Longo Borghini, la regina d'Italia punta a Tokyo

di Carlo Malvestio

D a Faenza a Castellana Grot­te, quasi 700 chilometri di scia Tricolore. Elisa Longo Bor­ghini si è riconfermata campionessa italiana sia a cronometro che nella prova in linea, ribadendo una volta di più di essere la regina indiscussa del movimento femminile del nostro paese. In Romagna ha dominato la prova contro il tempo, ha avuto giusto il tempo di celebrare sul podio, fare la conferenza stampa e il controllo antidoping, prima di impacchettare tutto e fare rotta sulla Puglia, dove appena 48 ore dopo si è presa anche il titolo nella prova in linea.
Per la 29enne nativa di Orna­vasso si tratta del quinto titolo nazionale a cronometro e del terzo in linea, è il secondo anno consecutivo in cui fa doppietta. Come sempre, i Campionati Italiani li ha corsi con la maglia delle Fiamme Oro, il Gruppo Sportivo della Polizia di Stato, con i tecnici della Trek Sega­fre­do, compreso il suo allenatore Paolo Slongo, che non hanno però fatto mancare il loro appoggio durante tutto il weekend Tricolore.
La gara in Puglia è stata più aperta del previsto, con Elisa che ha dovuto scattare più volte per riuscire a liberarsi delle avversarie, in particolare di una mai doma Soraya Paladin: «In Puglia c’era un tifo da stadio, è stato molto bello il passaggio ad Alberobello, con tante persone appassionate e coinvolte - racconta Elisa -. Un tifo bellissimo. In gara avevo l’obiettivo di arrivare da sola e sapevo di dover attaccare. In salita ci ho provato un paio di volte, e nell’ultimo strappo non sono riuscita immediatamente a fare la differenza, o meglio l’ho fatta ma per tatticismo non sono comunque riuscita a tirare dritta fino all’arrivo. Così ci ho riprovato e in quel momento ho pensato che ce l’avrei fat­ta, ero motivatissima e avevo voglia di riconfermarmi con questa maglia».
Per quanto abbia vinto con distacchi rassicuranti, anche a Faenza Elisa ha avuto il suo bel da fare, visto che la dea bendata ha provato a voltarle le spalle, uscendone però sconfitta. D’altronde, però, con una Longo Borghini così c’è poco da fare: «Nella crono dopo una decina di chilometri ho perso contatto dall’ammiraglia perché non funzionava più la radiolina e poi, poco dopo, è saltato anche il misuratore di potenza - ammette ancora l’atleta delle Fiamme Oro e della Trek-Segafredo -. Ho seguito le mie sensazioni, ho fatto la cronometro fidandomi del mio corpo e il risultato è stato eccezionale. Que­sto è sintomo di freddezza mentale e ottima forma fisica. Il giorno prima ero stata in ricognizione, simulando la prova an­che in un orario simile, mi ero studiata per bene tutti i passaggi più delicati e la mattina prima della gara avevo fatto un altro sopralluogo in macchina con lo staff delle Fiamme Oro e i tecnici del­la Trek-Segafredo. Alla fine, non ave­re la radiolina non è stato così problematico. Mi sono subito resa conto di andare forte perché ho ripreso alcune atlete, il CT Dino Sal­voldi mi ha dato un riferimento all’intermedio ma fino a quando non ho tagliato il traguardo non ero sicura di aver vinto. Anche perché non sono una che vince spesso, quindi finché non è finita non canto vittoria».
A tanti verrebbe da dire “troppo facile!”, ma Elisa sa che non è così e, anzi, ci rimane male se le si dice che ormai vincere i titoli nazionali è poco più di una formalità.
«Sono vittorie che valgono molto. In­dossare la Maglia Tri­co­lore è sempre un grande orgoglio. Dall’esterno può sembrare semplice, ma posso assicurare che non lo è mai. Mi sono anche ar­rivati messaggi che mi dicevano “ormai per te è solo una formalità”, ma non c’è nulla di più sbagliato. È una maglia che si suda sempre, perché in tante la vogliono e non sai mai come può svilupparsi la gara». E ogni volta le emozioni sono uniche: «Ogni maglia Tri­colore ha un sapore diverso, perché ogni volta ci arrivi in maniera differente, con una condizione fisica differente e una mentalità differente. La prima può rappresentare quella della sorpresa, la seconda quella della conferma e poi via via tutte le altre ti lasciano un ricordo particolare e bellissimo».
Purtroppo - o per fortuna - per lei, non ci sarà molto tempo per godersi questo doppio successo, perché tanti appuntamenti incombono sul suo denso calendario. Giro d’Italia, Olimpadi di Tokyo e Mondiali di Leuven: tante occasioni per rendere questo 2021 memorabile.
Con la Corsa Rosa ha un conto aperto, visto che è finita sette volte in Top 10 e due volte sul podio (seconda nel 2017 e terza nel 2020) e ha vinto una sola tappa, l’anno scorso a San Marco la Catola. Come sempre, partirà per vincere: «Il Giro d’Italia è sempre importante - rassicura Elisa -. È la nostra cor­sa a tappe ed è ambita da praticamente tutte le atlete del mondo. Per me non sarà solo una preparazione in vista del­le Olimpiadi, perché proverò a far bene e vincere qualche tappa. Se la condizione rimarrà questa, non mi tirerò certo indietro. E poi partecipare con la doppia maglia Tricolore è un onore im­menso e vorrò omaggiarle al meglio».
Dopodiché il focus si sposterà su To­kyo. L’atleta piemontese, quando veste d’azzurro, risponde sempre presente ed è pronta a farlo anche questa volta. L’obiettivo è quello di tenere alto l’onore italiano e, se possibile, migliorare la medaglia di bronzo di Rio 2016: «Non ho potuto visionare il percorso di Tokyo a causa del covid. L’ho studiato solo sulla carta, andrò in Giappone qualche giorno prima per fare un ulteriore approfondimento. Nel complesso, però, scoprire il percorso di una gara così importante all’ultimo minuto non mi dispiace perché si fanno meno voli pindarici e devi subito concentrarti sulla gara».
Considerando che i primi piazzamenti stagionali ha cominciato ad ottenerli a fine febbraio, per Elisa il 2021 sarà una stagione vissuta sempre al top, sia fisicamente che mentalmente. Per questo è fondamentale non sbagliare nulla nella preparazione: «È molto difficile, perché bisogna calcolare tutto alla perfezione. Quest’anno, poi, fino a maggio non ho mai potuto realmente staccare. Diverse atlete della Trek Segafredo han­no avuto problemi fisici in primavera, così mi sono ritrovata ad essere il capitano praticamente in tutte le gare. Fortunatamente a maggio sono riuscita a staccare un attimo e ricaricare le batterie in vista di questa intensissima seconda parte di stagione. È iniziata bene e un grande grazie va per forza di cose al mio tecnico Paolo Slongo».
Tra i tanti suoi pregi, però, c’è quello di riuscire ad andare forte tutto l’anno: «Sono abbastanza regolare, riesco a te­nere il picco di forma molto a lungo. Ogni tanto capita di sbagliare qualche corsa, ma ci sta, alla fine sono umana anch’io...».

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