Gatti & Misfatti
BUGNO,
finche’ sospetto
non ci separi
di Cristiano Gatti

Per chi gli ha voluto bene, ammirando come pedalava lieve e anche come viveva lieve, c’è un grosso tarlo che nessuno è ancora riuscito a spazzare via. Soprattutto, non è riuscito a rimuoverlo proprio lui, Gianni Bugno, il nostro mito degli anni Novanta. Ha smesso quest’inverno in modo garbato e soffuso, senza cadere in festone pacchiane e amarcord psichedelici. Ha fatto tutto nel modo giusto, come piace a noi che l’abbiamo amato anche per questo suo modo sobrio e ruvido di porsi in pubblico. Ce lo siamo archiviato nello scrigno personale dei buoni ricordi, in una posizione privilegiata e aristocratica, come si conviene alle immagini, ai fatti, alle persone più importanti. Poi, all’improvviso, era il primo d’aprile e lasciamo perdere l’ironia, rimbalza dal Belgio una notizia particolare: un massaggiatore della Mapei è in galera perché sorpreso a spedire fiale di anfetamina verso l’Italia. In modo confuso, quasi di striscio, trapela anche il nome del destinatario: casa Bugno, domicilio del padre di Gianni.

Il clamore dello scandalo, la confusione degli avvenimenti, la solita reticenza dell’ambiente omertoso, tutto quanto fa sì che l’attenzione si concentri doverosamente sul traffico di doping. Grazie alla gerarchia degli avvenimenti, ma forse anche a un certo pudore reverenziale, il nome di Bugno sfuma via. Se ne accenna, se ne parlicchia, lui si difende coi soliti «sono choccato, non c’entro niente, chiarirò tutto». E chiusa lì. Anche questo è un inequivocabile segno di deferenza e di affetto nei confronti di un campione che si voleva, che si sognava, che si pensava assolutamente al di sopra di ogni sospetto. Al di sopra di tutto. Limpido come la sua disarmante ingenuità, la stessa che lo portava ad autoflagellarsi quando perdeva e a chiedere scusa quando vinceva. Diciamola tutta: nessuno di noi ha accettato quella notizia. Nessuno di noi ha voluto affrontarla. L’incredulità è la prima arma di difesa quando ci toccano le cose migliori. Eppure, col passare del tempo, il tarlo si è sempre più insinuato. Come qualcosa di irrisolto e di incompiuto, qualcosa che fa male perché nessuno, tanto meno lo stesso Bugno, è ancora riuscito a dare una spiegazione a tenuta stagna, qualcosa capace di tranquillizzare definitivamente gli animi e di liberare il campo dai sospetti più dolorosi. Non è una pura questione giudiziaria, di tesi difensive e oneri probatori: qui c’è qualcosa di molto più alto e di molto più delicato, c’è nell’aria la tentazione devastante del sottile sospetto.

A questo punto vorremmo tutti tirare una bella croce sulla bruttissima vicenda del pacchetto spedito a casa Bugno. Ma l’unico che può davvero tracciarla è proprio Gianni Bugno. Senza l’assistenza di avvocati, senza bisogno di “a domanda risponde”. Il nostro campione deve trovare il momento e l’energia per rimuovere la polvere di questa vicenda, esponendosi in prima persona, spiegando per filo e per segno come sia potuto avvenire. Ovviamente, sempre che ne abbia voglia e che gli prema la questione. Altrimenti c’è una seconda soluzione: lasciare che tutto decada nel silenzio, sperare che il tempo cancelli, puntare sulla memoria corta della gente. E in effetti sembra proprio la strada imboccata da Bugno sin dai primi giorni. Parlarne il meno possibile in attesa di non parlarne più. È un’idea. Anche perché i primi esiti sono incoraggianti: davvero sembra che tutto sia svanito via come una sciocchezza. Davvero ci si può illudere che il pacchetto del Belgio sia solo una spiacevole parentesi, comunque già sepolta sotto il cumulo dei bei ricordi. Ma attenzione, caro Bugno: un conto è quello che appare pubblicamente, sui giornali e in televisione, così veloci nello smaltire le cose. Tutto un altro conto è quello che invece succede nelle coscienze: qui il processo è più lento e più complicato, ma c’è il serio pericolo, diciamo pure la dura certezza, che alla fine tutto si sedimenti al suo posto. Pronto a riemergere chissà quando e chissà dove, però fresco come se il tempo non fosse neppure mai passato.

Bugno? Un grande campione che ha vinto meno di quanto il suo immenso talento imponesse, comunque un campione di stile: questo era il pensiero sedimentato nelle coscienze prima dello strano e incredibile primo aprile. Adesso già comincia ad essere un po’ diverso. Bugno resta un grande campione che ha vinto meno di quanto il suo immenso talento imponesse, però c’è un però: peccato, si sente dentro, quella penosa storia delle anfetamine. Può uno come lui ridursi così? Ecco, è questa la fastidiosa appendice che si è insinuata nello scrigno dei nostri ricordi, una nuova aggiunta che rischia però di stendere un velo scuro su tutto il resto. Questa è la vita: sappia, il nostro idolo, che qualcosa rimane. Se gli importa, trovi il modo di spazzare via tutto e di restituirci intatto il nostro piccolo gioco della memoria. Se invece gli va bene così, continui tranquillamente a tacere. Però non s’illuda: nessuno può fare nulla per dimenticare.

Cristiano Gatti, bergamasco,
inviato de “Il Giornale”
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Vuoi sostenere pienamente la tua crescita muscolare ed il recupero dopo intensi workout in palestra? EthicSport ha appena lanciato un prodotto che potrebbe rivoluzionare tutto: ecco a voi Whey PRO+, l’innovativa proteina in polvere che combina il meglio del meglio....


La nuova sella Nago R4 PAS AGX, una sella semi-tonda caratterizzata da un evidente e caratteristico T-shape, è l’elemento con cui Prologo va a completare la linea di selle AGX, quella che per intenderci è destinata ad una buona parte di...


Oggi  Colnago torna ufficialmente nei velodromi con un modello pronto a fare storia, ovvero il nuovo T1RS. In questa modernissima bici da pista si concentra quanto di straordinario è stato fatto da Colnago con i progetti TT1 e Y1RS. ...


"Il paradigma dell'alimentazione nel ciclismo per fortuna è cambiato rispetto a quando si pensava più che altro a trasportare sulla bici un corpo più leggero possibile. Quando si è capito che gli standard di allenamento erano di dominio di tutti...


In ASSOS la definiscono senza mezzi termini il capo invernale per eccellenza, una giacca progettata per consentire prestazioni elevate anche quando il freddo è pungente. Il limite per diversi capi invernali non riguarda certo il grado di isolamento termico, ma...


La novità era nell’aria e dopo le varie prove sul campo nelle più importanti manifestazioni gravel al mondo, arriva oggi con tutta la sua forza la nuova piattaforma Super Record 13 wireless con le sue tre declinazioni: Road, Gravel, All...


Se i pedali Kéo prodotti da LOOK Cycle sono un’assoluta garanzia in termini di prestazioni e affidabilità, arriva oggi quello che potremmo definire un vero potenziamento del prodotto, un potenziamento in grado di cambiare le regole in termini di sicurezza....


Pare che l’idea di partenza sia proprio questa, ovvero quella di interpretare un nuovo concetto di occhiale sportivo in cui tra lente e montatura non ci sono confini, ma solo totale continuità. Vediamola così, anzi, parliamo di integrazione visto che...


Consideriamola l’età del cambio di ritmo, una sorta di giro di boa ed è così che una volta compiuti i cinquanta anni dovremmo prendere in esame alcuni aspetti che prima non prendevamo affatto in considerazione. Cambiano i tempi di recupero,...


Cosa ci fa un CEO da miliardi di euro con un due volte vincitore del Giro d'Italia? Venerdì 3 ottobre atleti e staff della Polti VisitMalta hanno avuto l'occasione di confrontarsi con un mentore speciale. Un uomo che non proviene...


TBRADIO

-

00:00
00:00
SONDAGGIO
OSCAR TUTTOBICI 2025. SCEGLIETE IL MIGLIOR TECNICO ITALIANO DELL'ANNO
Dieci candidati, tocca a voi assegnare il Gran Premio Fondazione Iseni y Nervi





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024