Rapporti&Relazioni
Il groppo in gola

di Giampaolo Ormezzano

N on ho nessuna voglia di scrivere su tuttoBICI di Pantani, magari un classico commosso e commovente ricordo. Lo dico mettendolo nero su bianco a un bel po’ di giorni da una morte annunciatissima, nel nostro ambiente. Un mese prima della tragedia ne parlavo con gente importantissima del ciclismo e qualcuno bene informato paventava una brutta fine per il povero ragazzo che Marco era stato, per il pover’uomo che Marco era diventato. In uno dei giornali con cui collaboro volevano un pezzo forte sulle misteriose morti di tanti campioni del ciclismo, dopo la morte di Pantani. Ho detto che non so nulla di queste morti, non mi pare che ci siano casistiche e prove valide, sono stato guardato come uno che ha reticenze mafiosette, che non vuole sparlare del suo mondo. Non ho scritto niente.
Non ho nessuna voglia di scrivere su tuttoBICI di Pantani. Ho scritto un ricordo di Marco su una rivista a grandissima tiratura. La rivista è la più famigliare e aperta e libera che ci sia, mi ha telefonato mezza redazione per dirmi che avevo scritto un bell’articolo dolente ed equilibrato insieme, mi hanno scritto due lettori per dirmi che faccio schifo e dovrei vergognarmi per come ho trattato lo scomparso, mi ha scritto una ex atleta azzurra per dirmi che ho ricordato il campione morto nella maniera più giusta.

Non ho nessuna voglia di mettere in discussione oltre mezzo secolo di mio giornalismo onesto e appassionato per una faccenda come questa tragica avventura di un ciclista: temo che non riuscirei a farmi capire anche dai lettori di tuttoBICI. E sarebbe bruttissimo, perché penso che questi lettori siano quelli del mio mondo.
Ho una terribile paura di contribuire, sia pure per un solo atomo, alla confusione intorno a Marco Pantani. Naturalmente anche io, pur cercando di limitarmi in un mestiere di cui peraltro vivo (campo di articoli scritti, se non ne scrivo nessuno devo affrontare dei problemi), ho scritto qualcosa su Pantani. Ed ho sbagliato. Molto semplicemente perché è impossibile scrivere qualcosa di giusto su una vicenda, su una tragedia di cui non conosciamo bene la genesi, i risvolti, lo stesso protagonista (pochi i campioni della bici meno chiusi, più sprovvisti di un’aneddotica tipica e gentile), i protagonisti. Posso persino arrivare a pensare di essere tra quelli che hanno lasciato solo Marco, anche se non accetto di venire implicitamente accusato di concorso in omicidio da sua madre, nel suo urlo contro tutto e tutti. La quale madre vive un dolore tremendo e sacro, ma forse deve anche urlare o sussurrare qualcosa a se stessa (magari lo ha fatto, io ci credo): come tutti quelli che potevano fare di più, e che mentre Marco batteva le strade della notte a cercar droga erano da lui lontani di spirito e di corpo.
Non ho nessuna voglia di fare della facile agiografia su chi è scomparso. Ritengo un segno di rispetto verso Marco il non avere costellato il ricordo di lui con episodietti patetici, per farlo apparire a tutti i costi simpaticone, allegrone, tenerone, compagnone.
Non ho voglia di andare avanti su Pantani. Ma mi sembra di avere percorso, in poche righe, una lunga tappa. E di poter legittimamente dialogare, partendo dal caso Pantani, su una certa attitudine masochistica del ciclismo.

ggggggggg

Ho avuto l’onore di non partecipare a nessuna telecommemorazione ufficiale dello scomparso, di non essere chiamato a nessuna tavola rotonda per discutere il doping e la droga nel mondo dello sport. In tutto ho pronunciato quattro parole su Marco a Telenova, emittente milanese a me cara, e alla radio della Svizzera italiana. Non so se non sono stato convocato perché non conto nulla o perché finalmente sono riuscito a far sapere come la penso, e dei miei pensieri qualcuno ha paura. Ho notato che anche gente che conosce il ciclismo, che ama almeno a parole il ciclismo, non ha potuto resistere alla tentazione di fare la concione, di recitare l’indignazione o per il singolo lasciato solo o per il mondo che produce mostri. Non uno che (si sia) abbia chiesto se non si sia trattato di una storia di droga come tante altre, dove la persona celebre e ricca viene focalizzata dagli spacciatori come bersaglio a cui arrivare ad ogni costo, perché fonte di alto reddito. Conosco storie terribili di ragazzi ricchissimi, seguitissimi dai loro genitori, controllatissimi persino dalle loro scorte, ai quali gli spacciatori sono comunque arrivati, prima salassandoli poi portandoli a morire.
Possibile che nessuno abbia saputo o voluto o potuto dirlo in una trasmissione televisiva di alta audience, di forte presa?

Qui entrano in ballo le lacune del ciclismo. Perché manca al nostro mondo, diciamo pure alla nostra federazione, una ideologia di difesa e se necessario di contrattacco. La massima tecnica psicologica consiste nell’emettere forti sospiri, quando si viene interpellati sulle macroproporzioni del fenomeno doping nel mondo della bicicletta, e di aspettare che qualcuno dica che sì, anche altrove nello sport accadono certe cose, e allora assentire, oh quanto vigorosamente assentire.
Manca al ciclismo italiano un difensore che sappia parlare alla gente e dire attenzione, qui ci vogliono usare come sfogatoio di indignazioni e tristezze che non debbono essere soltanto nostre. Si dovrebbe assumere un esperto, un filosofo, un sociologo, un tecnico della pubblicità e quindi della contropubblicità. Si dovrebbe creare una task force per occupare teletrasmissioni, o quanto meno contestarle, disturbarle, segnarle. Il ciclismo non ha la potenza del calcio, che ha le sue storie di doping, di droga, di cocaina e le riesce ad ovattare. Magari proprio Pantani si è trovato di fianco calciatori famosi nelle sue squallide avventure, magari, magarissimo. Ma nel calcio la cocaina è droga sociale, che non ha niente a che vedere con lo sport, nel ciclismo è droga conseguenziale al doping, o alla depressione da antidoping. Boh.

ggggggggg

Non volevo scrivere su tuttoBICI di Marco Pantani. Non mi ritengo in possesso di nessuna prima pietra da scagliare, di nessun dogma onesto da esercitare, di nessun anatema perbene da scaricare. Non penso di aver comunque aggiunto niente alla massa di parole emesse in questo periodo sulla tragedia. Niente di importante, niente che debba essere ritagliato, archiviato, conservato. Diciamo che ho preso con questo articolo una pilloletta contro il gozzo, il mio. Ed anche contro il groppo in gola.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Pinarello presenta con orgoglio la prima di una nuova serie di bici uniche ed esclusive, la DOGMA F Luxter Green 1K. La serie “One Of A Kind “ (1K) sarà implementata con un modello nuovo ogni anno sempre in un...


Ursus si prepara a fare il suo ritorno sulle strade dell’evento più importante del ciclismo mondiale. Sabato 5 Luglio, l’azienda italiana sarà infatti al via dell’edizione 112 del Tour de France assieme al Team Picnic-PostNL. Dopo l’esperienza sulle strade di...


La nuova collezione Bianchi Milano unisce eleganza e innovazione. Il kit Race ne è la massima espressione: un completo pensato per chi affronta ogni uscita con spirito competitivo, senza mai rinunciare al comfort e al design. La maglia Race è...


Specialized rivoluziona ancora una volta il concetto di sella ad alte prestazioni con l’introduzione della nuova S-Works Power EVO con tecnologia Mirror: un prodotto pensato per chi cerca la massima libertà di movimento sulla bici, senza rinunciare a comfort e supporto nelle...


Look Cycle, portabandiera dell'eccellenza francese nelle ciclismo, presenta oggi la 795 Blade RS Iconic Black Radial, la bici ufficiale del Team Cofidis per il Tour de France 2025. Veloce, reattiva e incredibilmente elegante, sara una delle migliori ai nastri di...


Nimbl è orgogliosa di annunciare che la partnership con Team Visma | Lease a Bike, andrà oltre le calzature, includendo ora anche una linea di abbigliamento da ciclismo ad alte prestazioni. Questa pietra miliare segna una nuova fase del percorso...


La forcella su una gravel, la stravolge? La rende più comoda ed efficace? Oppure la appesantisce e basta? Le domande sono tante e vale la pena approfondire l’argomento. La regina di questo test è la forcella ammortizzata GTC Gravel 700C di...


Il kit è ben articolato e prevede praticamente gli stessi elementi che verranno utilizzati dalla formazione di Roglič al prossimo Tour de France che prenderà il via sabato prossimo. Bici, casco e nuova linea Race Apparel saranno protagoniste di una...


Un tornante dopo l’altro fino alla cima brulla e arida del Mont Ventoux, la “bestia della Provenza”. Quasi 21 chilometri di salita con pendenze fino al 20%, sotto il sole d’estate e sopra un paesaggio lunare. È qui, nella tappa...


Il cuore che batte, trepidante, alle prime luci dell’alba, mentre il sole sorge e l’attesa in griglia si fa vibrante, al cospetto delle Dolomiti: è uno dei momenti più emozionanti che tutti i ciclisti che partecipano ad un evento unico...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024