Federica Venturelli, la donna di domani

di Giorgia Monguzzi

Qualcuno dice che conciliare sport ad alto livello e studio è praticamente impossibile, in pochi ci provano davvero, spesso i risultati sono scarsi e la scelta alla fine diventa obbligata. Questo non è il caso di Federica Venturelli. L’atleta di Cremona ha solo 19 anni, eppure sembra aver già vinto tutto quello che c’era a disposizione, su strada, in pista, ma non solo. Giusto per snocciolarvi qualche risultato, vi elenchiamo tra le ju­nior 2 titoli italiani su strada, due ori mondiali, tra le under 23 un oro in pi­sta, poi aggiungiamo l’Oscar tuttoBICI nel 2023, ma sicuramente stiamo tralasciando qualcosa. Federica è forte, è determinata, sa quello che vuole, ma soprattutto è ben consapevole delle difficoltà e dei sacrifici che dovrà affrontare. Chiacchierando con lei non si può non pensare all’incredibile capacità che ha nel condurre una specie di doppia vita, una di quelle emozionanti che leggevamo nei fumetti con protagonisti gente del calibro di Clark Kent (alias Superman) e Peter Parker (alias Spi­der­man). 
Per Federica niente crimini da sventare, ma il super potere di essere al contempo una studentessa di farmacia con ottimi voti, facoltà non certo da prendere sotto gamba, e un’atleta capace di fare sempre la differenza. 
Dopo essere cresciuta con la Valcar, nel 2024 Federica ha fatto il salto nel ciclismo che conta iniziando la sua av­ventura nel team devo della UAE Adq, una prima stagione importante che le ha portato già due vittorie, ma è stata ridotta, anzi totalmente striminzita, a causa di una caduta in pista. 
«È stata una prima stagione dalle emozioni contrastanti. Sono stata felicissima di debuttare con le atlete più grandi, ma purtroppo ho potuto correre solo nei mesi di aprile, maggio e giugno. L’inizio è stato ritardato a causa dei problemi alla schiena, poi a luglio du­rante gli europei di pista sono caduta, mi sono fratturata il polso e lì praticamente la mia stagione è finita. No­no­stante questo, sono contenta delle poche corse che ho fatto, ho vinto due gare e mi sono ben ambientata, ma so­prattutto sento di essere cresciuta in un modo incredibile, so che sembra strano ma ho imparato davvero tanto» ci dice Federica che ha già rimesso insieme i pezzi e ne ha fatto tesoro per il 2025.
Nel mese di dicembre è stata a Be­nidorm, in Spagna, per il primo raduno ufficiale con il team, un’esperienza formativa importante in cui ha avuto mo­do di fare volume, di aumentare il nu­mero di ore di allenamenti, ma soprattutto di confrontarsi con le ragazze della prima squadra arricchendosi grazie a preziosi consigli. 
«Durante tutto il ritiro mi sono sentita molto bene e ho praticamente completato il recupero dall’infortunio. Pri­ma sono rientrata in pista dove la su­per­fi­cie è più liscia, poi su strada, finalmente ora posso fare degli allenamenti an­che lunghi senza troppi dolori, in Spa­gna ne ho avuto la conferma. Sono stati dieci giorni intensi e produttivi durante i qua­li ho fatto anche dei lavori specifici per le volate; l’aspetto più bello è sicuramente stato il confronto con le ragazze più grandi, questa volta eravamo tutte insieme e con alcune di loro sono anche uscita in allenamento. Ab­bia­mo parlato tanto non solo di quello che riguarda direttamente le gare, ma an­che di ciò che serve per costruirsi come atleti, come l’alimentazione: ho imparato tante cose che mi saranno molto utili».
Parlando con Federica Venturelli viene difficile pensare di avere di fronte una ragazza di soli 19 anni: il suo modo di esprimersi, di vedere il mondo dello sport e tutto il resto sembra quello di un’atleta navigata che ha già provato sulla sua pelle l’emozione della vittoria e il dolore della sconfitta. Nelle categorie giovanili è stata imbattibile, ha vin­to tanto e inevitabilmente il peso di quei successi diventa un fattore imprescindibile in un mondo del professionismo in cui ci si aspetta tanto e subito. La UAE Adq non le ha messo troppa fretta: anche l’anno prossimo, come nei piani del devo team, avrà la possibilità di imparare gradualmente, di osare, ma soprattutto di capire dove può arrivare. 
I cambiamenti dalla categoria junior avrebbero po­tuto essere devastanti, ma grazie al suo preparatore Federica ha affrontato un percorso graduale che è ancora in pieno svolgimento. Nel 2024 è aumentato il carico di lavoro e nel 2025 questo crescerà ancora: l’obiettivo è aumentare le ore in bici ed avvicinarsi a quello che normalmente fa una professionista. 
«Il più grande cambiamento, ma anche il più grande insegnamento che conservo da questa stagione è la gestione del­la gara dal punto di vista tattico - pro­se­gue Federica -: tra le junior avevo un’individualità molto forte e spesso si riusciva a raggiunge il risultato tralasciando l’aspetto del lavoro di squadra, non necessariamente dovevamo essere tutte insieme, ma ora questo non è più possibile. Durante la cor­sa è fondamentale comunicare, or­ga­nizzarsi con le compagne per lavorare al meglio, solo così si può andare a se­gno».
La UAE Adq ha annunciato che nel 2025 ci sarà maggiore collaborazione tra squadra principale e Devo Team e Federica non potrebbe essere più contenta. La ragazza di Cremona non ama solo correre in bici, ma imparare e confrontarsi con le altre è parte integrante del viaggio. Non segue un’atleta particolare, c’era di prendere qualcosa da chiunque mettendo insieme i brackground più disparati confrontandoli e ricavandone la ricetta migliore.
Sicu­ramente l’approccio da farmacista ci sta mettendo lo zampino, forse la sua capacità di vedere le cose in modo così limpido e analitico è merito proprio di quei suoi studi in cui non smette di brillare. Nel mese di dicembre ha ricevuto il premio Donna Sport dedicato alle ragazze che fanno la differenza sia in ambito sportivo che negli studi, un riconoscimento su scala nazionale che conferma la sua dedizione. È strano sentire parlare Federica di ciclismo e un attimo dopo di università e di farmacia, un vero e proprio toboga in cui la ricetta è sempre la stessa: passione e dedizione. Abbiamo fatto un giro sulle montagne russe e un po’ la curiosità ci è venuta, così le facciamo una domanda diretta, senza se e senza ma. Come ci riesci? Ci risponde con una risata confermando la naturalezza del processo “doppia vita”, ormai abbiamo deciso di chiamarlo così anche se ci sembra sempre di più che la dualità Clark Kent - Superman sia ormai superata e abbiamo a che fare solo con un supereroe.
«Lo sport e lo studio sono le mie più grandi passioni, non riesco nemmeno a pensare di dover mollare l’una o l’altra, spero di non essere mai obbligata a farlo. Fin da quando ero alle superiori mi sono impegnata per fare entrambe, ma am­metto che sta diventando sempre più impegnativo perché aumenta il carico di lavoro dello sport e anche quel­lo degli esami. Il progetto dual career mi dà una grande mano perché mi permette di saltare delle lezioni teoriche e non avere ne­cessariamente la presenza al 100%, ma nella mia facoltà ci sono i laboratori e lì la storia è completamente diversa. Per il momento so­no in pari con gli esami del primo an­no, sto cercando di tenere il passo, ma non so come farò quando si moltiplicheranno i laboratori. Io cercherò di mettere tutto l’impegno che riesco, ma soprattutto la passione per quello che faccio.»
Se nel 2024 aveva solo avuto un assaggio del mondo del professionismo, in questa nuova stagione vuole calarsi completamente in questa realtà. Il programma non è ancora definito, ma i punti su cui la­vorare sono chiari. 
«Credo che per il momento debba an­cora evolvermi come atleta, devo au­mentare il carico di lavoro, mi devo formare, ma l’obiettivo è lavorare tanto a cronometro. È una disciplina che mi piace mol­to e cre­do che mi si addica, purtroppo nel 2024 ho potuto praticarla poco a causa dell’infortunio, quindi devo... recuperare. Poi c’è la pista, per ora la squadra vede la multidisciplina come una nota positiva, è un tassello in più che richiede impegno ma che mi af­fascina tantissimo». 
Ci spiega Federica che non è intenzionata a mettere da parte il mondo dei velodromo ma di volerne fare una componente fondamentale del suo successo. A febbraio sarà agli Europei, poi ancora avanti e indietro dal velodromo con la nazionale per entrare meglio nel gruppo della Nazionale maggiore nel quale ha mosso per ora i primi passi. Gli obiettivi sono tanti, ci sono diverse cose da migliorare, titoli a cui puntare e poi un’Olim­pia­de che è già un obiettivo. Los An­geles 2028 è ancora lontano, uno spettro informe che quasi facciamo fatica a menzionare eppure è lì che aspetta e potrebbe essere anche il momento di Federica, il sogno più grande di tutti. Ci sono tre anni e mezzo di tempo, c’è spazio per migliorare e per esplorare un mondo che in realtà ha conosciuto appena. 
«Per il 2025 mi auguro una stagione senza infortuni, mi piacerebbe vincere, ma soprattutto crescere, diventare una ciclista vera. E non dimentichiamoci che a febbraio ci sono anche gli esami, devo assolutamente mettermi a studiare» ci dice prima di salutarci. È tempo di festeggiamenti, inizia il nuovo anno e noi non possiamo che augurare a Fe­derica Venturelli di realizzare i suoi sogni.

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