Biesse Arvedi, doppietta storica al Giro U23

di Carlo Malvestio

Non sono molte le squadre che sono riuscite a vincere al Giro d’Italia U23. La Col­pack Ballan di Juan Ayuso ha vinto 4 tappe, la Swiss Racing Academy ne ha vinte due, la Trinity e la #inEmilia­Ro­ma­gna una ciascuna, e poi c’è la Biesse Arvedi che se n’è portata a casa ben due. Dalla formazione di Massimo Rab­baglio, dopo un biennio spettacolare che ha visto i suoi corridori al top in quasi ogni corsa, con Kevin Colleoni terzo al Giro U23 e poi passato professionista con la Bi­keExchange, e con il solido Filippo Conca che ha fatto invece il salto con la Lotto Soudal, era lecito quest’anno attendersi un anno di transizione. In­vece no, la squadra è ripartita fortissimo ed è riuscita a fare quello che nemmeno Colleoni e Conca erano riusciti a fare: vincere delle tappe al Giro d’Italia U23.
Ci hanno pensato Alessio Bonelli e Ric­cardo Ciuccarelli, che hanno alzato le braccia rispettivamente a Cesenatico e Andalo, il primo in una tappa relativamente pianeggiante, il secondo in una frazione con arrivo in salita.
Guidati in ammiraglia da Marco Milesi, ex professionista bergamasco che, tra l’altro, nel 1993 aveva chiuso al se­condo posto il Giro d’Italia Dilettanti, alle spalle di Gilberto Simoni, Bonelli e Ciuccarelli sono riusciti a portarsi a ca­sa quello che per ora è il risultato più prestigioso della loro carriera.
Bonelli è un passista veloce, un pistard, classe 2001, che nei piani originari del team al Giro non doveva neppure an­darci. Poi, le ottime prestazioni firmate sulla pista di Fiorenzuola qualche settimana prima del via sotto l’egida del CT Marco Villa, hanno spinto la squadra ad inserirlo nella selezione dei cinque corridori. Non ha quindi sorpreso del tutto vederlo sverniciare il più esperto Luca Colnaghi, vincitore di due tappe nel 2020, sull’arrivo di Cesenatico, al termine di una lunga fuga promossa proprio da Colnaghi.
«E pensare che quel giorno avevo quasi intenzione di mollare, e invece una vol­ta partiti stavo bene, sono andato in fug­a ed è andata alla grandissima - ri­corda il giovane bresciano -. Alla fine, mi sentivo sempre meglio, ho sofferto un po’ in salita ma poi sono riuscito a mantenere le forze per la volata. Ab­biamo collaborato con gli altri fuggitivi per riprendere Andrea Mifsud che ave­va attaccato in discesa e poi ho fatto una gran bella volata. Ho battezzato la ruota di Colna­ghi, che sapevo essere il più veloce, il mio compagno Michael Belleri ha fatto un lavoro straordinario costringendolo alla volata lunga e sono riuscito a sopravanzarlo negli ultimi metri».
Bonelli è figlio della multidisciplina: «Mi alleno spesso in pista, credo sia molto utile anche per la strada. Mi testo un po’ in tutte le discipline, l’inseguimento ma anche l’omnium. Poco prima del Giro U23 mi sono allenato anche con Lamon, Scartezzini e Bertazzo, dai quali c’è tanto da imparare».
Cinque giorni dopo è stato il turno di Riccardo Ciuccarelli da Fermo, che ha firmato l’unico successo italiano in una tappa con arrivo in salita. Il classe 2000 doveva essere l’uomo indiziato per cu­rare la classifica generale, ma una brutta caduta nel corso della prima tappa lo ha tagliato fuori da qualsiasi velleità: «Per fortuna non era niente di grave, ho stretto i denti e il giorno dopo sono ri­partito - ha spiegato Ciuccarelli -. Col passare delle tappe stavo sempre meglio e ad Andalo sono riuscito a portare a casa una grande vittoria. Le emozioni sono indescrivibili. In fuga il livello era alto, c’erano uomini di classifica in Top 10, però a differenza loro nei giorni precedenti avevo potuto salvare un po’ di energie per provare a dare il tutto per tutto per una vittoria di tappa. Me l’ero preparata bene, la gamba girava ed è andata benissimo».
Scalatore puro, «d’altronde peso 56 chi­li, posso andare forte solo in salita», sogna di vincere il Tour de France, ma­gari staccando tutti come ad Andalo: «Non ho idoli, mi piace chi prova a da­re spettacolo senza pensare troppo».
Per pensare al futuro, invece, è ancora troppo presto. Meglio godersi quella che, per ora, è la vittoria più bella della sua carriera: «Non so se questa vittoria cambierà il mio futuro, io faccio del mio meglio ogni giorno, poi quello che verrà verrà e lo accetterò senza problemi». E intanto la Biesse Arvedi si gode i suoi gioielli.

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