è la noia sana di chi sta sempre e comunque in pineta e gode una sorta di sbronza felice di aria pura.
Abbiamo paura delle contaminazioni, che spesso si inquinano e diventano aggressioni. Abbiamo paura della bellona telefamosa che al traguardo dice due cretinate, si professa amica calda della bici e non vede l’ora di salpare, sulla sua automobilastra, verso lidi e letti accoglienti. Abbiamo paura del politico vanesio e calcolatore, dell’artista narcisista. Abbiamo persino paura del maestro di giornalismo che piomba benedicente sul Giro come su qualche altro traguardo importante, da audience, dice che se potesse farebbe un giornale con soltanto storie di bicicletta (il bello è che potrebbe, ma non vuole), afferma la superiorità morale enorme del ciclismo sul calcio e intanto guarda impaziente l’orologio per non perdersi una qualche sfida pallonara.
Noi siamo per la teleciclisticizzazione massima delle gare ciclistiche, certi che presto o tardi (però pensiamo che possa accadere anzi, usando un verbo con meno casualità e più logica, possa avvenire presto) la gente si stancherà delle troppe proposte di sport orpellato, snaturato, contaminato da situazioni e personaggi non sportivi, e dunque assumeranno straordinario valore certe piccole azioni conservatrici, certe preziosità di antiquariato, certi culti del bello semplice che non solo fu, ma che è. Teletrasmissioni semplici a costo di essere definite banali, pulite a costo di essere definite asettiche, pure a costo di essere definite infantili. Magari il disgusto per il resto, servito e imposto in dosi oscenamente forti, convoglierà alcune o molte sensibilità verso le cose serene, umili, oneste, tenere.
Possiamo sbagliarci, ma non sarebbe nessun dramma, per carità: lo tsunami della modernità a tutti i costi ed anche a tutti i prezzi può non essere arrestato. Ma bisogna tentare: e perché “non si sa mai”, e perché esiste pur sempre un’etica assoluta e particolare, da coltivare sempre e comunque, visto che ogni tanto si deve passare davanti ad uno specchio e guardarsi in faccia. Adesso ci sono i giorni del Tour, così forte di suo da potersi permettere di ignorare il resto del mondo: ma la telecrociata è un’altra, riguarda tutto il resto del ciclismo, debole, educato e mite. Giro d’Italia compreso, e lo diciamo non per limitare il Giro.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Pinarello presenta con orgoglio la prima di una nuova serie di bici uniche ed esclusive, la DOGMA F Luxter Green 1K. La serie “One Of A Kind “ (1K) sarà implementata con un modello nuovo ogni anno sempre in un...


Ursus si prepara a fare il suo ritorno sulle strade dell’evento più importante del ciclismo mondiale. Sabato 5 Luglio, l’azienda italiana sarà infatti al via dell’edizione 112 del Tour de France assieme al Team Picnic-PostNL. Dopo l’esperienza sulle strade di...


La nuova collezione Bianchi Milano unisce eleganza e innovazione. Il kit Race ne è la massima espressione: un completo pensato per chi affronta ogni uscita con spirito competitivo, senza mai rinunciare al comfort e al design. La maglia Race è...


Specialized rivoluziona ancora una volta il concetto di sella ad alte prestazioni con l’introduzione della nuova S-Works Power EVO con tecnologia Mirror: un prodotto pensato per chi cerca la massima libertà di movimento sulla bici, senza rinunciare a comfort e supporto nelle...


Look Cycle, portabandiera dell'eccellenza francese nelle ciclismo, presenta oggi la 795 Blade RS Iconic Black Radial, la bici ufficiale del Team Cofidis per il Tour de France 2025. Veloce, reattiva e incredibilmente elegante, sara una delle migliori ai nastri di...


Nimbl è orgogliosa di annunciare che la partnership con Team Visma | Lease a Bike, andrà oltre le calzature, includendo ora anche una linea di abbigliamento da ciclismo ad alte prestazioni. Questa pietra miliare segna una nuova fase del percorso...


La forcella su una gravel, la stravolge? La rende più comoda ed efficace? Oppure la appesantisce e basta? Le domande sono tante e vale la pena approfondire l’argomento. La regina di questo test è la forcella ammortizzata GTC Gravel 700C di...


Il kit è ben articolato e prevede praticamente gli stessi elementi che verranno utilizzati dalla formazione di Roglič al prossimo Tour de France che prenderà il via sabato prossimo. Bici, casco e nuova linea Race Apparel saranno protagoniste di una...


Un tornante dopo l’altro fino alla cima brulla e arida del Mont Ventoux, la “bestia della Provenza”. Quasi 21 chilometri di salita con pendenze fino al 20%, sotto il sole d’estate e sopra un paesaggio lunare. È qui, nella tappa...


Il cuore che batte, trepidante, alle prime luci dell’alba, mentre il sole sorge e l’attesa in griglia si fa vibrante, al cospetto delle Dolomiti: è uno dei momenti più emozionanti che tutti i ciclisti che partecipano ad un evento unico...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024